martedì, dicembre 09, 2025

Gianni Cuperlo (Pd): “Combattere l’antisemitismo in ogni sua forma e manifestazione non è una posizione politica, è semplicemente una legge morale“

Gianni Cuperlo 

Gianni Cuperlo 

Partiamo dalla fine. Combattere l’antisemitismo in ogni sua forma e manifestazione non è una posizione politica, è semplicemente una legge morale o, se preferite, una condizione dello spirito. Ne deriva che dividersi su quel terreno non appartiene alla dialettica tra opinioni, è semplicemente una laica bestemmia. 

Tradotto, se io pensassi che Delrio e altri senatori del Pd dubitano della mia capacità di distinguere tra la critica doverosa al governo di Netanyahu e un possibile cedimento o tolleranza verso rigurgiti antisemiti, molto semplicemente non potrei militare nello stesso partito, e lo stesso varrebbe per loro. Solo ipotizzarlo offenderebbe le biografie di tutti e di ciascuno e ciascuna. 

Fissata la premessa passiamo al merito. Alcuni senatori del Pd che hanno firmato una proposta di legge per il contrasto dell’antisemitismo sono stati mossi da un bisogno condiviso: prevenire e perseguire atti, parole, simboli e azioni tese a resuscitare gli incubi peggiori dell’odio e violenza antiebraica. Finalità che in sé nessuno può contestare. 

Accade, però, che figure insospettabili (termine improprio, ma non ne trovo uno migliore) abbiano levato voce per segnalare i rischi di possibili effetti contraddittori con lo scopo indicato. 

Parliamo di personalità che giudicano controversa la definizione di antisemitismo dell’Ihra (International Holocaust Remembrance Alliance), contestata a suo tempo da diversi tra i maggiori specialisti dell’antisemitismo e della Shoah. 

In particolare, temono una equiparazione pericolosa tra un ritorno dell’antisemitismo e qualunque critica di ordine politico rivolta al governo israeliano. 

Ritengono che proposte di legge come quelle depositate da alcuni gruppi possano finire con l’alimentare nuove ostilità e campagne d’odio verso gli ebrei e lo Stato d’Israele. 

Poiché in questa riflessione i nomi contano è bene ricordare tra i firmatari della critica i profili autorevoli di Anna Foa, Carlo e Lisa Ginzburg, Stefano Levi della Torre, Helena Janeczek, per citarne solamente alcuni. 

Gad Lerner, anch’egli tra i sottoscrittori di quell’appello, si è rivolto direttamente a Graziano Delrio motivando il suo allarme con toni diretti: “non ti rendi conto che la legge speciale a tutela di noi ebrei, presentata pure con le migliori intenzioni, finirà solo per fomentare il pregiudizio antisemita e metterci ancor di più nel mirino?”. 

Su queste basi, non altre, il capogruppo del Pd al Senato, Francesco Boccia, ha marcato dubbi e problematicità della proposta. 

Da lì, giornate di polemiche aspre su giornali e tv offrendo il messaggio e l’immagine di un Partito Democratico capace di dividersi su uno dei pochi terreni dove eventuali – e insisto, incomprensibili perché inesistenti – divisioni avrebbero la conseguenza di annullarne l’identità. 

E allora? Allora, parafrasando l’antico detto morettiano, smettiamola di farci del male perché avremo pure i nostri limiti, ma questa scena non la meritiamo e non la meritano i nostri iscritti ed elettori. 

Alla testa di Israele vi è oggi un governo criminale? La risposta è sì e credo che a pensarlo siamo tutte e tutti. Ciò comporta abbassare la guardia vigile e combattiva contro fenomeni sempre più diffusi di antisemitismo compresa l’assurda sovrapposizione tra quella piaga e la radice storica del movimento sionista? La risposta categorica è no, e a pensarlo siamo di nuovo tutte e tutti. 

Riconoscere entrambe queste verità implica una volontà che dovrebbe agire a premessa. Evitare che attorno a un principio politico e morale si attivi una competizione fatta di avanguardie o primazie. Sarebbe bastato discutere con serietà, rigore e rispetto reciproco nella sede deputata – l’assemblea di deputati e senatori del Pd – per condividere quel punto di sintesi che ha da esistere per un motivo tanto scontato da apparire banale. Perché, se quella sintesi non vi fosse sarebbero messe in discussione le ragioni fondanti di quel partito. E questo, tra tutti, sarebbe il peccato davvero imperdonabile.

Gianni Cuperlo

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