
Il fiume Oreto
Connie Transirico
Siamo nella stessa situazione dello scorso anno. O quasi. Crisi idrica, invasi ancora semivuoti, turni di erogazione per oltre 250 mila utenze che tali resteranno ancora nel 2026. Il miglioramento legato al risparmio delle risorse ha prodotto un risultato timido: rispetto all’anno precedente, il segno meno davanti a 80 milioni di metri cubi di acqua (mancanti dalle dighe) è impercettibilmente migliorato solo del 10%.
Ma piove, si potrebbe pensare da settimane, guardando fuori dalla finestra mentre viene giù il diluvio. E non solo per qualche ora, il cielo è stato per giorni pieno di minacciosi nuvoloni e quest’acqua da qualche parte andrà pure a finire. Invece la pioggia cittadina produce solo un effetto ottico per cisterne e rete dell’Amap: quella che si ammassa, anche copiosamente e diventa torrente sull’asfalto non è riutilizzabile a fini potabili. Insomma, pulisce l’aria e le strade, ma poi viene inghiottita da tombini e caditoie per finire il viaggio nelle fogne.
Funziona così, tranne che per l’Oreto: il fiume raccoglie la pioggia che poi fatalmente va verso il mare. Acqua preziosa che ancora si perde e si perderà per almeno altri due mesi (prospettiva rosea). Per deviarla e convogliarla nel potabilizzatore e farla entrare poi nelle case, come avveniva in passato, bisogna prima sottoporre l’acqua a certosine analisi di laboratorio. Nel frattempo «stiamo già facendo i prelievi - spiegano dall’Amap - assieme ai sanitari dell’Asp che dovranno certificare l’assenza di microbatteri o agenti patogeni prima di immetterla in circolo. Non sono accertamenti che si fanno in poco tempo». La stagione delle precipitazioni però è sempre più corta: la possibilità di dover rinunciare alle «fonti in movimento» rappresentate dall’Oreto è concreta anche quest’anno, dopo che già nel 2024-2025 era andata così.
«In questo contesto di perdurante emergenza idrica la contrazione dei consumi derivata dal razionamento a Palermo ha costituito uno strumento efficace, così come evidenziato dai numeri - commenta il presidente di Amap, Giovanni Sciortino -. Senza il razionamento ci troveremmo davvero in condizioni critiche». Così la sospensione sarà solo nel periodo festivo, tra fine e inizio anno. La strategia, concordata con il sindaco Lagalla e con la Cabina di Regia regionale, punta sulla possibilità di reperire la risorsa idrica da fonti alternative ai bacini al servizio del sistema acquedotto della città, ma anche sulla consapevolezza da parte dei cittadini dello stato di crisi e sulla conseguente contrazione dei consumi.
E intanto nuovi pozzi e il potabilizzatore di Presidiana danno un sollievo. «L’ultimo passaggio sarà la messa in rete delle acque del fiume Oreto - aggiunge Sciortino -. Il progetto è in fase avanzata. Poi ancora la messa a regime del modulo definitivo del potabilizzatore di Presidiana, per ottenere 500 litri al secondo». Il quadro era stato definito dall’amministratore della partecipata a fine ottobre davanti ai consiglieri della III e VII commissione. «Ancora una volta, da parte dell’amministrazione arriva una risposta che si limita a misure temporanee e spot, senza affrontare in modo organico e trasparente i reali bisogni della città - dice Massimo Giaconia (gruppo misto) -. Alcuni quartieri restano a secco dalle 8 di mattina del giorno di turno fino al pomeriggio del giorno dopo, perché dopo la chiusura della condotta ci vuole tempo per fare salire la pressione necessaria ad arrivare nei rubinetti». Giaconia annuncia che presenterà un’interrogazione con risposta scritta, «per avere un quadro completo sulla emergenza e sulle misure adottate o in corso di attuazione per incrementare l’approvvigionamento, conoscere se e quali variazioni siano state introdotte da ottobre 2024 a oggi, se vi siano zone che non fanno i turni e quali siano le prospettive reali di cessazione del piano». Da Amap fanno sapere che il piano di razionamento riguarda tutta la città: non è mutato e non muterà ancora per lungo tempo.
GdS, 5 dicembre 2025
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