sabato, ottobre 18, 2025

Mafia, estorsione a Firenze. La figlia di Riina si è costituita ai carabinieri ed è già in carcere


di Fabio Geraci

Palermo - Maria Concetta Riina si è costituita ai carabinieri della stazione di Villagrazia, a Palermo, dopo la decisione della Cassazione che ha confermato l’ordinanza di custodia cautelare, ed è stata subito portata al carcere Pagliarelli. La figlia del boss Totò Riina, 51 anni, è accusata di estorsione aggravata dal metodo mafioso nell’ambito di un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Firenze.

L’indagine aveva ricostruito un intreccio di richieste di denaro, minacce e pressioni ai danni di due imprenditori toscani. Secondo l’accusa, Maria Concetta Riina e il marito, Antonino Ciavarello - già detenuto per truffa - avrebbero preteso somme di denaro e generi alimentari, facendo leva sul cognome e sul peso simbolico della famiglia. A uno degli imprenditori, un industriale del Senese, la donna avrebbe inviato una serie di messaggi dal tono minaccioso, tra cui uno diventato emblematico per gli inquirenti: «Noi siamo sempre gli stessi di un tempo, le persone non cambiano».

Le indagini, condotte dai carabinieri del Ros e coordinate dai magistrati della Dda di Firenze, hanno documentato la pressione esercitata dalla coppia a partire dall’agosto dell’anno scorso. Le sollecitazioni della coppia, definite «ossessive e intimidatorie», avrebbero spinto una delle vittime a consegnare alla figlia di Riina una cesta di generi alimentari del valore di circa 350 euro e mille euro in contanti. L’altra estorsione, rivolta a un imprenditore della provincia di Pisa, non avrebbe invece avuto esito.

Gli investigatori sostengono che anche Ciavarello, pur essendo rinchiuso in un istituto penitenziario, sarebbe riuscito a comunicare con la moglie e con le persone che avevano nel mirino utilizzando un telefono cellulare. Da quelle conversazioni sarebbero emersi elementi che hanno convinto i giudici del Riesame della sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza e del rischio di reiterazione del reato. Il Gip, in un primo momento, aveva respinto la richiesta di custodia cautelare avanzata dai pm, ma la Direzione distrettuale antimafia ha impugnato la decisione ed è stato così accolto il ricorso che ha fatto finire in cella l’indagata. La difesa, rappresentata dall’avvocato Francesco Olivieri, aveva quindi impugnato il provvedimento ma, due giorni fa, la Suprema Corte lo ha confermato integralmente rendendo esecutivo l’arresto di Maria Concetta Riina.

Negli anni passati, la donna aveva più volte denunciato difficoltà economiche e problemi di salute del marito, cercando di mantenere un profilo basso, lontano dai riflettori. Ma per la Procura toscana le minacce rivolte agli imprenditori e quella frase che richiama il passato del Capo dei Capi sarebbero la prova di un atteggiamento di continuità con la cultura mafiosa.

GdS, 18 ottobre 2025

Nessun commento: