
Alaa Faraj ieri sul sagrato della Cattedrale di Palermo
DI CLAUDIA BRUNETTO
La domanda più difficile arriva quasi subito: «Come stai?». Come deve stare Alaa Faraj che per lo Stato italiano è un trafficante condannato a 30 anni e che ieri, con il primo permesso del tribunale di sorveglianza in dieci anni di carcere già scontati, era sul palco allestito nel sagrato stracolmo della cattedrale di Palermo per parlare del suo libro Perché ero ragazzo, pubblicato da Sellerio? Una serie di lettere ad Alessandra Sciurba, docente di filosofia del diritto conosciuta in carcere, che dopo la pubblicazione del libro ha il divieto assoluto di incontrarlo ancora. Almeno tra le sbarre.
«Dopo dieci anni in prigione mi trovo qui in mezzo al vostro affetto straordinario», dice Faraj, che oggi ha trent'anni. «La considero una grande vittoria, un dono. Ma la parola giusta è miracolo. Questo libro per me è stata una terapia».






































