Anna Patrizia ha gestito il sistema di comunicazione del superlatitante morto due anni fa. Fuori dal carcere per fine pena Calogero Lo Piccolo e Giovanni Sirchia. A Corleone, invece, è tornato Rosario Lo Bue, vecchio capomafia cresciuto alla scuola di Totò Riina e Bernardo Provenzano.
di SALVO PALAZZOLO
L’ultima scarcerazione eccellente è avvenuta domenica. Dal penitenziario di Vigevano (Pavia) è uscita Anna Patrizia Messina Denaro, la sorella prediletta di Matteo, l’ex superlatitante morto nel settembre di due anni fa. Era stata arrestata il 13 dicembre 2013, adesso ha finito di scontare il suo debito con la giustizia ed è tornata a Castelvetrano, nel cuore della Sicilia che custodisce ancora un pezzo dei segreti dei Messina Denaro. Di sicuro, Anna Patrizia conosce l’identità di “Parmigiano”, di “W” e del “Politico”, sono alcuni dei soprannomi che proteggono gli insospettabili complici segnati nei pizzini di Matteo Messina Denaro.
I segreti del passato sono il vero potere dei boss scarcerati. Segreti su beni mai sequestrati, su relazioni all’interno della società civile e del tessuto economico. Ne conservano davvero tanti segreti i boss scarcerati in questi ultimi giorni. Non c’è solo Anna Patrizia Messina Denaro.
Hanno finito di scontare il loro debito con la giustizia anche altri pericolosi mafiosi che fino a qualche tempo fa erano al carcere duro: a Palermo, sono tornati Calogero Lo Piccolo, l’erede della dinastia mafiosa di Tommaso Natale, e Giovanni Sirchia, di Passo di Rigano. A Corleone, è tornato invece Rosario Lo Bue, vecchio capomafia cresciuto alla scuola di Totò Riina e Bernardo Provenzano. Sono nomi che hanno segnato una pagina drammatica della storia siciliana, perché si sono resi protagonisti della riorganizzazione mafiosa dopo le stragi del 1992. Ecco perché l’Antimafia è in allerta, come accade per le scarcerazioni più importanti. Il ritorno sul territorio dei boss porta sempre delle conseguenze negli equilibri di potere, oggi probabilmente ancora di più. Perché gli arresti disposti dalla Direzione distrettuale antimafia diretta da Maurizio de Lucia hanno decimato i quadri dirigenti delle famiglie. Emblematico quello che è avvenuto nella periferia delloZen dopo il blitz del 181 eseguito a febbraio: si è scatenata una scia di violenza senza precedenti, segno che il governo criminale del territorio era saltato. Cosa accadrà adesso con il ritorno di uno dei capimafia più autorevoli di quel territorio? Allo Zen, il fratello di Calogero, Sandro, sparava e uccideva, per questo è rinchiuso all’ergastolo come il padre Salvatore. Di Calogero, i parenti dicevano: «Ha la testa dura». Nel 2018, tornato a Palermo dopo un periodo di sorveglianza speciale ad Alghero, decise di riprendersi il suo ruolo di erede, nonostante il padre dal carcere lo invitasse alla prudenza. Chissà, cosa avrà deciso in questi giorni.
Investigatori e magistrati scavano nel passato per comprendere anche le mosse future. Nel 2011, Anna Patrizia Messina Denaro reggeva il delicato sistema delle comunicazioni del latitante. Un giorno, andò in carcere a trovare il marito, Vincenzo Panicola, e lui gli fece capire che l’imprenditore Giuseppe Grigoli sembrava avere dei cedimenti dietro le sbarre. Una collaborazione con la giustizia di Grigoli sarebbe stata un grosso danno per la famiglia. Pochi giorni dopo, Anna Patrizia portò in carcere la risposta del fratello: «Non toccatelo, perché danno può fare – venne intercettata – può diventare una catastrofe». Lei non era d’accordo, era per una linea più dura, ma si fece come aveva deciso Matteo.
Come era riuscita Anna Patrizia a mettersi in contatto con il latitante? In quel periodo, la donna apriva un profilo Facebook dietro l’altro, con foto e nomi falsi. All’improvviso, nel dicembre 2013, pochi giorni prima dell’arresto, cancellò tutte le sue tracce sul Web. Soprattutto i messaggi della posta privata di un account in particolare. Forse, aveva ricevuto una soffiata?
Chissà se aveva comunicato via social col fratello quando bisognava prendere una decisione delicata, per il caso Grigoli. All’epoca, la donna boss aveva scelto per il suo profilo social principale il nome di un’imperatrice romana, Lucilla. Pensava in grande. E, chissà, se adesso sarà lei la vera erede del fratello.
La Repubblica Palermo, 29/7/25
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