venerdì, luglio 29, 2011

"Idee come farfalle!", dibattito alla festa della Cgil di Marina di Massa con Rita Borsellino

Con Rita Borsellino e Luciano Silvestri
Ieri pomeriggio a Marina di Massa insieme a Luciano Silvestri resp Legalità della Cgil abbiamo incontrato Rita Borsellino al bellissimo Camping organizzato dalla Rete Studenti Medi e l'Unione degli Universitari. Un nome affascinante "Idee come farfalle"!! Erano presenti anche i 35 volontarii aderenti al laboratorio di Mulazzo e così è iniziato anche questo evento collocato in Lunigiana che durerà fino a sabato sera. Rita, come sempre, riesce ad appassionare all'impegno e la sua narrazione della Carovana Antimafie è sempre di più coinvolgente e fa vivere il valore della carovana anche durante i campi antimafie.
Intanto a Corleone era presente Alfio Savini Segretario Regionale dello Spi Cgil che posso definire tra i compagni di viaggio più assidui che in questi anni è riuscito a mettere a valore l'impegno tra generazioni diverse "i ragazzi di ieri e quelli di oggi". Dopodichè a Mesagne, Corleone, Melito Porto Salvo si continua l'attività di condivisione al fianco di soci lavoratori che hanno fatto del lavoro e del loro fare cooperazione lo strumento più efficacie di Anrimafia Sociale. Ecco in arrivo grano, ceci e pomodori!! Prima erano prodotti raccolti su terreni dei mafiosi oggi hanno tutti la Vitamina L!!
Maurizio Pascucci
Coordinatore Campi Antimafie Arci
dai volontari del Campo di Lavoro Liberarci dalle Spine di Corleone

I volontari del Campo di Lavoro "Liberarci dalle Spine" di Corleone hanno incontrato i dirigenti dello SPI CGIL

I volontari ai balconi di "Casa" Impastato
Stamani, andando a lavorare nei campi, non sapevamo che ci aspettava un lavoro più piacevole del solito. Infatti mentre alcuni sono andati a zappare le vigne, io ed altri siamo andati a lavorare i ceci. È stato più divertente del solito perche nonostante inizialmente fosse faticoso caricare e scaricare i ceci per pulirli dagli scarti, a turno ci immergevamo nel cassone dove venivano riposti. È stata una sensazione molto divertente e rilassante per tutti soprattutto dopo la fatica. Eravamo a piedi nudi e camminarci sopra non era per niente male. Quando siamo tornati a casa le cuoche avevano preparato insieme a quelli del turno di pulizie un’ottima pasta al ragù che abbiamo divorato. Dopodiché alcuni sono andati a letto mentre io e Eva abbiamo giocato a carte … quelli del turno hanno avuto una sorte meno fortunata perche hanno dovuto smontare la cucina da cima a fondo e poi pulire i resti della trapanatura servita a fissare i nuovi pezzi (lavoro infame!) per poi rimettere tutto a posto nonostante i nuovi mobili avessero un terzo della capienza di quelli vecchi (questo ha implicato notevoli doti artistiche e organizzative). In seguito siamo andati al laboratorio della legalità dove alcuni membri dello SPI della Sicilia e della Toscana ci hanno fatto un breve (dice) discorso sull’antimafia e sull’impegno del sindacato partendo dai mezzadri fino ai giorni nostri. È stato molto interessante e alcuni hanno addirittura preso appunti (forse per non addormentarsi!?). successivamente siamo tornati in cooperativa e abbiamo trovato un enorme filone di pane con scritto “antimafia Matteo” in onore del compleanno del più giovane volontario del gruppo oggi quindicenne. Inoltre i santi cuochi avevano preparato 8 chili di pizza che abbiamo mangiato con gioia a cena; ce n’erano per tutti i gusti. Come se non bastasse questa modica dose di carboidrati, a seguire c’erano come dolce dei coccoli ripieni di nutella e un’abbondante quantità di gelato che però non tutti sono riusciti ad affrontare. Dopo cena ci siamo divisi: un gruppo più numeroso è andato a fare una gita per il paese ripercorrendo i luoghi della storia di Palcido Rizzotto mentre 4 di noi con la scusa di andare a prendere l’acqua alla fontanella più lontana si sono fatti un giro nei campi a guardare le stelle scavalcando recinti e pruni vari che poi si sono ripresentati ovunque. Siamo poi tornati a casa e finalmente andiamo a letto. Sperando in una giornata ancora migliore.
Jasm

All’Ars un ddl per l’abolizione delle Province. Al loro posto i liberi consorzi tra Comuni

di Salvo Cataldo Cancellare le Province ed effettuare il taglio dei costi della politica si può e non c’è l’esigenza di un passaggio costituzionale in parlamento. Ne è convinto Calogero Speziale, parlamentare regionale del Partito democratico, autore di un disegno di legge già depositato negli uffici della commissione Affari istituzionali dell’Ars. Il testo, composto da 13 articoli, prevede la soppressione delle nove “Province regionali”, istituite con una legge del 1986, e la nascita dei cosiddetti “liberi consorzi” tra Comuni (previsti dallo Statuto) che “subentreranno nelle competenze e nelle funzioni del28 luglio 2011le Province”. Al vertice dei neonati organi provinciali, cui i Comuni potranno aderire spontaneamente, ci sarà il sindaco del Comune capofila. “Nessuna indennità – si sottolinea al comma 3 dell’articolo 5 – è dovuta ai componenti” degli organi di guida dei consorzi. “Il taglio delle spese avverrà progressivamente – ha spiegato Speziale, nel corso di una conferenza stampa -. Col tempo i dipendenti delle province andranno in pensione e con il contemporaneo blocco del turn-over il loro posto sarà preso dai tanti dipendenti comunali”. I beni immobili delle Province, invece, andranno a Comuni e Regione. “Il ddl è già stato incardinato in prima commissione e credo che si possa iniziare il dibattito già a partire da settembre, dopo la manovra di bilancio – ha affermato Speziale -. Da parte mia non c’è alcun veto, sono disponibile al confronto con tutti i parlamentari che vogliano migliorare il testo. Il governo ha pronto un proprio ddl? Lo presenti – è stata la risposta del parlamentare nisseno – e collaboreremo per un testo unico. L’importante è che si inizi a lavorare in questa direzione e che i tagli ai costi della politica non restino soltanto buone intenzioni enunciate sui giornali. Al momento le nove province siciliane hanno un costo annuo di 900 milioni”. Sulla legge, in realtà, pesa l’incognita di un passaggio nei due rami del parlamento nazionale, dal momento che modificherebbe una materia regolata dallo Statuto regionale che ha rango costituzionale. L’ipotesi è scartata da Speziale: “La legge del 1986 istituisce le ‘Province regionali’, di cui non si fa cenno nello Statuto. L’abolizione delle Province si può fare con una semplice legge regionale”. Il ddl detta anche le condizioni di base per la nascita di un consorzio: almeno venti Comuni componenti e che siano “contingui” fra di loro, una popolazione complessiva di almeno 200 mila abitanti.

Dopo la busta con proiettili e minacce all'assessore Russo, arrivano le tante solidarietà

Intimidazione all'assessore regionale alla Salute della Sicilia, Massimo Russo. Ignoti hanno spedito all'indirizzo di Piazza Ottavio Ziino, sede dell'assessorato, a Palermo una busta con proiettili e scritte minacciose. La busta e' stata bloccata al centro di smistamento postale di Palermo. Solidarieta' all'ex magistrato arriva dal capogruppo Mpa all'Assemblea regionale siciliana, Francesco Musotto, e dai deputati autonomisti. ''Russo ha avviato un percorso di risanamento in uno dei settori piu' delicati dell'amministrazione regionale - spiega Musotto -, e lo ha fatto con coraggio e competenza, interpretando appieno lo spirito riformatore del Governo del presidente della Regione Raffaele Lombardo. Siamo certi che questi gesti all'indirizzo di Russo non ne scalfiranno l'azione, ma anzi - conclude - ne rinvigoriranno lo spirito battagliero per la legalita' nella sanita'''. “Esprimo la mia personale solidarietà e quella di tutto il Partito Democratico siciliano all’assessore regionale alla Sanità Massimo Russo per il vile atto intimidatorio di cui è stato vittima”, ha detto il segretario regionale del Partito Democratico Giuseppe Lupo, che ha aggiunto: “Sono certo che non si farà intimidire dall’ignobile gesto e continuerà a lavorare con coraggio e dedizione, all’insegna dei valori della legalità e della trasparenza”. “Esprimo la solidarietà, mia personale e del gruppo parlamentare del PD, a Massimo Russo. E’ necessario far luce al più presto su questa vicenda, ma sono certo che il messaggio intimidatorio che gli è stato indirizzato non fermerà il suo impegno quotidiano in un settore cruciale e delicato come quello della sanità siciliana”, ha detto da parte sua Antonello Cracolici, presidente del gruppo PD all’Ars, a proposito della busta con proiettili e minacce indirizzata all’assessore regionale alla Salute, Massimo Russo.

mercoledì, luglio 27, 2011

Corleone, campi di lavoro antimafia. Si raccolgono i primi pomodori...

Si raccolgono i primi pomodori
Dai volontari di Corleone 26 Luglio

Sotto il sol leone , con il cuore da leone sempre a Corleone!! La nostra giornata è iniziata con una rossa sorpresa: I POMODORI e non era uno scherzo di Calogero. Dopo aver finito di girare le piante di pomodori , facendo più danni che altro, abbiamo finalmente iniziato la famosissima e celeberrima e conosciutissima e apprezzatissima e abbronzatisssima (sotto i raggi del sole…) RACCOLTA DI POMODORI! I pomodori ci stanno simpatici, in particolare quelli marci che emanano un piacevole olezzo specialmente se ben spalmati su gambe e magliette. Excursus sulla raccolta dei pomodori e non solo: la raccolta dei pomodori ha origini antiche, quando ancora agli albori della civiltà erano dorati e si raccoglievano da soli. Considerati il nettare degli dei erano utilizzati come afrodisiaci. Non a caso in Sicilia il pomodoro di chiama “pumma d’amuri” . Venivano infatti utilizzati durante riti di accoppiamento che però degenerarono in violenza fino all’utilizzo del pomodoro stesso come arma. Nasce così la triste ma edificante lotta dei pomodori marci che ci ha fino a tutt’oggi coinvolti.
Alleghiamo una simpaticissima freddura sui pomodori: un pomodoro mentre attraversa la strada urla ad un altro pomodoro: “attento a quella macchina” SPLASH “Quale?” SPLASH
Il lavoro è stato duro ma appagante perché a pranzo ci hanno servito proprio il sugo di pomarola frutto dei nostri sforzi! Nel primo pomeriggio abbiamo avuto una piacevolissima sorpresa: dei loquaci ragazzi di una parrocchia di Vicenza! Per motivi di organizzazione della cooperativa a cui sono associati, sono stati temporaneamente parcheggiati nella nostra sala, ma dato che le vie del Signore sono infinite Calogero e Roberto li hanno accompagnati al museo della legalità. Davide ha accompagnato un gruppo di noi a visitare il Monastero del Santissimo Salvatore riaperto al pubblico da soli cinque mesi tanto che buona parte dei Corleonesi non lo ha ancora visto. Il convento era molto suggestivo situato in alto su una rocca da cui si ammirava un paesaggio mozzafiato. Al ritorno abbiamo ricevuto una visita molto gradita da parte di Cosmo di Carlo coraggioso giornalista del Giornale di Sicilia che ci ha parlato dell’arresto di Provenzano mostrandoci foto inedite sul suo covo.
Dopo cena siamo andati a trovare i simpaticissimi amici di Dialogos chei avevano organizzato un torneo di Scopa vinto per par condicio da Francesco, dopo una lotta all’ultima carta con Stefania, mezzo toscano e mezzo corleonese. Calogero ci ha deliziati con una simpatica presa per il c**o a cui abbiamo creduto tutti come dei boccaloni , sue parole! Infine salutiamo Sebastian il tedesco perché, causa esami, domani deve lasciarci speriamo a malincuore. Da brave boccalone vi diamo la buonanotte,
Stefania e Cecilia

lunedì, luglio 25, 2011

ANCORA SPULCIANDO L'OPERAZIONE "APICE". Quando l'Amministrazione comunale di Corleone stipulò una convenzione con Alizoo Torre dei Fiori, nonostante pagasse il pizzo

Gaetano Riina, arrestato nell'operazione "Apice"
di DINO PATERNOSTRO
Le “carte” dell’Operazione “Apice” dei giorni scorsi hanno confermato – senza ombra di dubbio - che l’Azienda Alizoo Torre dei Fiori per anni ha pagato (e probabilmente paga ancora) il pizzo alla mafia di Riina e Provenzano. Questa notizia avrebbe potuto mettere in seria difficoltà il Comune di Corleone, compromettendone il percorso di legalità. Infatti, avrebbe avuto un effetto decisamente negativo sapere che l’Amministrazione comunale di Corleone, “città della legalità”, proprio con l’Azienda Alizoo Torre dei Fiori (che paga il pizzo a Cosa Nostra) aveva stipulato una convenzione per consentire l’uso del mattatoio ai macellai del paese, a prezzi scontati. Una convenzione che al comune costava mediamente 70 mila euro l’anno, stipulata nel gennaio del 2006. E il comune non avrebbe nemmeno potuto sostenere di non saperne niente. Che l’Azienda Alizoo Torre dei Fiori pagasse il pizzo a Cosa Nostra, infatti, era già emerso con sufficiente chiarezza dai “pizzini” trovati l’11 aprile 2006 nel covo di Bernardo Provenzano, a Montagna dei Cavalli. E i giornali (per esempio “La Repubblica” del 10 e del 12 agosto 2006) l’avevano riportato in tutta evidenza nell’agosto del 2006. Ma il sindaco di Corleone, Antonino Iannazzo, forse si era “distratto” e non aveva letto i giornali (oppure aveva dimenticato ciò che aveva letto). Tanto che, nella seduta del 23 novembre 2007, propose al consiglio comunale di modificare qualche articolo della convenzione, che aveva già prorogato una prima volta fino al 30 settembre ed una seconda volta fino al 31 dicembre 2007. Infatti, a preoccupare il sindaco non era tanto il pensiero che il comune tenesse in vita una convenzione con un’azienda che pagava il pizzo alla mafia, ma quello di come assicurare ai macellai (che proprio poveri non erano) un risparmio maggiore sulle spese di macellazione, facendole gravare sulle casse del comune. Toccò al sottoscritto, in quella seduta, ricordare al sindaco e all’intero consiglio che il Comune di Corleone non poteva tenere in vita una convenzione con la ditta Alizoo Torre dei Fiori, che pagava il pizzo alla mafia. Lo vietava il protocollo di legalità “Carlo Alberto Dalla Chiesa”, adottato dal comune, che imponeva di non stipulare contratti con le imprese che pagano il pizzo. Iannazzo provò a giustificarsi, sostenendo che non aveva guardato il nome della ditta quando aveva adottato le delibere (due) di proroga della convenzione. Una tesi-boomerang sia nel caso che fosse vera (adottare un atto ad occhi chiusi non è il massimo per un pubblico amministratore), sia nel caso che fosse un modo maldestro per coprire una “scivolata” etica. Ma, davanti all’evidenza dei fatti, fu costretto a ritirare l’atto deliberativo e nella successiva seduta consiliare del 27 dicembre 2007 rinunciò definitivamente a portarlo avanti, lasciando scadere la convenzione. Per garantire la macellazione dei capi ovini e bovini ai macellai di Corleone, si approvò una convenzione col Comune di Bisacquino. Pare, però, che Iannazzo & C. ebbero cura di far sapere (ufficiosamente) ai macellai che non gradivano la soluzione Bisacquino, che se Paternostro non avesse sollevato il problema del “pizzo”…
LEGGI I PRECEDENTI:
Il Comune di Corleone ha una convenzione con una ditta che paga il pizzo a Cosa Nostra?

Tutti i retroscena della convenzione tra il comune e Alizoo Torre dei Fiori

Lascari (Pa). I carabinieri hanno arrestato un uomo mentre irrigava piante di cannabis indica

Giuseppe Testa
I Carabinieri della Stazione di Lascari hanno tratto in arresto Giuseppe TESTA, 30enne del posto, poiché ritenuto responsabile di coltivazione di sostanza stupefacente. Nel corso di un predisposto servizio teso al contrasto degli stupefacenti, gli uomini dell’Arma hanno effettuato una perlustrazione nell’agro del comune costiero, alla ricerca di eventuale presenza di piante di canapa indiana, illecitamente coltivate. Pertanto, dopo aver avviato il servizio, i militari si accorgevano che in un terreno vi erano piantate quattro piante di cannabis indica, alte circa 1,5 m ciascuna. Poco dopo, la scoperta anche del coltivatore. Il TESTA giungeva sul posto ed iniziava ad irrigare le piante. In quel momento, I Carabinieri intervenivano, cogliendo il reo in flagranza di reato. Per questo motivo, il TESTA veniva condotto presso gli uffici della Stazione di Lascari e, dopo le formalità di rito, giudicato in stato di arresto. Le quattro piante di sostanza stupefacente sono state poste sotto sequestro. In sede di udienza col rito direttissimo, l’arresto è stato convalidato. Questo arresto giunge a pochi giorni dall’esecuzione dei provvedimenti cautelari scaturiti nell’ambito dell’attività “Villa Market”, che ha permesso di accertare la presenza a Cefalù di una rete di giovani pusher.
Palermo, 25 luglio 2011

