giovedì, dicembre 04, 2025

Le manovre di Totò per scegliere i manager: "Ne parlo con Schifani"


DI
SALVO PALAZZOLO 

PALERMO Quando si è trovato davanti alla giudice che doveva decidere sul suo arresto, Totò Cuffaro ha provato a lanciare il suo colpo di teatro. «Ma quale patto corruttivo con l'ex direttore generale di Villa Sofia Roberto Colletti – ha esordito – Non ho nulla da nascondere, sono stato io stesso a consigliarlo al presidente della Regione Renato Schifani, perché avrebbe potuto utilizzare un professionista di prim'ordine nella gestione della sanità in Sicilia». 

Così, l'ex governatore ha provato a smontare quanto emerso dalle intercettazioni del Ros che lo accusano di avere stretto un "patto corruttivo" con Colletti, pure lui ai domiciliari: il manager avrebbe fatto vincere il concorso per operatore socio sanitario ai raccomandati di Cuffaro, in cambio il politico gli avrebbe garantito la conferma all'azienda sanitaria Villa Sofia. Conferma ottenuta grazie alla segnalazione fatta da Cuffaro al presidente Schifani. Lo scrive chiaramente la giudice Salustro nell'ordinanza di custodia cautelare: «Cuffaro si interfacciava con il presidente Schifani per la nomina di Colletti a direttore generale». Schifani non è indagato,

soprattutto non c'è alcuna prova che fosse consapevole delle manovre fra Cuffaro e Colletti. Ma ora la storia della segnalazione dell'ex manager di Villa Sofia è destinata a riaprire le polemiche all'indomani della mozione di sfiducia al governatore presentata dall'opposizione. Mozione bocciata dalla maggioranza. 

«Cuffaro contattava Colletti – prosegue la giudice – rassicurandolo che il lunedì successivo avrebbero formalizzato la delibera per la sua conferma». Ecco le intercettazioni del Ros: «Io alle tre vado da Schifani», diceva l'ex governatore. Colletti, prossimo alla pensione, era preoccupato: «Se si supera il 4 luglio non posso essere nominato». Arrivò il giorno in cui Cuffaro lo rassicurò: «Tutto apposto, lunedì fanno la delibera e subito ti contrattualizzano. Va bene? Puoi dormire sogni tranquilli».

Il 20 giugno 2024, Colletti ebbe la notizia della riconferma da Salvatore Iacolino, il dirigente generale del Dipartimento per la pianificazione strategica dell'assessorato regionale alla Salute: «Sono stato oggi tutta la giornata in presidenza – disse Iacolino, facendo riferimento alla presidenza della Regione – abbiamo accelerato… i decreti di nomina sono stati firmati». La segnalazione a Schifani era andata a buon fine.

In quei giorni, Cuffaro si muoveva senza soste per allargare i posti di quel concorso che gli stava tanto a cuore. Protestò pure con l'assessore alla Salute Daniela Faraoni, intanto arrivata a casa sua: «Ti faccio vedere il bando? Io sono in difficoltà perché avevo un sacco di gente... ci sono solo quindici posti». Cuffaro voleva piazzare un numero maggiore di raccomandati. L'assessora (ancora oggi in carica) provò a tranquillizzare l'ex governatore: «I posti li hanno messi tutti, presidente». Ma Cuffaro era arrabbiato: «Sì, ma non quaranta come dicevi tu. Quindici». 

Cuffaro si diede davvero un gran da fare per piazzare i suoi raccomandati. E il giorno dopo le perquisizioni disposte dalla procura di Palermo si sfogò con i carabinieri: «Ho fatto una minchiata». 

Eppure, nei giorni in cui brigava per il concorso rilasciava interviste ribadendo di essere un uomo cambiato: «Il cuffarismo è ormai morto, oggi c'è il cuffaresimo, che vuol dire farsi carico degli ultimi», così diceva. Ma, in realtà, Totò Cuffaro era tornato ad essere un potente politico affarista dopo gli anni trascorsi in carcere: «Noi abbiamo Palermo, Enna e Siracusa», diceva soddisfatto, vantando il controllo delle principali aziende sanitarie siciliane. «Queste strutture rispondono a noi… il direttore generale è amico nostro». Così Cuffaro era tornato a gestire nomine, concorsi e appalti. «Non serve solo a fare bene al pubblico, serve anche a fare bene alla Democrazia Cristiana», disse una volta al fidato Colletti.

La Repubblica, 4/12/2025

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