
Don Angelo Bertolino celebra i funerali di Rizzotto
Una Chiesa Madre piena a metà stamattina ha accolto i funerali di Luciano Rizzotto, celebrati dal parroco don Angelo Bertolino. Un morto suicida, Luciano. Non ce l’ha più fatta a continuare a vivere da solo, senza sostegno, in una casetta di campagna in contrada San Calogero, senza luce, senza acqua e senza riscaldamento. Ed ha cercato nella “fine di tutto” la soluzione dei suoi problemi. Si è impiccato ed è stato trovato così in casa dai Carabinieri e dagli operatori del 118, che ne hanno constatato la morte. Tutto chiaro, purtroppo, nessun dubbio, un’altra vita spazzata via. E il giudice ha dato l’autorizzazione alla sepoltura.
Luciano aveva 40 anni e dei disagi psichici che la famiglia non è riuscita a gestire. Probabilmente dovevano intervenire in maniera decisa il servizio di psichiatria dell’ospedale insieme ai servizi sociali del comune. La famiglia non ce l’ha fatta a convivere con una persona che manifestava i disagi di Luciano. Fuori di casa, è andato a vivere nel casolare di contrada S. Calogero. Fino alla notte del 24 dicembre, vigilia di Natale.
Don Angelo nel saluto/omelia ha voluto spiegare perché la chiesa cattolica, che fino a qualche tempo fa non accoglieva in chiesa i suicidi, oggi - facendo leva sul principio di misericordia sottolineato da Papa Francesco - invece li accoglie e celebra i funerali. “Bisogna ricordare sempre che il suicidio è un’offesa a Dio e un peccato per la società - ha sottolineato don Angelo - ma chi siamo noi per giudicare cosa è passato per la testa a Luciano”. “Cercate un sacerdote, non aspettate che venga a cercarvi”, ha aggiunto il sacerdote. Una parabola un po’ diversa da quella del buon pastore, che forse sarebbe stata più adatta a questi giorni difficili che vive Corleone.
Per restare nello spirito della parabola, probabilmente sarebbe corretto che un po’ tutti acquisissimo lo spirito del “buon pastore”, cercando con amore e determinazione le “pecorelle smarrite”. Dal punto di vista laico, dobbiamo pretendere dei “pronto soccorso sociali”, capaci di prevenire drammi che stiamo vivendo.
Siamo tutti chiamati in causa come singoli cittadini, ma a maggior ragione come istituzioni, parrocchie, sindacati, associazioni. Ci sono altre persone con i disagi di Luciano a Corleone? Probabilmente si. Anzi, sicuramente si. Allora i servizi sociali del Comune e i servizi socio-sanitari del distretto 40 devono individuarli, monitorarli, aiutarli. La chiesa, i sindacati, le associazioni devono avere occhi ed orecchie sensibili e segnalare situazioni di sofferenza psico-sociale. Le famiglie devono superare paure, vergogne, frustrazioni e chiedere aiuto. Insieme possiamo fare qualcosa per i cittadini in difficoltà, da soli partecipare ai… funerali.
Dino Paternostro

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