domenica, dicembre 28, 2025

La terra amata, custodita, rispettata: Lorenzo Reina

Il teatro Andromeda

Lorenzo Reina
di LAURA LIISTRO

Santo Stefano Quisquina saluta Lorenzo Reina non solo come il creatore del Teatro Andromeda, ma come un artista totale, capace di restituire senso, bellezza e dignità a un territorio e ai suoi simboli più profondi. La sua opera non si limita a un capolavoro architettonico incastonato tra i monti Sicani: è una visione del mondo che intreccia arte, natura e spiritualità, riconosciuta anche con il Premio Honos 2019, del quale Reina ha incarnato pienamente i principi.

La bellezza della sua terra, con la simbologia naturale dei Sicani, Lorenzo Reina è riuscito non solo a custodirla, ma a materializzarla, a farla parlare. La sua arte nasce da un rapporto intimo e rispettoso con il paesaggio, come se ogni opera fosse una traduzione silenziosa della voce della montagna, del vento, della luce. Le sue sculture, le installazioni e le architetture non impongono una presenza: emergono dal luogo, come se fossero sempre state lì.

Reina al premio Honos 2019 

Pietra, cielo, silenzio e luce diventano materia artistica. Ogni gesto è misurato, essenziale, frutto di un ascolto profondo. In questo approccio etico ed estetico si riflettono i valori dell’Honos: rispetto, responsabilità, fedeltà alle radici, dignità del fare. 

Lorenzo Reina non ha mai separato l’arte dalla vita, né la bellezza dalla coerenza.

Il Teatro Andromeda rappresenta la sintesi più alta di questa ricerca: una scultura abitabile, un’opera totale in cui convergono arte visiva, architettura, astronomia e filosofia. 

Come l’eremo di Santa Rosalia, incastonato tra i boschi, è luogo di raccoglimento e dialogo con l’invisibile, così il Teatro Andromeda si affaccia al mondo dalla montagna, dominando la valle della dignità. 

Una dignità che ha contraddistinto Lorenzo Reina in ogni sua scelta.

Andromeda è anche il cuore di un’esperienza rituale che Reina ha saputo riportare in vita, restituendo senso e profondità ai riti dei solstizi e ricreando quel filo antico tra l’uomo e la natura. 

Con le celebrazioni del solstizio d’estate e d’inverno, il teatro diventa spazio sacro laico, dove il passaggio delle stagioni viene celebrato attraverso la luce, la musica e la danza. Eventi intensi, sospesi nel tempo, capaci di generare un’atmosfera che molti definiscono “magica”.

Il momento culminante è l’ingresso del sole nella “Maschera della Parola”, gesto simbolico in cui la luce diventa messaggio, “parola di luce”: una sintesi perfetta della sua poetica, in cui la bellezza non è mai muta, ma rivelazione.

Questi riti, che attirano visitatori da tutta Italia e dall’estero, non sono spettacoli nel senso comune del termine. Sono esperienze collettive di contemplazione e consapevolezza, come testimoniano anche iniziative quali il “Solstizio di Pace 2025”, che hanno rafforzato il valore spirituale e universale di Andromeda come luogo di incontro tra culture e sensibilità diverse.

Nella cosiddetta “Sicilia fredda”, spesso relegata ai margini, Lorenzo Reina ha costruito un’estetica della resistenza e della lentezza. 

Non ha mai venduto il suo pensiero né il suo fare a una società commerciale. 

Ha lasciato la sua opera al mondo, ma a quel mondo capace di comprendere il senso del sacrificio, di vedere oltre la bellezza immediata, di rispettare la propria terra senza offenderla con nessuna forma di violenza.

Il vero tesoro che lascia a Santo Stefano Quisquina è una visione: l’idea che l’arte possa ricucire il rapporto tra uomo e natura, tra passato e futuro, tra materia e luce, senza mai tradire la dignità.

Oggi, tra i Sicani, la sua opera continua a parlare. 

Non come monumento immobile, ma come esperienza viva. Lorenzo Reina ha saputo trasformare la bellezza in linguaggio, in rito, in comunità, in memoria condivisa.

Quella luce, diventata parola, continua a illuminare chi sa fermarsi ad ascoltare.

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