Il Comitato Esecutivo della Conferenza dei Sindaci della Provincia di Palermo esprime forte disappunto per le modalità con cui si èsvolta la riunione della Conferenza permanente per la programmazione sanitaria regionale, convocata per l’esame della nuova proposta di rete ospedaliera.
All’incontro tenutosi lunedì 28 luglio hanno preso parte soltanto 4 delle 9 province siciliane(Palermo, Messina, Caltanissetta e Agrigento), senza che fosse illustrata né condivisa formalmente la bozza aggiornata del documento in esame. Nonostante le richieste avanzate da diversi sindaci, tra cui quella del Presidente della Conferenza dei Sindaci della Provincia di Palermo, Walter Rà – puntualmente verbalizzata – non è stata fornita alcuna documentazione né possibilità di visione preventiva del testo.
“L’assessore regionale Daniela Faraoni ha dichiarato che la bozza era già stata trasmessa alla Giunta regionale e alla VI Commissione dell’Ars, ritenendo dunque conclusa la fase di confronto con i rappresentanti dei territori. Una posizione che ha sollevato ulteriore perplessità e che ha portato Anci Sicilia ad astenersi dal voto, seguita dai rappresentanti delle province di Palermo e Messina. Hanno invece votato favorevolmente le province di Caltanissetta e Agrigento.
Nonostante l’assenza del necessario consenso ampio e rappresentativo, l’assessoratoha considerato la bozza approvata grazie ai due voti degli assessori regionali presenti e ai due voti favorevoli espressi dalle province citate. Un atto che svilisce il ruolo della Conferenza permanente e ne mina la legittimità istituzionale.
Grave e inaccettabile, inoltre, la successiva diffusione di un comunicato ufficiale che annuncia un’approvazione unanime e condivisa della nuova rete ospedaliera, in palese contraddizione con quanto accaduto e verbalizzato nel corso della seduta”.
I sindaci della provincia di Palermo denunciano con fermezza tanto il metodo quanto il contenuto di tale approvazione, ribadendo la richiesta – già formalizzata – di ricevere la bozza aggiornata per una valutazione puntuale, prima di qualsiasi deliberazione definitiva.
“La tutela della salute pubblica è un diritto fondamentale che non può essere subordinato a logiche burocratiche o scorciatoie procedurali. I rappresentanti delle comunità locali devono essere messi nelle condizioni di partecipare attivamente e consapevolmente a scelte che incideranno in modo profondo sulla qualità della vita dei cittadini.
Tagliare posti letto senza una parallela e coerente riorganizzazione dei servizi territoriali rischia di compromettere l’equità del sistema sanitario, riducendo le prestazioni disponibili e aggravando le disuguaglianze sanitarie e sociali, soprattutto nei territori più fragili“.
IlSicilia.it, martedì 29 Luglio 2025


1 commento:
La vicenda denunciata dal Comitato Esecutivo della Conferenza dei Sindaci della Provincia di Palermo rappresenta l’ennesima dimostrazione di un approccio verticistico, opaco e centralistico alla programmazione sanitaria, in totale contrasto con i principi di partecipazione democratica, trasparenza istituzionale e tutela della salute pubblica sanciti dalla Costituzione italiana e dalla normativa nazionale.
1. Sul metodo: assenza di trasparenza e partecipazione democratica
La mancata condivisione preventiva della bozza aggiornata con i rappresentanti delle autonomie locali è un fatto gravissimo. L’assessore regionale ha di fatto esautorato i sindaci dal loro ruolo di garanti della salute nei territori, non fornendo alcuna documentazione utile né consentendo un confronto reale e costruttivo. La successiva dichiarazione di “approvazione unanime” è falsa nei fatti e gravemente lesiva della verità istituzionale, configurando un possibile caso di manipolazione della comunicazione pubblica.
2. Sulla legittimità: una forzatura politico-istituzionale
L’aver considerato approvata la bozza in assenza di un quorum rappresentativo e in presenza di sole 4 province su 9, di cui due astenute e due favorevoli, mina la legittimità dell’intero processo decisionale, riducendo la Conferenza permanente ad un organo puramente consultivo svuotato di ogni funzione. L’atto deliberativo si configura quindi come un grave strappo istituzionale, che rischia di creare un precedente pericoloso.
3. Sul merito: tagli lineari, senza programmazione territoriale
Le anticipazioni sui contenuti della nuova rete ospedaliera indicano una tendenza a ridurre posti letto e strutture senza alcuna garanzia di rafforzamento dei servizi territoriali o di assistenza intermedia. Questo approccio è tecnicamente errato, socialmente dannoso e giuridicamente discutibile. Tagliare posti letto in ospedale senza investire contestualmente in medicina del territorio, cure domiciliari e assistenza infermieristica di prossimità significa spingere il sistema verso il collasso, specialmente nei contesti più deboli come le aree interne, le periferie urbane e le province disagiate.
4. Sulle conseguenze: aumento delle disuguaglianze sanitarie
Il rischio maggiore è la rottura dell’universalismo del Servizio Sanitario Nazionale, a favore di un modello selettivo, centrato su grandi poli ospedalieri a cui i cittadini più fragili (anziani, cronici, disabili) non riusciranno ad accedere con continuità. In assenza di una seria pianificazione territoriale, il taglio dei servizi ospedalieri si tradurrà in una riduzione dell’accessibilità, un peggioramento degli esiti clinici e un aumento del ricorso al privato, con oneri insostenibili per le famiglie.
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Conclusioni e proposte
La sanità pubblica non può essere governata con atti unilaterali e logiche ragionieristiche. Serve una vera pianificazione partecipata, basata su:
Analisi epidemiologiche locali e fabbisogni reali di salute.
Potenziamento della medicina territoriale, infermieristica e preventiva.
Valutazioni di impatto sociale delle riorganizzazioni.
Rispetto per il ruolo dei sindaci, rappresentanti democratici delle comunità.
Occorre fermare questa proposta finché non verranno rispettate le minime condizioni di trasparenza, legalità e coinvolgimento territoriale. La salute non è una variabile di bilancio: è un diritto fondamentale, non negoziabile.
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