Palermo. I carabinieri arrestano un parcheggiatore abusivo

Giuseppe Ciampallari
Con l’avvento dell’estate e delle belle serate, i locali notturni, soprattutto quelli siti nelle zone balneari, sono sempre più affollati e frequentati da persone del posto ma anche da turisti presenti in zona. Ed è proprio in queste occasioni che si ritrova la figura del parcheggiatore abusivo. Il grosso afflusso dei clienti con le autovetture nei locali notturni “favorisce” l’espletamento di questa illecita attività considerando il grosso guadagno che si ottiene. Tuttavia molto spesso il parcheggiatore abusivo non è ben visto dagli onesti cittadini, che mal volentieri cedono una somma in denaro per poter parcheggiare la propria autovettura in una strada pubblica e priva di qualunque tipo di controllo. Ed è proprio in tale prospettiva che i Carabinieri del Comando Provinciale hanno in programma una serie di servizi di controllo del territorio, con numerosi passaggi presso le zone maggiormente frequentate, al fine di ridurre tutte le attività illecite tra cui anche quella del “parcheggiatore abusivo”. Proprio nell’ambito di questi servizi, i Carabinieri della Stazione di Partanna Mondello hanno tratto in arresto, con l’accusa di tentata estorsione CIAMPALLARI Giuseppe, palermitano classe 1992 residente in via Marabitti, pluripregiudicato. I fatti sono avvenuti nella località Sferracavallo, all’esterno di un noto locale notturno, alcune ragazze parcheggiano la loro autovettura fuori la discoteca su pubblica via. Si avvicina un uomo, identificato poi nel CIAMPALLARI, il quale chiede alle ragazze 2 euro per il parcheggio. Le giovani si rifiutano riferendo al ragazzo di aver parcheggiato in una pubblica via, ma CIAMPALLARI, con fare minaccioso, pretende i soldi dalle ragazze. In quel frangente una di loro riesce a chiamare il 112 e subito una pattuglia della Stazione Partanna Mondello giunge sul posto bloccando immediatamente il giovane. Una volta formalizzata la denuncia l’uomo è stato tratto in arresto per poi essere sottoposto a rito direttissimo al termine del quale l’arresto è stato convalidato ed il giovane è stato sottoposto alla misura degli arresti domiciliari.
Palermo, 24 luglio 2011

Palermo. Furto al Carrefour, due arresti dei carabinieri

I Carabinieri della Stazione di Palermo Olivuzza hanno tratto in arresto con l’accusa di furto aggravato due cugini palermitani, di cui uno minorenne. I fatti sono avvenuti presso il centro commerciale “Carrefour” di via Serradifalco, un addetto alla vigilanza nota i due giovani aggirarsi con fare sospetto tra gli scaffali fino a quando i due cominciano a prelevare materiale di profumeria e cosmetici occultandoli sulla propria persona. I due, prelevato un po’ di materiale, si avviano verso le casse ed una volta superate le stesse, senza pagare, la vigilanza privata blocca i due ragazzi ed allerta immediatamente il 112. Giunti sul posto, i Carabinieri, identificano i due ragazzi e recuperano la refurtiva ammontante a circa 137 euro di merce restituita all’avente diritto. I due giovani sono stati quindi tratti in arresto e mentre il minorenne è stato associato presso il Centro di Prima Accoglienza “Francesca Morvillo” il maggiorenne è stato sottoposto a rito direttissimo al termine del quale l’arresto è stato convalidato ed il giovane condannato a 4 mesi di reclusione, con pena sospesa e 200 euro di multa.
Palermo, 24 luglio 2011

Matasso (Psi): "E' sconcertante il disinteresse del governo italiano sull'emergenza in Somalia"

«Nella generale indifferenza con cui vengono accolte le notizie della tremenda carestia in Somalia, il silenzio che colpisce più di ogni altro è quello dell’Italia, nonostante il nostro paese abbia forti legami storici con il Corno d’Africa». Ad affermarlo è Antonio Matasso, componente della direzione nazionale e responsabile per l’immigrazione del Psi, che si chiede «perché il governo italiano non solleciti una mobilitazione della comunità internazionale per scongiurare le morti per fame, che finora solo le ong si stanno impegnando a contenere». Secondo Matasso, è grave che il governo Berlusconi non abbia una politica estera sulla Somalia, così come «è singolare che l’Italia, tra le varie condizioni di favore previste per concedere la cittadinanza del nostro paese, non ne riconosca alcuna a beneficio dei somali e di tutti gli altri rifugiati provenienti dalle ex colonie italiane». L’esponente socialista ha anche incontrato alcuni rappresentanti della piccola comunità somala di Palermo, per organizzare iniziative a sostegno del paese africano.
Palermo, 25 luglio 2011

domenica, luglio 24, 2011

Spulciando tra le carte dell'Operazione "Apice"...

L'arresto di Francesco Grizzaffi (agosto 2008)
di DINO PATERNOSTRO
Spulciando le “carte” giudiziarie (ormai pubbliche) dell’operazione “Apice”, che ha portato in carcere Gaetano Riina, fratello di Totò Riina, e i pronipoti del boss mafioso, si scopre che il Pubblico Ministero del Tribunale di Palermo, oltre che per Gaetano Riina, Giuseppe Grizzaffi, Alessandro Correnti e Giovanni Durante, aveva richiesto la custodia cautelare in carcere anche per Anna Gaetano Spadafora, moglie di Mario Salvatore Grizzaffi, «per avere ricevuto periodicamente le somme di denaro provenienti dal delitto di estorsione aggravata posta in essere tra il 2005 e il 2006 da Provenzano Bernardo, Grizzaffi Francesco e Grizzaffi Mario Salvatore ed altri, in danni dell’imprenditore Romeo Salvatore, procuratore generale della Alizoo Torre dei Fiori s.r.l. (…) fino al giugno del 2010». Pare, non meno di trentamila euro l’anno. E si scopre anche che era scoppiata (ed è ancora in corso) una “guerra” per la definizione dei confini territoriali tra il mandamento mafioso di Corleone e il mandamento mafioso di S. Giuseppe Jato. Uno dei motivi principali di questa “guerra” era (ed è) il “diritto” ad imporre il pizzo alla ditta Alizoo Torre dei Fiori, posta proprio al confine tra i due mandamenti. La questione dei confini territoriali fu affrontata nel summit mafioso del 2 settembre 2008, al quale parteciparono Gaetano Riina e Alessandro Correnti per i “corleonesi” dell'ala "riiniana" ed esponenti non individuati del mandamento di S. Giuseppe Jato. Un progetto di revisione territoriale (a favore della mafia di S. Giuseppe Jato), che fu appoggiato probabilmente anche da Rosario Lo Bue, presunto reggente della famiglia mafiosa di Corleone (secondo gli elementi raccolti dagli inquirenti nelle indagini dell’operazione “Perseo”), «per motivi di ripicca, per rivalersi dalla sua esclusione dagli incassi» operata dai fratelli Grizzaffi, nipoti di Totò Riina, in particolare dal «signorino Francesco», come viene fuori dalle intercettazioni. A quel summit il “vecchio” Gaetano Riina e il “giovane” Alessandro Correnti sostennero con forza la necessità di lasciare tutto immutato. Evidentemente, quell'incontro non ha risolto la controversia sulle competenze territoriali dei due mandamenti, se l’11 gennaio del 2010 è stato assassinato Nicolò Romeo, uno dei titolari dell’Azienda Alizoo Torre dei Fiori. Un omicidio che ha creato imbarazzo nella “famiglia” mafiosa di Corleone: Romeo pagava il pizzo e andava protetto. E invece fu assassinato.

Il Giudice per le indagini preliminari non ha accolto la richiesta di arresto per Anna Gaetana Spadafora, perché la donna – secondo il giudice - aveva un «ruolo non primario» nell’operazione estorsione. Resta confermato, però, il ruolo concreto, di sostegno pratico all’organizzazione, che le donne hanno in Cosa Nostra, anche nella Cosa Nostra “corleonese”. Non a caso, sabato scorsi a Firenze, al raduno nazionale di “Libera”, il magistrato palermitano, Teresa Principato, ha detto: «In questa fase, nella quale Cosa nostra non compie atti di sangue, la donna si è ritagliata un ruolo attivo e spesso essenziale, occupandosi della gestione dei profitti e degli aspetti finanziari dell’attività delle cosche».

