DI TULLIO FILIPPONE
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| L'ospedale Villa Sofia di Palermo |
Quarantatrè ospedali siciliani sono stati bocciati per gli standard di qualità bassi delle prestazioni sanitarie degli ultimi due anni: ben 103 le procedure di "audit", cioè revisione dei livelli di assistenza. Un dato enorme che rappresenta poco meno di un terzo degli audit di tutta Italia, che sono 333.
È la fotografia delle difficoltà della sanità siciliana che emerge dal rapporto Agenas, l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, che ogni anno valuta l'assistenza sanitaria con il Programma nazionale esiti, basato su 218 indicatori e 8 ambiti clinici: cardiocircolatorio, nervoso, respiratorio, chirurgia generale, chirurgia oncologica, gravidanza e parto, osteomuscolare e nefrologia. Secondo il report dell'agenzia, 43 ospedali siciliani hanno un livello basso o molto basso nella valutazione di qualità del 2025. Il dato è molto alto se si considera che gli ospedali bocciati in Italia sono 198 e quindi l'Isola, da sola, ha circa il 22% delle strutture sottoposte a revisione.
In questo caso solo la Campania, a quota 51, va peggio, ma la Sicilia è la prima in assoluto per i percorsi di verifica avviati, gli audit, affiancati dalla stessa Agenas e dal ministero. E non è un caso che il ministro alla Salute Orazio Schillaci abbia sottolineato che «il divario tra Nord e Sud è ancora elevato».
L'unica consolazione è che il numero è in leggero calo rispetto all'anno scorso, quando gli ospedali bocciati erano 6 in più. Questo perché sono usciti dalla lista l'ospedale Santa Marta e Santa Venera Acireale, il Maggiore di Modica, l'Humanitas Istituto clinico catanese di Misterbianco, l'Istituto oncologico del Mediterraneo di Viagrande, la clinica Villa Maria Eleonora di Palermo e l'Ismett di Palermo.
Per fare qualche esempio il Policlinico di Palermo ha 6 audit: come quelli sulla vulvoplastica eo l'infarto miocardico acuto. Ha 5 procedure, invece, il Cervello. Ma nella lista dei "rimandati" ci sono anche i privati come il Giglio di Cefalù, che ha 5 audit, e Villa Serena che ne ha 3.
Tra le note dolenti della sanità siciliana c'è l'alta percentuale del tasso di mortalità a 30 giorni dopo un intervento di bypass aorto-coronarico isolato e dopo un intervento sulle valvole cardiache. Per entrambi gli indicatori la soglia è fissata al 4%, ma l'Isola è stata l'unica regione a sforare la media, tra il 3 e 6%.
Non è un caso che nella top 10 tra le strutture con i dati peggiori in Italia, in cui si fanno almeno 100 interventi l'anno, ci siano tre siciliane: la Iscas Morgagni Pedara di Catania (6,39%), il Papardo Messina (4,56%) e il Policlinico di Palermo (4%).
In compenso la Sicilia si trova al di sopra della soglia ottimale per gli interventi di angioplastica coronaria eseguita entro 90 minuti dall'arrivo in ospedale su pazienti con infarto miocardico.
L'altro dato negativo della sanità siciliana e del Sud in generale è l'alta l'incidenza del parto cesareo nelle nascite, che nella maggioranza dei casi è sopra la soglia del 25% stabilita dal ministero.
Ma ci sono anche eccezioni positive, come il Cannizzaro di Catania, che rientra per 4 parametri su 7 tra le strutture con livello molto alto nell'ambito cardiocircolatorio. O la clinica Maddalena di Palermo che è al top con 7 parametri sul 7 nella chirurgia oncologica. Ma è nell'ambito osteomuscolare che si trovano più strutture siciliane di eccellenza, tutte private: le cliniche Noto, Latteri e Orestano di Palermo, la Trigona di Noto, Villa dei Gerani e Sant'Anna di Erice, Villa Salus di Melilli, la Santa Lucia di Siracusa, la Carmona di Messina e la Valsalva di Catania. Tutte con 6 parametri molto alti su 8.
La Repubblica Palermo, 10/12/25

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