giovedì, luglio 17, 2025

Promesse disattese e lo spettro Epstein agitano l’America che ha votato Trump


Antonio Di Bella

No , la “pirotecnia” di Trump non è frutto del carattere iracondo di un imperatore pazzo. È una serie di mosse disperate e contraddittorie nel vano tentativo di tenere insieme una coalizione politica che comincia a scricchiolare. 

Per ottenere il consenso e il voto che lo ha portato alla Casa Bianca Trump aveva fatto molte promesse: ritirarsi dalle guerre all’estero (“America first”) scacciare i migranti, abbattere l’inflazione e rilanciare l’economia, combattere il “deep state” e fare trasparenza totale su tutti i dossier segreti dall’omicidio Kennedy allo scandalo Epstein (il finanziere al centro di una rete pedofila morto in carcere in circostanze misteriose). Una dopo l’altra le sue promesse vengono disattese e pezzi del suo elettorato cominciano a chiederne conto.

La «pace in 24 ore» promessa per Ucraina e Medio Oriente si è rilevata una chimera.

Non solo. La promessa di chiudere con le missioni militari all’estero è stata violata con il bombardamento sull’Iran (e i recenti sviluppi del conflitto fra Israele e Siria dimostrano che la pace è tutt’altro che vicina nella regione). Il caro amico Vladimir ha irriso il presidente americano costringendolo a riaprire i rubinetti dell’invio di armi a Kiev (sia pure pagati dall’Europa). E per i duri e puri del movimento Maga, Putin è l’alfiere dei valori tradizionalisti e conservatori e andrebbe appoggiato sempre nel conflitto contro la decadente e liberale Europa.

Per oscurare questi fallimenti niente di meglio che un turbinio di annunci bellicosi sui dazi e le tariffe. Ma gli effetti negativi cominciano a farsi sentire anche dal cittadino comune. Inflazione al 2,7 per cento, salario settimanale medio a meno 0,4 per cento (fonte Wall street Journal). Nei supermercati i giocattoli costano l’1,8 per cento in più e i prodotti cartacei 1,4 in più. E il cibo? L’aumento era inevitabile giacché il 60 per cento della frutta venduta sugli scaffali americani viene dall’estero. Umiliare il Messico con le tariffe può solleticare l’orgoglio ma colpisce il portafoglio. E in modo analogo cominciano a soffrire quelle aziende (ristoranti, bar e agricoltura) che si reggono su quei migranti che oggi vengono rastrellati casa per casa. La promessa elettorale è rispettata ma l’economia ne risente. E in alcune diocesi del Texas i sacerdoti hanno dispensato i fedeli dall’obbligo della messa domenicale: fuori dalle chiese sono frequenti i raid dell’antiimmigrazione. Anche l’episcopato statunitense, tradizionalmente conservatore, è ormai in aperto conflitto con la Casa Bianca.

Può sembrare strano ma al primo posto dei problemi più insidiosi per l’alleanza politica trumpiana non c’è nessuno di quelli qui elencati ma un tema per noi europei forse incomprensibile che è in realtà centrale per la “pancia” dei conservatori americani. La bandiera più sfavillante del movimento Maga (Make america great again) è sempre stata la lotta contro il mitologico “deep state” lo stato profondo e oscuro che tutto controlla d’intesa con la grande finanza e le elites liberali (uno spruzzo di antisemitismo non manca mai). Trump aveva promesso di rivelare tutti i segreti nascosti (il complottismo ossessivo è parte fondante del suo elettorato). Ma quando è venuto il momento di rendere pubblici i dossier sulla rete pedofila di Jeffrey Epstein che organizzava festini con minorenni ed è stato per questo condannato, morendo poi in carcere, tutto si è fermato. Trump ha ordinato di bloccare la pubblicazione dei documenti. E sono saltate fuori molte foto dello stesso presidente assieme al pedofilo in decine di feste (e c’è chi giura che esistano filmati e foto ben più compromettenti). Un paradosso perché per anni la demagogia della destra americana aveva indicato in giri pedofili o comunque di sesso a pagamento la colpa suprema delle elites democratiche. Una specie di Bibbiano in salsa yankee che però ora si rivolta contro chi l’ha alimentato. Così se anche Trump riuscirà a rattoppare i suoi guai in politica internazionale e in campo economico, correrà paradossalmente il rischio più grosso con il presunto insabbiamento di uno scandalo sessuale (tutto da dimostrare).

“Parlateci di Epstein” assomiglia molto a “Parlateci di Bibbiano”. E questa volta la vittima potrebbe essere Donald Trump.

Antonio Di Bella

GdS, 17 luglio 2025

Nessun commento: