di Daniele Billitteri
Quando ero ragazzino e, a senso mio, “scoprivo” qualche cosa che invece era ovvia, chi sapeva dell’ovvietà mi diceva: “scopristi l’America nella carta vetrata”. Dopo tanti anni ho avuto questa impressione leggendo la classifica delle 107 province italiane relativa alla qualità della vita nel 2025 pubblicata dal Sole 24Ore.
Chi l’avrebbe mai detto? Al Nord stanno meglio che al Sud. L’unica città meridionale tra le prime 66 è Cagliari (n. 39) ma per trovare le altre dobbiamo saltare al posto 67 dove c’è Bari e tutto il resto della parte bassa dello Stivale. In Sicilia abbiamo Ragusa (82), Enna (87), Messina (92), Trapani (93), Agrigento (95), Catania (96), Palermo (97) Caltanissetta (103) e Siracusa (106). L’ultimo posto della lista è il 107 e se lo pappa Reggio Calabria, tanto per non spostarci molto.
La domanda sorge spontanea: com’è fatta questa lista? Quali parametri vengono presi in considerazione per stabilire che la città con la migliore qualità della vita è Trento, poi Bolzano, poi Udine e il resto a scendere? Il Sole 24Ore ha preso in considerazione cinque mega raggruppamenti: ricchezza e consumi, affari e lavoro, giustizia e sicurezza, demografia e società, ambiente e servizi.
Chi l’avrebbe mai detto? Se cominciamo con ricchezza e consumi (sfincione a parte) partiamo col triciclo mentre Trento ha la Ferrari. Affari e lavoro? Beh qui almeno possiamo ostentare le qualità imprenditoriali di Cosa nostra (senza offesa per nessuno). E si potrebbe continuare per concludere che, nei confronti, al Nord piace vincere facile.
Eccoci qui, cinque milioni di siciliani tristi, dietro la lavagna delle statistiche, in lacrime per gli ultimi posti per gli infiniti secoli di purgatorio che abbiamo di fronte prima di salire sulle nuvole del paradiso.
Eppure…
Eppure forse bisognerebbe cercare di avere una visione più ampia che metta le foto del presente nell’album polveroso della Storia perché nessuno viene dal nulla. Per esempio l’Istat produce un rapporto che si chiama NEST che vuol dire Benessere Equo Sostenibile nei Territori. Ma non stila una classifica. Tuttavia è possibile ricavarne l’ennesima ovvietà: il Nord è messo meglio del Sud.
Ma, sempre l’Istat, tra le tante cose, si occupa pure di suicidi con dati allarmanti: 4000 solo nel 2025 con un aumento del 15 per cento di quelli nella fascia giovanile. Ma dove ci si uccide di più? Si penserà: nel Sud dove ci sono i disperati. Sbagliato! E’ al Nord che gli italiani danno in maggioranza una soluzione estrema alla propria infelicità.
Naturalmente neanche noi siamo tanto felici. Almeno a parole: dalle fermate dell’autobus al cornetto e caffe+ al bar, dalle file alle Poste, ei commenti al mercato è tutto un fiorire di “piove governo ladro”. Ma poi non andiamo a votare e quando lo abbiamo fatto, abbiamo premiato i partiti di volta in volta populisti, dal 51 a 0 di Berlusconi, al Bingo dei 5 Stelle, e perfino la Lega ci ha guadagnato.
Io credo che noi non siamo veramente infelici. Siamo teatrali e cinici, abbiamo maturato una capacità di sopravvivere malgrado tutto. Siamo abituati alla giungla e sappiamo dove sono tutte le liane. Che mondo sarebbe senza i furgoncini che vendono pane abusivo agli incroci? E dove dovremmo accatastare le automobili se fosse davvero proibito posteggiare in doppia fila? E che incubo se non funzionasse più la prima regola di sopravvivenza che recita: avere un amico è più utile che avere un diritto perché il diritto è di tutti. E semu assai. Ecco perché magari le liste della qualità della vita ci fanno perfino ridere. Perché? Perché sempre allegri bisogna stare che il nostro piangere fa male al re, fa male al ricco ed al cardinale, diventa tristi se noi piangiam (cit.). E chi ci ammazza a noi? Bedda matri…
L’Ora, edizione straordinaria, 3/12/25

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