di Pietro Spataro
Sta accadendo qualcosa di straordinario. Non solo perché le piazze si riempiono di colori e le strade diventano fiumi di umanità, ma soprattutto perché per la prima volta dopo tantissimi anni si mescolano generazioni, pensieri, generi, passioni.
Un tempo si diceva “operai e studenti uniti nella lotta” e mai come in questi giorni i lavoratori hanno sfilato gomito a gomito con i liceali e gli universitari, la concretezza di chi fatica nelle fabbriche o in ufficio si è unita alla voglia di futuro di quelli che un lavoro devono ancora conquistarlo e chissà come sarà. E le passioni di entrambi hanno incrociato famiglie, bambini, pensionati coi capelli bianchissimi che hanno ancora memoria dei cortei degli anni d’oro del sindacato e della sinistra.
Una risposta alle aggressioni politiche di Giorgia Meloni
Ma Cento piazze, centinaia di cortei, milioni di persone. Non c’è stata città che non sia stata attraversata da questo fremito di giustizia e di pace che non riguardava noi, i nostri problemi che pure ci sono e rimangono. Ma toccava la vita degli abitanti di Gaza da due anni massacrati dalle bombe sganciate da Netanyahu. Toccava quei volontari che hanno messo a repentaglio la loro incolumità per dimostrare che il blocco navale israeliano si poteva rompere e che si potevano portare gli aiuti a quella popolazione costretta a morire di fame da un governo violento e criminale. E toccava anche, certo, chi dirige pro tempore le nostre istituzioni (a cominciare da Palazzo Chigi) che ha saputo solo balbettare di fronte al genocidio, non ha mosso un dito per fermare Netanyahu e non è stato nemmeno in grado di difendere l’onore e l’autorevolezza del nostro paese dalla violenza di arresti illegittimi di concittadini inermi saliti sulle imbarcazioni della Sumud Flotilla. Sono argomenti politici? E certo che sono argomenti politici. Mica si scende in piazza solo per cantare i cori.
Lo sciopero indetto dalla Cgil e dall’Usb è stato un successo. Un grande successo, che rende ancora più ridicole e misere le parole pronunciate da Giorgia Meloni sui “week end lunghi che non vanno bene con la rivoluzione” o sulla “irresponsabilità” di chi era a bordo della Flotilla. L’impressione è che la premier, sempre più nervosa e aggressiva, stia perdendo il contatto con la realtà, non capisca che il sentimento che muove queste migliaia e migliaia di persone (certamente anche suoi elettori) ha le sfumature della pace. E non dell’odio che lei e i suoi fedelissimi seminano ogni giorno dai giornali e dai tg contro chi la pensa diversamente. D’altra parte, imparare la democrazia non è cosa semplice per chi, a lungo, ha coltivato un’ideologia autoritaria e di regime. Non riuscire a capire che chi siede a Palazzo Chigi non è il capo di una fazione ma il presidente del consiglio di tutti gli italiani è un limite insostenibile. Sbraitare contro chi dissente è contemporaneamente un atto di arroganza e di debolezza. Bisognerebbe saperlo che governare nel rispetto di tutti non è come arringare le folle di Colle Oppio.
La sinistra sappia ascoltare senza inseguire le piazze e i cortei
Le piazze di questi giorni segnano sicuramente un passaggio importante. Il risveglio civile del nostro Paese, spesso spontaneo o sospinto da piccoli gruppi o da collettivi e sganciato dalle dinamiche dei partiti, è un fatto che rimette in moto una speranza. Tuttavia, pone anche qualche problema alle forze politiche democratiche che si battono per la giustizia, la pace e l’uguaglianza. Bisogna saper capire che cosa si agita nel cuore della società e non scoprirlo a giochi fatti. Per riuscirci occorre l’umiltà di chi sa ascoltare – strada per strada, azienda per azienda, diceva un leader che di popolo se ne intendeva – e l’intelligenza di chi sa immergersi nel profondo delle passioni umane. Evitando di credere che queste piazze siano proprie, perché invece sono le loro prima di tutto: di chi le organizza, le frequenta, le anima e le colora con le bandiere e con le idee. Evitando anche di inseguirle le piazze, accodandosi supinamente per sfruttare l’onda che si alza e conduce avanti.
Riscoprire la capacità di farsi contaminare e di orientare
Chi crede nella sinistra sa che queste piazze esprimono un sentimento nobile, alternativo all’idea di mondo che la destra sovranista sta cercando di imporre, tra guerre di conquista e cambiamenti climatici, tra metodi autoritari di governo e odio per gli avversari politici. È per questi motivi che la sinistra deve sapere interpretare la spinta che viene dal basso, deve tradurla in politica, in programmi, in proposte di legge. Deve farsi contaminare e al tempo stesso deve essere capace di orientare, indicando obiettivi e possibilità. Nella loro autonomia i mille comitati nati sull’onda delle proteste a favore dei palestinesi possono essere lo stimolo per nuove idee e nuove frontiere da raggiungere. Dar loro voce senza imporre la propria dovrebbe essere il principale obiettivo politico.
Se qualcosa di nuovo è accaduto, e sta accadendo ancora, è un bene per tutti. Perché dove ci sono le idee e le passioni, dove sventolano bandiere e striscioni, dove si cerca di costruire un mondo migliore, diverso dalle bombe e dai droni che solcano i cieli, lì è il senso della democrazia e il valore profondo della Costituzione antifascista. E lì è anche la nostra possibilità di futuro.
Strisciarossa, 3 ottobre 2025 https://www.strisciarossa.it/una-marea-di-umanita-a-sostegno-del-popolo-palestinese-percorre-litalia-un-altro-mondo-e-ancora-possibile/

Nessun commento:
Posta un commento