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La prima pagina del testamento di Sebastiano Riggio (Archivio notarile Solarino)
Laura Liistro
La storia della Cappellania e dell’Immacolata Concezione istituita nel XIX secolo a Solarino rappresenta un esempio significativo della complessa relazione tra fede, potere familiare e mutamenti legislativi nell’Italia pre e post-unitaria.
La fondazione, voluta da Don Sebastiano Riggio nel 1842 all’interno della madrice chiesa di San Paolo, si configura non come una cappellania ecclesiastica, ma come una vera e propria cappellania laicale.
Questa distinzione è fondamentale: mentre le cappellanie ecclesiastiche sono istituite da enti religiosi, sottoposte alla piena giurisdizione del vescovo e dotate di patrimoni riconosciuti come beni ecclesiastici, le cappellanie laicali nascono dall’iniziativa privata di famiglie o individui che destinano al culto parte dei propri beni, mantenendone però la natura civile.
Nel caso delle cappellanie laicali, come quella fondata da Riggio, il fondatore conserva il diritto di patronato, cioè la facoltà di nominare il cappellano e stabilire che, nel corso del tempo, la celebrazione del culto sia affidata prioritariamente a sacerdoti appartenenti al proprio ceppo familiare.
Il testamento del 1842 e la volontà del fondatore

La cappella dell’Immacolata 
La chiesa di S. Paolo apostolo di Solarino
Il testamento di Sebastiano Riggio definì con grande precisione patrimoni, rendite e modalità di gestione del beneficio, dimostrando un forte intento di garantire stabilità e continuità nel culto. L’aspetto più rivelatore compare nell’atto aggiuntivo del 13 marzo 1842, nel quale egli scrive: «L’anno 1842 il giorno 13 Marzo in Solarino Io qui sottoscritto Sebastiano Riggio dispongo che detta dote della Cappellania da me fondata nel mio testamento ne pagassero onze due, tarì sei in ogni anno in perpetuo al Parroco per stemi per olio, cera, per farmi una messa cantata per funerale ogni anno.» La formula “in perpetuo” non lascia dubbi sulla volontà del fondatore: il patrimonio da lui assegnato doveva mantenere nel tempo le celebrazioni e garantire decoro liturgico, confermando la natura privata, familiare e laicale della cappellania.
Il diritto di patronato sancito da Riggio, che prevedeva la scelta del cappellano tra sacerdoti delle linee Riggio o Bordonaro, mostra come questa istituzione avesse non solo una funzione religiosa, ma anche un valore simbolico e sociale, legato al prestigio familiare e alla conservazione delle sue prerogative. Le rendite destinate al culto e i beni fondiari costituivano un patrimonio significativo che la cappellania contribuiva a mantenere e trasmettere, rafforzando il ruolo dei discendenti nella comunità.
La cappellania si trovò presto a confrontarsi con le trasformazioni introdotte dalle leggi eversive dell’asse ecclesiastico tra il 1850 e il 1870. Queste riforme ridimensionarono il potere economico del clero e ridefinirono l’assetto dei beni destinati al culto.
Pur essendo una cappellania laicale, e quindi non appartenente direttamente alla Chiesa come ente amministrativo, la fondazione di Riggio non fu immune agli effetti delle nuove normative: l’usufrutto dei beni fu limitato e progressivamente sostituito da assegni compensativi, spesso insufficienti a sostenere le celebrazioni prescritte dal testatore.
La cappellania sopravvisse come istituzione religiosa, ma con risorse ridotte, riflettendo una trasformazione più ampia dell’assetto sociale ed economico dell’epoca.
I documenti testamentari e notarili di Riggio, conservati nelle loro forme linguistiche originarie, costituiscono oggi una fonte preziosa per comprendere la struttura sociale della Solarino ottocentesca.
Attraverso di essi emergono non soltanto le norme e le pratiche con cui venivano istituiti e amministrati i benefici religiosi, ma anche il ruolo centrale delle famiglie nella vita comunitaria e il modo in cui le trasformazioni politiche nazionali influenzarono realtà locali apparentemente lontane dai grandi centri di potere.
La vicenda della Cappellania dell’Immacolata rivela così un equilibrio delicato tra tradizione, diritto e devozione, diventando un capitolo significativo della storia locale e un esempio emblematico del passaggio dall’età feudale allo Stato unitario.
Laura Liistro

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