DANIELE BILLITTERI
Mio nonno Peppino era comunista. Non lo diceva a nessuno perché a quei tempi si rischiava di finire in qualche lista di cattivi all’Ufficio Politico della questura. Lui, macchinista delle Ferrovie, andava votare e metteva una bella croce sulla falce e martello. Mutu a cu sapi u iocu.
Ovviamente era ateo. Per lui Dio era una cosa troppo immensa per potere organizzare uno sciopero: ai padroni non si può porgere l’altra guancia. Ma rispettava molto chi invece ci credeva. Tranne i parrini che la domenica facevano campagna elettorale per la Democrazia Cristiana al punto che lui riuscì a convincere la moglie, mia nonna Mimì (che dava ascolto al parrino della chiesa di Maria Santissima dei Naufraghi) che votazioni in Italia non ce n’erano più e che quindi la domenica non c’era bisogno di uscire. E lui andava al seggio il lunedì.