Corleone, campi di lavoro antimafia. A Partinico con Telejato, a Cinisi alla Casa Memoria

A Partinico con Telejato
Dopo la lunga e travagliata guerra civile contro l’ostilità dei nostri beneamati coordinatori Beppe, Roberto e Sandro, siamo riusciti col sudore e le lacrime a strappare 15 minuti di sonno extra, come potete intuire, fondamentali alla comunità. Qualunque comune mortale, in ferie o in vacanza dal croggio scolastico rimmarrà piuttosto perplesso davanti al nostro entusiasmo per 15 minuti guadagnati, ma vi assicuro tra le 6.15, quando albeggia e le 6.30 esiste un mondo d’infinite meraviglie. Quindi stamani ci siamo svegliati, chi nella fredda e cruda terrazza, chi nella propria camera, cullato dal lieve tepore del lenzuolo, un po’ più riposati e carichi per la giornata, ma ahimè ancora ignari della modalità secondo la quale si sarebbero svolte le ore successive. Il nostro destino è stato condizionato da una semplice parola: PUMMARORA (pomodori) Il lavoro è stato certamente poco faticoso e molto divertente ed è durato gran parte della mattinata e che ci ha visti rientrare a casa puzzolenti di zolfo. In ritardo (come al solito) siamo partiti con i tre splendidi furgonicini e due macchine alla volta di Partinico. Qui siamo andati alla redazione di TELEJATO, un canale televisivo di frequenza locale, diretto da Pino Maniàci, i cui i due terzi trattano di mafia. Siamo stati accolti in modo molto insolito dal direttore, che si è presentato come una persona di carattere giovanile, scherzoso e schietto. Alcuni di noi sono diventati per cinque minuti giornalisti, leggendo in diretta tv i titoli del telegiornale. Siamo rimasti molto colpiti dall’animo di Maniàci: è un uomo con le palle, con un modo geniale di combattere la mafia, prendendo in giro i suoi componenti nei servizi televisivi. Lui è stato più volte minacciato dalla mafia che ha cercato spesso di ucciderlo, ma ce n’ha parlato scherzosamente, facendo molte battute e rifilandoci parecchie parolacce, secondo noi per esorcizzare la paura. Lo ammiriamo tantissimo e siamo stati tutti colpiti dalla sua grande forza d’animo. E’ un uomo che guarda in faccia la realtà e critica apertamente la mafia senza farsi intimidire. Ci ha fatto riflettere sull’importanza della libera informazione, che in Italia è sempre più mascherata, nonostante l’articolo n°21 della costituzione. Lo spavaldo giornalista in questione ha poi brevemente accennato alla sua modica cifra di querele, pari a 308, sicuramente inferiori a quelle del più grande boss di Casa Nostra, sempre con il suo solito sarcasmo quasi impercettibile. Maniàci ha affermato apertamente che il sarcasmo è il più efficace antidoto contro la paura, costante nella realtà siciliana, e non esiste affronto peggiore per ogni menbro di un qualunque clan mafioso della pura e semplice presa di culo. Risulta quasi surreale quanto un uomo come Maniàci, vittima di svariati tentativi di omicidi e forme d’intimidazione, sopravvisuto per pura casualità, come ad esempio il doppio nodo alla cravatta, insegnatoli da suo padre e rivelatosi inaspettatamente e fortunatamente utile per la sua stessa sopravvivenza. 
A Cinisi a Casa Memoria

Dopodichè ci siamo diretti a Cinisi, nella vecchia casa di PEPPINO IMPASTATO. Qui ci è stata raccontata la sua storia, molto travagliata e interessante, e abbiamo riflettuto molto su quanto sia stato difficile per lui abbandonare la famiglia per portare avanti i suoi ideali. Infine siamo andati alla CALA ROSSA, tipica spiaggia rocciosa siciliana, dove ci siamo scatenati facendo mille foto, dato il paesaggio spettacolare baciato dal tramonto. Siamo arrivati a casina sul tardi, e abbiamo festeggiato il compleanno di Martina e Elia, con la gustosa “cassata”.

Rifiuti: S. Orlando (Idv), fare chiarezza su operato commissari Amia a Palermo

“E' bene fare chiarezza su ciò che sta accadendo all'Amia nel corso dell'attuale gestione commissariale: dagli uomini inviati dal ministero ci saremmo aspettati un piano industriale strutturato capace di rimettere in piedi l'azienda, dare garanzie ai lavoratori e fornire risposte ai creditori, invece il loro operato fino ad oggi è stato pieno di contraddizioni”. Lo dice Salvatore Orlando, consigliere comunale di Idv a Palermo. “Innanzitutto – aggiunge Orlando - mi chiedo quale credibilità possano avere quei commissari che ad aprile avanzano al comune una richiesta di 19 milioni di euro salvo poi, in fase di approvazione di bilancio, ammettere che possono bastarne sei. Secondo punto: i commissari dicono che sul versante dei pagamenti ai creditori le colpe sarebbero del comune che non ha attuato il concordato, mentre sul versante del recupero crediti la colpa sarebbe della Regione che non ha attuato il piano rifiuti. Ma allora loro, che in base al decreto percepirebbero per l'incarico circa 700 mila euro l'anno ciascuno, che ci stanno a fare? Non vorremmo che il loro mandato si limitasse alla vendita – o svendita – dei beni e degli immobili di proprietà dell'Amia, e alla successiva messa in liquidazione dell'azienda: se così fosse in saremmo di fronte ad una vera e prproia operazione speculativa ai danni della città.
Terzo punto: non si può permettere che Palermo sia tenuta sotto il ricatto della mancata raccolta dei rifiuti a causa di agitazioni sindacali che non hanno nulla a che fare con i diritti e le tutele dei lavoratori”. “Insomma – conclude Orlando - la situazione è critica sotto tutti i punti di vista, anche perché il mancato risanamento dell'Amia metterebbe a rischio l'intero assetto patrimoniale del comune. Serve un segnale di responsabilità: il sindaco istituisca un tavolo tecnico alla presenza dei commissari, per salvare l'azienda e tutelare Palermo e i cittadini”.
24 luglio 2011

Basta tagli alla cultura!

di FRANCESCO LENA
Cari governanti, basta tagli alla scuola, alla cultura, al sapere, alla ricerca, allo spettacolo, all'istruzione, bisogna investire di più e meglio. I tagli andrebbero fatti, sulle spese militari, sulle armi, sugli sprechi clientelari, di consulenze e di appalti, subappalti, che fanno lievitare i costi a dismisura del lavoro e dei servizi, tagli su spese e sprechi di tanti dirigenti, di aziende di enti pubblici e privati, con stipendi d'oro, milionari. Poi ci vorrebbe una vera lotta all'evasione fiscale, alla fuga illegale di ingenti capitali all'estero, andrebbe messo in atto una strategia seria su tutto il territorio nazionale, per combattere tutte le forme di illegalità, entrerebbero nelle casse dello stato, soldi per poter investire nella produzione di cultura e di lavoro per i giovani. Qualcuno del governo in carica, ha detto che con la cultura non si mangia, io invece dico, che il miglior investimento per una società, per il proprio paese, per il proprio futuro, è nella cultura, nella scuola, nella formazione, nel sapere, nella ricerca. LEGGI TUTTO

Corleone, la presentazione dell'Antologia sul movimento contadino siciliano
























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Mercatante: "A Tremonti vorrei dire..."

Carissimo direttore, già tempo fa le avevo scritto una lettera sulla crisi che il popolo italiano sta vivendo. Già allora avevo invitato il ministro Tremonti a stare di più tra la gente normale per vedere realmente come se la passa. Ora, a distanza di qualche mese, il ministro ha capito che la crisi c’è realmente. Ma finora dove è stato? Dove abita - forse perche lui abita al nord e noi abitiamo al sud - dove la politica scende solo quando ha bisogno di voti e poi non serviamo più. Non basta che non arriviamo più a fine mese, lui ha fatto una finanziaria dove tocca le famiglie numerose, aumenta la benzina, questa è una vergogna, noi siamo l’unico Paese in Europa con la benzina più cara, tanto lei la benzina non la paga, come non paga tante altre cose, ma c’è chi la paga: noi fessi italiani. Io ho una famiglia numerosa e Dio solo sa cosa si deve fare per arrivare a fine mese. Lavoro per una società di cui è azionista il comune dove sono residente e lo stipendio ce lo fa vedere in media ogni due mesi. Ma lei ci sta aumentando le tasse. Ci vorrebbe una rivoluzione democratica per vincere tutte le ingiustizie che stiamo subendo ogni giorno e i bocconi amari che stiamo ingoiando. Mentre qualcuno il boccone lo ingoia dolcissimo…
Giovanni Mercatante - Corleone

Lettera aperta all'assessore alla sanità della Regione Siciliana: "A Corleone ci vorrebbe un servizio di ortopedia"

Egregio assessore alla sanità della Regione Siciliana, mi chiamo Giovanni Mercatante e le scrivo questa lettera pubblica per conto di tutta la cittadina corleonese e dei paesi che circondano Corleone. Egregio assessore, lei ha detto che ha dei progetti per l'ospedale di Corleone ed io le chiedo a nome di tutti se in questi progetti potrebbe inserire un servizio per la popolazione che a Corleone e dintorni tanto serve: quello di un reparto di ortopedia. Quando al Pronto Soccorso dell'ospedale di Corleone arrivano pazienti che hanno bisogno di interventi di ortopedia e viene detto che bisogna recarsi fuori paese, le preoccupazioni aumentano perché ci sono famiglie che hanno serie difficoltà ad arrivarci, spesso non hanno un mezzo o non hanno la possibilità economica. Ora io le chiedo, assessore, quanto personale medico c’è in esubero negli ospedali palermitani? Non costerebbe nulla alla Regione trasferire qualche dottore e qualche infermiere presso l'ospedale di Corleone. Problemi di spazio non ce n’è, non ci manca nulla che non si possa fare per il bene dei cittadini. Spero che prenda in considerazione questa domanda di aiuto.
Giovanni Mercatante - Corleone

sabato, luglio 23, 2011

Corleone, campi di lavoro antimafia. Presentata l'antologia del movimento contadino siciliano

I volontari al Cidma con Nicola Cipolla e Dino Paternostro
C’era una volta, nostri cari lettori, in un paese molto molto lontano, nel bel mezzo delle colline della Borgogna, un ricchissimo impresario...Diamine! ci siamo sbagliati era una banda di smanicati a Corleone che cercavano di rendersi utili alla comunità. Penso che ormai conosciate lo straziante e traumatico risveglio che ci attende ogni mattina e per facilitarci il sonno alcuni di noi hanno anche avuto la geniale idea di trascorrere buona parte della nottata a dormire in terrazza, coperti dal rifugio anti gelo di piumoni(il merito dell’iniziativa va tutto a Eva Nisticò). Qualcuno poi dovrà spiegarci perché a Corleone i cani e ogni forma di essere vivente appartenete alla fauna siciliana languiscono esclusivamente di notte, ma questa è un’altra storia... Dopo la colazione trascorsa tacitamente per non imprecare contro l’albeggiante risveglio, i nostri sacri corpi, per forza d’inerzia, si sono trasportati sugli storici furgoncini e hanno affrontato la travagliata strada di campagna verso il “magazzino”del frumento. Dopo un rilassante bagno in camion di foraggio, di cui dovevamo spostare il contenuto all’interno del “magazzino”, con semi addirittura infiltratesi in zone dove non batte il sole, ci siamo diretti verso le vigne, con le quali ormai, è noto a tutti, abbiamo un certo feeling. Il nostro sudore gettato in vigna per riscattare l’arida terra dai soprusi subiti negli anni bui in cui Cosa Nostra regnava sovrana è stato ripagato dalla carità di un buon uomo: Gino, socio della cooperativa, improvvisatosi fruttivendolo ambulante, preso da umana compassione, ci ha fatto dono di un’abbondante dose di melone giallo e anguria. Il lavoro nei campi è terminato verso le 11.10, a seguire un’oretta è stata trascorsa con svariate performance canore ( Voce principale Andrea Accordino). Tornati a casa, con un notevole ritardo e una notevole lorduria addosso, dato che il pranzo era in tavola, maleodoranti, abbiamo consumato il lieto pasto. Ora per essere gentili non vogliamo trascurare il lavoro dei nostri volontari, ahimè costretti alla piaga delle pulizie, che si sono dedicati anche ad un ancora ignoto trasloco.
Dopo la pennichella, e tranquilli, anche dopo le docce, ci siamo diretti al CIDMA (centro internazionale di documentazione su mafia e antimafia ), in cui siamo stati ospiti della presentazione di “Antologia di un’epopea contadina”, un libro a cura di Dino Paternostro, segretario della Camera del Lavoro di Corleone. L’incontro nonostante il caldo è stato seguito con attenzione. Ciò che ci ha maggiormente colpito è stato il modo in cui tutti gli ospiti abbiano voluto sottolineare la nascita del movimento antimafia in contemporanea alla nascita stessa dell’organizzazione mafiosa. Più volte ci è stato detto che la nostra presenza qui è importante non solo per il lavoro nei campi, bensì perché contribuisce al cambiamento ideale e concreto della fama di questo paese. La presentazione si è conclusa, forse troppo in fretta, e ha visto emergere in noi la consapevolezza di star facendo qualcosa di veramente utile, non solo per Corleone ma anche per l’Italia, che da troppo tempo è divorata dal cancro mafioso.  Il ritorno a casa è stato alleviato, come al solito, dal fondamentale lavoro delle cuoche e del cuoco dello SPI: NUTRIRCI!
A cena le risate non sono mancate (soprattutto quelle sonore di Letizia Zecchi), ma la speranza di andare a letto è svanita quando Beppe ci ha annunciato che la giornata non era giunta ancora al suo termine. Davide ci ha accompagnati a fare un giro serale per Corleone, alla riscoperta della storia di Bernardino Verro, fondatore del movimento dei Fasci Corleonesi e della prima Cooperativa agricola del paese. Il tour Corleone by Night si è concluso con la visita alla Casa del Popolo gestita dagli amici di Dialogos (un altro circolo ARCI di Corleone)che hanno approfondito l’argomento dei fasci siciliani e hanno risposto alle nostre più svariate domande (soprattutto quella di una “crazy Rosetta”).Ora siamo qui alle 12.40 a raccontarvi, lo ammettiamo un po’ stanchi, la nostra giornata, speriamo non tipo.
Per concludere vorremmo rivolgere a coloro che leggeranno questo diario lo stesso appello che ieri a Portella della Ginestra tre giovani di novant’anni circa ci hanno rivolto con la speranza che la nostra generazione riesca finalmente a far luce e giustizia sui mandanti della strage del primo Maggio 1947.
Gabriele Cirami, Federico Pecchia, Andrea (strabellino) Accordino

Campi di lavoro antimafia. Scrive un nonno dello Spi Cgil del Mugello

A Portella delle Ginestre
Sono Giancarlo Carta e sono stato a Corleone dal 15 al 29 giugno. Ti ringrazio per le notizie giornaliere che invii sui vari campi. Vedere l'ARCI e la CGIL promuovere questo movimento di giovani contro la mafia per la legalità, e farne parte, mi riempie di orgoglio. Quante emozioni ho provato durante i 15 gg. del campo!!!!
Aver scoperto una Sicilia aspra e bella con tante persone associate che lottano contro la mafia e la cultura mafiosa a testa alta. Aver scoperto che la cooperativa "Lavoro e non solo", la camera del lavoro, il circolo ARCI e altre associazioni di Corleone non sono isolate tra la popolazione, anzi. Che carabinieri, poliziotti e finanzieri di Corleone, nostri amici e commensali, lavorano a tempo pieno e ottengono risultati contro l'illegalità e la mafia. Che questa esperienza, il lavoro nei campi insieme ai soci e lavoratori della cooperativa, gli incontri con i comandanti dei carabinieri e della finanza, la visita all'albero di Falcone, a via D'Amelio, a Portella della Ginestra ecc. rimarrà indelebile nella coscienza di noi e dei giovani dei corsi, meravigliosi, capaci di ascoltare e di riflettere. Che noi "giovani" dello SPI (tre della prov. di Firenze, due di Palermo, quattro di Messina, due di Gela), oltre ad una buona e allegra cucina e guida dei pulmini, siamo riusciti ad intrecciare le nostre storie sindacali, politiche e non solo, con i sogni, le aspirazioni,i problemi, le fibrillazioni di 24 ragazze e ragazzi in boccio. Uno scambio bellissimo che ci ha arricchito tutti. L'emozione più bella per me, oltre all'incontro a Portella, è stato che 4 ragazzi mi han detto che avrebbero voluto un nonno come me!!!!! Ai saluti tante lacrime e i giovani si vedeva chiaro che non erano gli stessi di 15 gg. prima, migliori e più belli. Io sono pieno di entusiasmo e pronto a ripartire. Se avrai in seguito bisogno di un autista... Cari saluti.
Giancarlo Carta

Palermo, arrestato dai carabinieri un topo d'auto

Nabil Eddahamani
Nel corso di un servizio di controllo del territorio nel quartiere Oreto, i Carabinieri del Nucleo Radiomobile di Palermo hanno tratto in arresto in flagranza di reato per furto aggravato il cittadino extracomunitario pregiudicato EDDAHAMANI NABIL, nato in Marocco, classe 1990, sorpreso ad asportare oggetti all’interno di due autovetture : una vw golf ed una fiat panda, parcheggiate in via Pirri. Sul posto i Carabinieri hanno notato la vw golf con il finestrino posteriore sx in frantumi ed accanto alla predetta auto la fiat panda con lo sportello lato guida forzato e con all’interno il cittadino extracomunitario nascosto tra i sedili. Quest’ultimo è stato prontamente bloccato dai Carabinieri ed all’interno dell’auto dove si trovava, sono stati rinvenuti gli oggetti appartenenti alla vw golf ed un martello. In particolare nella disponibilità del EDDAHAMANI è stato rinvenuto un kit di primo soccorso (triangolo e giubbotto catarifrangente) ed una chiave esagonale nonché il martello utilizzato verosimilmente per infrangere il vetro del finestrino. La refurtiva dopo essere stata recuperata è stata restituita ai proprietari. L’arrestato è stato trattenuto nelle camere di sicurezza e poi tradotto al Tribunale di Palermo per la direttissima. Dopo la convalida del’arresto, è stato rimesso in libertà in attesa del processo. Palermo, 23 luglio 2011

Palermo. I Carabinieri hanno eseguito due ordinanze di custodia cautelare in carcere

I Carabinieri della Stazione Palermo Porta Montalto hanno tratto in arresto in esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Palermo Vincenzo ORTOLANO, palermitano classe 1976, residente in via delle Balate, pregiudicato, ritenuto responsabile del reato di “detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti”. L’uomo fu denunciato in stato di libertà per il suddetto reato dai Carabinieri della Stazione di Palermo Porta Montalto nel 2007 ed, a seguito di indagini, è arrivata l’odierna misura cautelare. L’arrestato è stato associato presso la Casa Circondariale “Ucciardone” a disposizione dell’Autorità Giudiziaria. I Carabinieri della Stazione Palermo Scalo, hanno tratto in arresto in esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa da Tribunale di Palermo Toni VIZZI, nato in Germania classe 1978, residente in via Marinuzzi, pregiudicato, sorvegliato speciale di P.S., per aver violato gli obblighi inerenti la misura di prevenzione a lui applicata nell’anno 2006. L’arrestato è stato associato presso la Casa Circondariale “Ucciardone” a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.
Palermo, 23 luglio 2011

venerdì, luglio 22, 2011

Corleone, campi di lavoro antimafia. La fatica del lavoro, la visita a Portella, la cena...

