domenica, luglio 06, 2025

Mafia e appalti, i brogliacci saltano fuori dopo 33 anni

L’ex pm Gioacchino Natoli

Donata Calabrese

Palermo - Rinvenuti tutti i brogliacci legati ad un filone del dossier Mafia e appalti. Sono stati trovati dal Gico della guardia di finanza di Caltanissetta che ha eseguito la ricerca e l’acquisizione degli atti, nell’ambito di un’indagine della direzione distrettuale antimafia nissena che riguarda una delle piste che gli inquirenti seguono per far luce sulla strage di via D’Amelio. 

I brogliacci, erano negli archivi del tribunale di Palermo, racchiusi in quattro buste di colore giallo. Buste ancora sigillate con i timbri della guardia di finanza apposti nel 1992, ricoperti di polvere e lasciati a terra in archivi da tempo non utilizzati. Proprio quei sigilli dimostrerebbero che quelle buste non sono state toccate mai da nessuno.

«Si tratta - si legge in una nota della guardia di finanza a firma del colonnello Stefano Gesuelli - dei brogliacci contenenti le intercettazioni effettuate negli anni ‘90» e riguardano delle conversazioni effettuate su un’indagine che avrebbe consentito di svelare pericolosi intrecci tra mafia, politica e imprenditoria. 

L’inchiesta avrebbe toccato in particolare le aziende del gruppo Ferruzzi, che si occupava dello sfruttamento delle cave delle Alpi Apuane. «Il ritrovamento dei brogliacci - scrive ancora la guardia di finanza - è stato ottenuto al termine di ricerche durate più di due anni e che hanno comportato la consultazione di più di duemila faldoni con centinaia di migliaia di pagine di documenti». Il contenuto delle trascrizioni è attualmente al vaglio degli inquirenti mentre le bobine, ritrovate tempo fa e finite agli atti dell’inchiesta, sono state già passate al setaccio dagli inquirenti. Il contenuto corrisponderebbe a quanto riportato nei brogliacci.

Bobine e brogliacci, entreranno a far parte del fascicolo che vede indagato l’ex pm del pool antimafia di Palermo Gioachino Natoli, accusato di favoreggiamento aggravato alla mafia nell’ambito di un’inchiesta della magistratura nissena sulla strage in cui morirono il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta. Insieme a lui sono indagati anche l’ex procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone e l’allora capitano della guardia di finanza, Stefano Screpanti, perché avrebbero insabbiato una tranche dell’inchiesta Mafia e appalti, indagine che, secondo alcuni, sarebbe il vero movente dell’attentato di via D’Amelio. Sul quel filone stava indagando la procura di Massa Carrara. Gli atti successivamente vennero inviati prima a Roma e nel 98 alla procura di Palermo. Secondo i pm di Caltanissetta, sarebbe stata condotta solo «un’indagine apparente» limitando tra l’altro, le intercettazioni telefoniche, «per un lasso temporale (inferiore ai 40 giorni per la quasi totalità dei target) e solo ad una parte delle utenze da sottoporre necessariamente a captazione». L’allora procuratore di Palermo Pietro Giammanco, nel frattempo deceduto e Giuseppe Pignatone, all’epoca sostituto procuratore, secondo l’accusa, «per occultare ogni traccia del rilevante esito delle intercettazioni telefoniche», avrebbero istigato Natoli, esecutore materiale «a disporre la smagnetizzazione delle bobine e la distruzione dei brogliacci». 

Venerdì scorso, su sua richiesta, Natoli è stato nuovamente convocato ed ascoltato per dodici ore dai magistrati nisseni, guidati dal procuratore Salvatore De Luca. L’ex pm di Palermo, assistito dagli avvocati Fabrizio Biondo, Ninni Reina ed Ettore Zanoni, ha risposto a tutte le domande dei magistrati chiarendo la sua posizione in ordine a quanto gli viene contestato. Natoli era stato convocato dalla procura di Caltanissetta, esattamente un anno fa e si era avvalso della facoltà di non rispondere. Il rinvenimento dei nastri e adesso delle trascrizioni, dimostrerebbe come l’ordine non sarebbe mai stato eseguito e cioè che nessuno ha mai dato seguito alla disposizione (prassi dell’epoca in caso di irrilevanza delle registrazioni) di smagnetizzare le bobine e distruggere i brogliacci, tesi inizialmente avanzata dai pm di Caltanissetta. Lo scorso ottobre, i legali di Natoli, scoprirono che il provvedimento con il quale veniva ordinata la distruzione delle intercettazioni e dei brogliacci dell’inchiesta sul dossier Mafia e appalti, riguardante l’imprenditore Buscemi, era un modulo prestampato che negli anni ‘90, veniva utilizzato quando si archiviava un procedimento o in casi definiti con sentenza. Lo stesso ordine prestampato, è stato trovato in altri 62 procedimenti, riguardanti varie indagini. (*DOC*)

GdS, 6 luglio 2025

Nessun commento: