venerdì, luglio 18, 2025

Cuperlo: “Piena fiducia sull’operato pregresso del sindaco Sala e della sua giunta, ma è giusto rivendicare un’azione di discontinuità rispetto alla strategia e alla visione della Milano che verrà“


di GIANNI CUPERLO

La premessa è la solita, solida come sempre: faccia la magistratura il suo lavoro e sgomberiamo il campo da formule ritrite sulla “giustizia a orologeria” e altre scappatoie che non debbono albergare nel campo nostro.

Detto ciò, un paio di considerazioni sul “modello Milano” forse si possono condividere. La città ha conosciuto una particolarità storica che l’ha distinta da altre metropoli o capitali (da Parigi a Londra a New York), ed è che le principali industrie coi loro enormi stabilimenti non sono sorte ai margini (fuori dal perimetro) delle grandi aree urbane (e poi metropolitane), ma si sono sviluppate all’interno della città.

Alfa Romeo, Breda, Pirelli, OM…sono state a lungo parte integrante del tessuto urbano (e urbanistico) della Milano locomotiva industriale del Nord e non solo.

Quando i processi di deindustrializzazione hanno colpito quei colossi con delocalizzazioni e chiusure si è posto il tema di come restituire quelle aree alla città ridefinendone il profilo e in certa misura la natura.

Si è avviata (anche) così l’opera altrettanto impegnativa che ha ri-profilato la Milano post-industriale.

Processo che si avvia con l’ultima giunta Albertini, prosegue con Moratti, Pisapia e Sala.

Un paio di dati possono aiutare a fotografare meglio il contesto.

Tra il 2014 e il 2018 la città ha attratto qualcosa come 15 miliardi di euro in investimenti immobiliari (più di ogni città europea, al secondo posto Monaco, terza Amsterdam).

Banalizzo e me ne scuso, ma a sostegno di questa fortissima attrazione vi sono stati anche oneri di urbanizzazione tra più bassi d’Europa e questa politica ha finito  col produrre una ricaduta negativa sugli investimenti in opere pubbliche (verde, servizi…).

Credo lo si debba giudicare un errore serio che le giunte di centrosinistra avrebbero dovuto correggere per tempo.

Siamo nella fase in cui la città diviene capitale di “grattacieli, centri commerciali, torri di vetro (quelli che sono stati battezzati simboli di un modernità verticale)”.

Parliamo di una Milano che ha prodotto Pil al 5% e attirato sul proprio territorio oltre 5mila aziende estere.

A questo punto, però, bisogna rovesciare la medaglia e osservarne con cura l’altro lato.

E’ accaduto che interi quartieri siano finiti convertiti al lusso (è una formula sintetica, ma basta per capirsi).

Molte fasce popolari si sono risvegliate espulse (tra queste: autisti, infermieri, poliziotti, insegnanti) a causa di costi abitativi che, mano a mano, si facevano semplicemente proibitivi.

Spiegano le statistiche come negli ultimi dieci anni i costi delle case siano lievitati di oltre il 40%, mentre gli affitti sono aumentati del 43%, il tutto a fronte di salari accresciuti solamente del 5%.

La sintesi (o se preferite, la morale)?

Il modello della città globale e dei salari locali non ha retto all’urto.

Ora, le potenzialità di Milano sono oggettive: dell’attrazione di imprese e risorse ho detto, ma la città conta tuttora otto università e 200mila studenti (che in buona misura, se fuori sede, faticano a mendicare un posto letto dignitoso).

Detto tutto ciò, e sulla base di queste scarne osservazioni, pare del tutto evidente che quel “modello Milano” abbia bisogno di essere rivisto, e non in modo superficiale.

Si deve capire come redistribuire quota di quella ricchezza in termini tali da offrire tutele, garanzie, opportunità a quante e quanti in questi anni si sono ritrovati dapprima ai margini e poi estromessi dal tessuto cittadino e da un senso di comunità.

Parliamo di un’operazione politica e culturale (sottolineo, politica e culturale) che altrove, in stagioni diverse, si è sperimentata con successo e che deve interpellare l’amministrazione attuale per i due anni che ancora mancano alla scadenza di questa sindacatura.

A fronte di questo, la vicenda giudiziaria (con la solida premessa scolpita in apertura) sviluppi il suo corso, ma sul piano politico, così come è giusto rivendicare un’azione di discontinuità rispetto a prassi invalse sin qui sul piano della strategia e visione della Milano che verrà, allo stesso modo è giusto (per me ovviamente) esprimere piena fiducia sull’operato pregresso del sindaco Sala e della sua giunta.

Lunedì si terrà il consiglio comunale con l’intervento annunciato del sindaco: immagino la gazzarra e le proteste (già anticipate ieri) fuori e dentro Palazzo Marino.

Per parte mia spero che da quella seduta esca un messaggio di fiducia alla città accompagnato dall’impegno a correggere scelte e modelli che hanno necessità di essere corretti.

Al fondo, la politica è questo: interpretare con onestà personale il mandato ricevuto cogliendo il bisogno di cambiare parte della rotta quando si comprende che è giusto farlo. 

Buona giornata e un abbraccio. 

Gianni Cuperlo 

18 luglio 2025 

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