A Portella della ginestra, il luogo della strage del 1.5.47
E' passato un altro giorno qui a casa Caponnetto e piano piano si cominciano a notare i cambiamenti: cominciamo a conoscerci meglio; il lavoro e la fatica non sono più qualcosa di nuovo e strano anzi sembra quasi che ci rendano più uniti. Oggi in particolare mi sono accorta che stiamo diventando un gruppo: dopo aver faticato nei campi siamo andati a rinfrescarci ad una fontana li vicino, e come bene immaginare è subito partita una battaglia d'acqua eravamo tutti fradici ed esausti, ma raramente ci si può sentire così a proprio agio e appagati dalla fatica. Questo pomeriggio, dopo un'oretta di viaggio in pullman passata a cantare, siamo arrivati a Portella delle Ginestre, dove abbiamo avuto l'opportunità di ascoltare le testimonianze di tre sopravvissuti alla strage. Questi racconti ci hanno molto emozionato (infatti qua e là si potevano vedere occhi lucidi) ci hanno anche dato molti spunti di riflessione. 
Mario Nicosia, uno dei sopravvisuti della strage

Ce li hanno presentati come i "giovani", ed è proprio vero, perchè la loro voglia di vivere e di lottare si vede raramente anche in persone più giovani. Il loro sguardo, così carico di esperienza, sembrava volerci trasmettere la loro passione per quei valori che dovrebbero essere alla base della nostra vita, ma spesso ce li scordiamo.
Tornando da Portella i nostri coordinatori hanno deciso di posticipare di poco la cena per assistere al tramonto dalla torre saracena che ha una vista bellissima su tutta Corleone. Proprio mentre stavamo tornando verso il paese, continuando ad ammirare il sole tramontare sui monti, Davide ha detto una frase tristemente vera: " è assurdo come, con un tramonto così, Corleone debba essere ricordata come il paese della mafia". Sembrerà strano dire che mi ha riempito di speranza, ma invece è proprio così, perchè mi ha fatto pensare che in un posto così pieno di bellezza non ci si può far prendere dallo sconforto nella consapevolezza di un futuro grigio.
Durante la cena ci sono stati interventi di Maurizio Pascucci, Dino Paternostro, Giuseppe Fabretti e Salvatore Della Cooperativa nei quali hanno parlato dell'importanza della nostra presenza qui al campo che da loro coraggio per continuare la loro lotta alla mafia.
Clara (con il supporto morale di Beppe, Costanza ed Elia)

L'INCHIESTA. Il parlamento degli inquisiti

Il ministro dell'agricoltura Saverio Romano
Tra condanne, prescrizioni e processi, un "palazzo" pieno di guai giudiziari. Sono 84 i rappresentanti del popolo che hanno questioni aperte con la giustizia. Tra i reati ci sono quelli tipici della politica (corruzione, concussione ecc.), ma crescono quelli da legami con organizzazioni mafiose. Alcuni, invece, si portano dietro condanne legate agli anni di piombo, Il record in Sicilia. Sembra di vivere nei primi anni Novanta quando, durante "mani pulite", fioccavano le richieste d'arresto sul tavolo della giunta per le autorizzazioni a procedere. Dall'inizio del 2011 sono state nove, compresa quella del Pdl Alfonso Papa. Tra il 1992 e il 1994 furono 28. Ma l'elenco va oltre: 84 parlamentari oggi hanno pendenze con la giustizia. LEGGI TUTTO

La Sicilia dei record: un deputato su tre è indagato

Palazzo dei Normanni, sede dell'Ars
Nell'Assemblea regionale 28 deputati su 90 hanno avuto o hanno ancora a che fare con la giustizia. L'ultimo della lista è Cateno De Luca. Arrestato dai Pm per "tentata concussione". Non mancano i condannati con sentenza definitiva. PALERMO - Uno su tre è indagato, sotto processo oppure è già stato condannato per reati che vanno dal peculato alla truffa, passando per associazione mafiosa e abusi d'ufficio vari. Un record, quello dell'Assemblea regionale siciliana, che vede 28 deputati su 90 nella poco onorevole lista di persone che hanno avuto o hanno ancora a che fare con la giustizia. LEGGI TUTTO

Tutti i deputati sotto processo: il PDL batte tutti!

Silvio Berlusconi è il primo della lista
Sono 84 i parlamentari che hanno pendenze giudiziarie. Un lungo elenco nel quale sono presenti membri del Pdl, del Pd, della Lega, ma anche di Idv e Responsabili. Sono tutti rappresentanti del popolo con condanne, processi in corso e prescrizioni, sul  groppone. Dal ministro delle Riforme Umberto Bossi al Premier Silvio Berlusconi, ecco alcuni dei nomi più 'celebri'. LEGGI TUTTO

Carabinieri, l'operazione Villa Marcket

1. OPERAZIONE VILLA MARKET

Il 21 luglio, in Cefalù (PA), oltre 100 Carabinieri del Gruppo di Monreale, a conclusione di un’attività investigativa convenzionalmente denominata “VILLA MARKET” condotta dalla Compagnia di Cefalù e coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Termini Imerese e della Procura presso il Tribunale dei Minorenni di Palermo, hanno eseguito 20 misure cautelari (13 emesse dal GIP presso la Procura dei Minorenni - 4 agli arresti domiciliari e 9 di detenzione presso le case famiglia - e 7 emesse dal GIP presso il Tribunale di Termini Imerese - 3 con obbligo di dimora e 4 con obbligo di presentazione alla P.G.) nei confronti di altrettanti soggetti per spaccio di sostanze stupefacenti in concorso (art.110 C.P. e 73 DPR 309/90).
L’attività investigativa, durata oltre 2 anni, ha permesso di:
− dimostrare la presenza a Cefalù di una rete di approvvigionamento e distribuzione di sostanze stupefacenti (prioritariamente hashish);
− stroncare una pericolosa attività di spaccio indirizzata soprattutto verso ragazzi molto giovani – quasi tutti appartenenti a famiglie bene della cittadina normanna – molti dei quali addirittura minorenni all’epoca dei fatti.
2. GENESI DELL’INDAGINE
L’investigazione è stata avviata nel novembre del 2009, a seguito dell’arresto di un giovane cefaludese, trovato in possesso di circa 160 gr. di hashish. Le operazioni eseguite dagli uomini dell’Arma consentivano di appurare che gli indagati erano soliti prelevare congrui quantitativi di droga nella città di Palermo, dove si recavano a bordo di motocicli e tramite la linea ferroviaria. Le operazioni di acquisto avvenivano attraverso la raccolta della somma necessaria da parte di coloro che, fra gli acquirenti, si portavano nel capoluogo palermitano per l’approvvigionamento. Al rientro a Cefalù, la droga veniva suddivisa fra i vari compratori, i quali, a loro volta, o ne facevano uso, in qualità di assuntori o la rivendevano ad altri clienti cefaludesi. I servizi di osservazione e le riprese video consentivano di accertare che i luoghi di incontro, smercio, distribuzione e consumo dello stupefacente, da parte dei ragazzi, erano in via prioritaria la zona denominata “Villa” di Cefalù, punto di aggregazione giovanile di questo centro, successivamente sono stati documentati incontri presso scuole, presso la Corte delle Stelle (centro polifunzionale), in C.da Spinito, nella zona della stazione ferroviaria ed “ai piedi” della Rocca. Anche le abitazioni di alcuni degli indagati sono risultate solito luogo di incontro e consumo di sostanze stupefacenti. Le indagini hanno permesso di appurare, nella cittadina normanna, la presenza di due gruppi, formati per lo più da giovanissimi che agivano in maniera solidale fra loro, pronti a darsi man forte l’un l’altro, nel caso in cui un gruppo fosse rimasto momentaneamente privo di sostanze stupefacenti da spacciare, mettendosi vicendevolmente a disposizione sia per i mezzi per l’approvvigionamento che per il denaro occorrente per l’acquisto. I due gruppi erano collegati da alcune figure intermedie. Gli indagati, seppur incensurati, durante le conversazioni telefoniche, utilizzavano un linguaggio criptico cosicché con il termine “fame” si indicava la necessità di consumare droga, con i termini “arancini”, “film”, “cd”, “bulloni”, “profumi” ci si riferiva agli spinelli o con i termini “lenzuola” e “fazzoletti” si indicavano le cartine. Durante l’attività è emerso in particolare:
- il disagio dei giovani coinvolti che avevano assolutamente bisogno di sballarsi o attraverso la droga o attraverso l’alcool;
- l’attenzione a eludere i controlli dei genitori, come quando una ragazza discute con uno dei soggetti sottoposti a misura, riferendogli che la madre aveva trovato nella sua borsa le cartine che lui aveva lasciato ma le aveva riferito “che era una carta per calcare disegni” e quando due indagati discutono del fatto che la madre di uno di loro aveva rinvenuto una cospicua somma di denaro, molto probabilmente frutto dello spaccio di stupefacenti, ragion per cui aveva dovuto inventare che erano destinati ad una festa di laurea;
- la spasmodica ricerca di sostanza stupefacente per l’acquisto della quale si ricorreva a tutti i mezzi possibili compresa la vendita di monili d’oro agli esercizi commerciali preposti. In totale, durante le operazioni, sono state arrestate in flagranza di reato 6 persone e altre 30 sono state denunciate all’A.G. per reati e violazioni amministrative in materia di stupefacenti nonché guida sotto l’effetto di sostanze psicotrope ( n. 6 persone ) o segnalate come assuntori.
In totale sono state sequestrate circa 500 gr di hashish.

giovedì, luglio 21, 2011

Borzacchelli condannato a 8 anni in appello

Antonio Borzacchelli
Ridotta la pena che era stata inflitta in primo grado all'ex maresciallo ed ex deputato regionale. È la stessa inchiesta nell'ambito della quale l'ex governatore Salvatore Cuffaro è stato condannato a 7 anni per favoreggiamento alla mafia Condannato a otto anni l'ex deputato dell'Udc, Antonio Borzachelli. Dopo sei ore di camera di consiglio i giudici della seconda sezione della corte d'appello di Palermo hanno emesso la sentenza. Borzacchelli, era accusato di concussione, tentativo di concussione e violazione di segreto d'ufficio nell'ambito del processo nato dall'inchiesta sulle "talpe alla Dda" di Palermo. La corte l'ha riconosciuto colpevole per la concussione ai danni del manager della sanità privata Michele Aiello, ma lo ha assolto, "perché il fatto non sussiste", dal tentativo di concussione sempre nei confronti dell'imprenditore. Borzacchelli è stato inoltre scagionato dalla imputazione di violazione del segreto istruttorio a favore di Aiello con la formula "per non avere commesso il fatto"; mentre è stata dichiarata prescritta la presunta fuga di notizie fatta per favorire il capomafia di Brancaccio Giuseppe Guttadauro. Viene così ridotta di 2 anni la pena inflitta in primo grado all'ex deputato nonché ex maresciallo dei carabinieri. L'inchiesta che coinvolge Borzachelli è la stessa nell'ambito della quale l'ex governatore Salvatore Cuffaro è stato condannato sta scontando una pena a 7 anni per favoreggiamento alla mafia. Il procuratore generale Salvatore Messina, al termine della sua requisitoria il 26 maggio scorso aveva chiesto la conferma della condanna a 10 anni inflitta a Borzacchelli dalla seconda sezione del Tribunale di Palermo il 27 marzo 2008. Pena ridotta invece dalla seconda sezione della Corte d'appello di Palermo, presieduta da Daniele Marraffa, che lo ha condannato a 8 anni.

Palermo ricorda Giuliano a 32 anni dall'assassinio

Boris Giuliano
Era il capo della Squadra mobile e stava indagando sul narcotraffico e sul riciclaggio. Aveva colto, tra i primi, la pericolosità dei Corleonesi
Fu tra i primi investigatori a intuire la pericolosità del clan dei Corleonesi e a seguire le piste del traffico di droga tra la Sicilia e gli Usa e del riciclaggio dei narcodollari. A trentadue anni dalla morte di Boris Giuliano, Palermo si ferma a ricordare il capo della mobile. Davanti alla lapide a lui dedicata, a ridosso del bar Lux di via Francesco Paolo Di Blasi, il prefetto Umberto Postiglione, il questore Nicola Zito ed il sindaco Diego Cammarata hanno deposto corone di fiori. Presenti anche i familiari di Giuliano. Boris Giuliano, che ricoprì l'incarico di vicequestore e capo della Squadra mobile di Palermo, venne ucciso da Leoluca Bagarella che gli sparò nel bar sotto casa, dove abitualmente il superpoliziotto faceva colazione prima di recarsi negli uffici della Squadra mobile.

Un anno fa moriva Mario Bignone, capo della Catturandi di Palermo

Mario Bignone
Un anno fa moriva Mario Bignone, il giovane dirigente della sezione Catturandi della squadra mobile di Palermo che nel 2009, nel giro di due settimane, ammanettò prima il latitante Mimmo Raccuglia, poi Gianni Nicchi. L'ultima battaglia di Mario Bignone era stata contro un insidioso tumore, ma anche nei giorni della malattia il capo della Catturandi non aveva mai smesso di indagare, assieme ai suoi ragazzi, per cercare di arrestare l'ultimo superlatitante di Cosa nostra, Matteo Messina Denaro. "Alla fine ci riusciremo  -  amava ripetere  -  la squadra Mobile è una creatura straordinaria, fatta di tante storie. Ognuno dei poliziotti che ne fa parte ci mette generosità e tanto sacrificio. Alla fine il risultato arriva". Così, l'indagine su Messina Denaro prosegue, nel nome di Bignone. Oggi pomeriggio, alle 18, l'investigatore sarà ricordato in Cattedrale, con una messa voluta dai familiari e dai colleghi della polizia di stato.

Legalità: la CGIL ha lanciato la campagna contro l'economia illegale e per rilanciare il paese

'Legalità economica: l'unica risposta per il lavoro e il futuro', è lo slogan della campagna presentata il 14 luglio a Roma. Per la Cgil il tema della legalità deve tornare al centro della contrattazione aziendale, territoriale e nazionale ed essere assunto come esercizio di uguaglianza e responsabilità solidale collettiva. LEGGI TUTTO
GUARDA I VIDEO DELLA TAVOLA ROTONDA CON GLI INTERVENTI DI CAMUSSO, CIOTTI, SORRENTINO, LO BELLO, CANTONE

Corleone. Campo di lavoro antimafia. I volontari tolgono l'erba secca dai filari e... socializzano

Foto di gruppo dei volontari a Casa Caponnetto
Si parte con un'idea, che piano piano cambia, cresce, assume nuove sfumature. "Vado nelle terre confiscate alla mafia", è una frase che fa quasi paura. Finchè non ci sei, non ti rendi neanche conto di cosa possa significare essere il vicino di casa di uno dei maggiori criminali. non ti rendi conto di ciò che un abitante di qui può pensare di te, di sè, della vita. poi ti svegli alle 6 con un sonno pazzesco e un'iniziale grandissima voglia di restare a dormire; ma apri gli occhi e rimetti a fuoco il motivo per cui ti trovi qui. Un'infinita curiosità e tanto interesse a conoscere, a sapere, a cambiare le cose ti dà la forza per andare in campo, sotto il sole, a togliere l'erba secca dai filari. Ti illudi che questo possa servire a qualcosa, che possa lasciare un segno. una volta che torni per pranzo, avresti voglia di restare, di fare ancora qualcosa per quanto distrutto. Dopo pranzo siamo andati in paese per comprare alcune cose; ci sono dei bar dove non dobbiamo andare: è strano. A Firenze sono davvero pochi i posti dove non devi andare, ma si tratta principalmente di locali che di notte sono frequentati da gente strana di cui forse hanno paura solo le mamme troppo preoccupate. invece qui vedi la gente che ti squadra e tu stesso non puoi fare a meno di osservare quelle persone che hanno rapporti con "i mafiosi" ti senti in una realtà diversa.
Una volta tornati Calogero ci ha fatto un discorso sulla cooperativa, sullla sua storia, sulle impressioni dei corleonesi, sulla mafia. da qui percorrendo la storia della cooperativa, ci si accorge che davvero la mafia c'è, nel concreto e ora ci siamo cosi vicini. ti fa rabbia che si conoscano nomi e cognomi, che si sappia ciò che viene fatto. eppure ci sono cosi tanti "mafiosi" a piede libero, e pare che sia cosi difficile incastrarli. ti fa rabbia come funziona l'italia, ti fa rabbia l'impunità. la rabbia ti fa pensare, ti fa reagire, ti fa venire voglia di fare davvero qualcosa. sicuramente questo è un inizio ma si può fare di più. si può essere più incisivi. c'è sempre la speranza che partendo da qui, il futuro sia più positivo. Oggi sono andati via i due cuochi che in questi primi 2 giorni ci hanno pazientemente sfamato. Sicuramente ci mancheranno perchè oltre ad essere cuochi, facevano parte della grande "famiglia" che siamo adesso. sono persone che ci hanno messo la voglia, l'interesse, e hanno magari avuto dei problemi per venire. per questo meritano sicuramente un saluto assolutamente sincero. sono rimaste con noi altre 3 cuoche, la nostra salvezza. Adriana ci ha raccontato come mai ha deciso di venire qui e alla fine le motivazioni sono simili alle nostre. sono volontarie pensionate ex sindacaliste che si sono rese disponibili sulla spinta di Adriana con il suo grande entusiasmo; anche per loro è un'esperienza importante, che in qualche modo fa sì che noi giovani ci confrontiamo anche con loro, coi loro pensieri e con le loro idee, oltre chè con il loro ottimo (e vasto!) reperetorio culinario. inoltre credo che diano un contributo anche all'immagine di tutto il gruppo composto per lo più da giovani accompagnati però da volontari con più esperienza di vita che rendono ancora più vera e sentita questa battaglia. Stasera siamo infine andati in cima alla collina vicino alla cooperativa da cui ci siamo potuti godere un altro aspetto di Corleone: la vista dall'alto di uno scrigno di luci circondate dal buio e dal silenzio.
Jasmine

A Parete (Caserta) i volontari del campo di lavoro anticamorra ripuliscono un campo di calcio

Per il diritto al gioco libero...
Oggi è stato l'inizio di un giorno speciale. Lo abbiamo capito non appena siamo arrivati a Casapesenna, feudo del clan Vitale. Ad accoglierci c'erano i bambini del posto con le magliette di Legambiente, già pronti con pale e rastrelli in mano. Pasquale, volontario dell'associazione ambientalista ci ha raccontato la storia del posto che dovevamo ripulire da anni di abbandono: un campetto da calcio restituito agli abitanti dopo essere stato il ritrovo dei “Galantuomini”, cammorristi affiliati ai Vitale. Tra tanta polvere, calcinacci e nuove conoscenze, ci è venuto a salutare anche il parroco del Paese. dietro di lui a un certo punto ha fatto capolino la moglie del boss, condannato all'ergastolo. Mentre la signora taceva con le braccia conserte si è avvicinata la vicina di casa, che ci aveva prestato l'acqua per innaffiare il campo, ci ha offerto acqua e gentilezza. Un campo antimafia è anche questo: dietro un muro di omertà durato decenni si apre una porta e spalanca un mondo di disponibilità e collaborazione che da un senso diverso alla nostra fatica. Pasquale ci dice che il nostro arrivo è stato importante per loro, gli ha dato la forza e il coraggio di essere ancora lì, nonostante tutto, di riappropriarsi a testa alta di un bene che gli era stato sottratto per ripulirlo insieme ai bambini. anche a noi le sue parole ci hanno dato una forza che non immaginavamo: in tre ore abbiamo raccolte decine di sacchi di spazzatura ed eravamo felici e soddisfatti. c'è venuta in mente la frase di don Peppe Diana che abbiamo sentito in questi giorni: per il bene del mio popolo non tacerò. Un altro silenzio lo abbiamo squarciato con il cibo: alcune famiglie di Parete ci hanno inviato a pranzo, aprendoci le loro case. Cosa non da poco in un territorio in cui per anni dovevi aver paura ad uscir di casa per gli spari della camorra.
Il cibo è stato ottimo, quando ci siamo raccontati il menù(eravamo due per famiglia) abbiamo scoperto di aver mangiato tutti la mozzarella di bufala. Una squisitezza. Questa volta, però, eravamo sicuri che non erano state fatte sul terreno del nipote di Sandokan, ma da persone rispettose della tradizione e del loro terreno. Il pomeriggio è stato tutto dedicato alla digestione del gran pranzo e all'ascolto di Francesco Tonziello esperto di legambiente sulle ecomafie. Lo stesso termine “ecomafia”è nato nella provincia di caserta,dove intorno alla “monnezza” la camorra ha creato un impero finanziario di milioni di euro, condannando per decenni chilometri di terra all'inquinamento. Ora però la gente del posto sta rialzando la testa e chiede rispetto. Noi abbiamo fatto del nostro, e dopo aver parlato di discariche siamo andati ad aiutare i ragazzi di Nero e non solo ad apparecchiare la mensa per i nostri amici migranti. Non prima di aver visto la partita di calcetto Egitto-Tunisia. Ha vinto l'Egitto, ma noi aspettiamo la finale di venerdì...
20 luglio 2011

mercoledì, luglio 20, 2011

Palermo ricorda Via D'Amelio. Fini: "Via i sospettati dai partiti"

Commemorazione sul luogo della strage. L'attacco del presidente della Camera: "Nella battaglia contro la criminalità organizzata quello politico è un fronte decisivo". Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: "Azione di contrasto delle mafie e delle sue più insidiose forme di aggressione criminale".Lo striscione provocatorio dei giovani del movimento Agende rosse. "No corone di Stato per una strage di Stato" Via D'Amelio si è fermata, è rimasta muta alle 16.58, l'ora della strage avvenuta 19 anni fa. Un minuto di silenzio rotto poi da un lungo applauso per ricordare Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta. Presenti il procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso, il procuratore di Caltanissetta, Sergio Lari, l'aggiunto nisseno Domenico Gozzo, i magistrati di Palermo Antonino Di Matteo e Antonino Ingroia e i partenti delle vittime: i fratelli di Borsellino, Rita e Salvatore, e i congiunti degli agenti di scorta. La giornata si era aperta con la deposizione di alcune corone di fiori da parte del presidente della Camera, Gianfranco Fini e del ministro degli Interni Roberto Maroni. LEGGI TUTTO

martedì, luglio 19, 2011

Chi uccise Borsellino

Il boss Giuseppe Graviano
di Lirio Abbate
Il killer fu il boss Giuseppe Graviano. Il movente: il magistrato sapeva troppo sui colloqui tra mafia e Stato. A 19 anni dalla strage di via D'Amelio, le indagini della Dia di Caltanissetta sono arrivate a una svolta decisiva
Il boia di Paolo Borsellino e dei suoi agenti di scorta si chiama Giuseppe Graviano, il boss di Brancaccio che secondo il collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza dopo l'attentato di via d'Amelio avrebbe trattato direttamente con Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri.
Il pool di magistrati di Caltanissetta, guidato da Sergio Lari, dopo tre anni di indagini ha chiuso l'inchiesta individuando l'uomo che ha premuto il telecomando dell'autobomba carica di tritolo. E oggi offre una nuova verità giudiziaria che porterà il prossimo mese alla revisione delle sentenze definitive: verranno riaperti quei processi basati sulle dichiarazioni di falsi pentiti, come Vincenzo Scarantino, che hanno fatto finire all'ergastolo anche cinque persone estranee ai fatti.
I magistrati, grazie alla collaborazione di Spatuzza (senza le cui dichiarazioni, riscontrate in tutti i punti, non sarebbe stato possibile avviare la nuova inchiesta) e Fabio Tranchina, un fedelissimo di Graviano arrestato nei mesi scorsi, sono riusciti a trovare le tessere del mosaico che per 19 anni avevano impedito di ricostruire la trama dell'attentato. Lo hanno fatto adesso Sergio Lari, Domenico Gozzo, Amedeo Bertone, Nicolò Marino, Stefano Luciani e Gabriele Paci.
Le indagini svolte dalla Dia di Caltanissetta sono riuscite a dare risposte ad alcuni interrogativi sempre rimasti irrisolti: dalla responsabilità di soggetti esterni a Cosa nostra, ai motivi per cui venne attuata la strage di via D'Amelio a soli 57 giorni di distanza da quella di Capaci in cui morirono Giovanni Falcone e la sua scorta. Un'accelerazione decisa per impedire che Borsellino ostacolasse la trattativa che era in corso tra corleonesi e uomini dello Stato.
Con l'istanza di revisione che i pm hanno consegnato al procuratore generale Roberto Scarpinato è stato accertato chi ha rubato l'auto, chi l'ha imbottita di tritolo e sistemata davanti al palazzo in cui abitava la mamma del magistrato. Graviano ha poi spinto il telecomando, appostato dietro un muro che separa via d'Amelio da un giardino.
E' stata così esclusa la pista del Castello Utveggio e di un coinvolgimento, in questa fase operativa, di apparati dei servizi segreti. Oggi invece emerge la ricostruzione di un'operazione voluta da Totò Riina ed eseguita da Graviano e suoi picciotti fidati. Ma i pm proseguono le indagini su altri versanti: sull'agenda sparita, sui "soggetti esterni" a Cosa nostra e del boss latitante Matteo Messina Denaro. E allo sviluppo di una nuova dichiarazione fatta dal neo pentito palermitano Stefano Lo Verso, che per 12 anni curò la latitanza di Bernardo Provenzano.
"Solo cinque persone conoscono la vera storia delle stragi", gli avrebbe confidato il vecchio padrino. "Due sono morte. Gli altri tre siamo io, Riina e Giulio Andreotti". E nelle migliaia di atti dell'indagine ci sono anche le testimonianze delle figure istituzionali chiave di quel periodo.
L’Espresso, 14 luglio 2011