martedì, marzo 26, 2024

Il 24 marzo 1980 l’arcivescovo Oscar Romero venne assassinato dalla dittatura di San Salvador mentre celebra messa. Papa Woytila non presenziò ai suoi funerali. Papa Francesco lo ha proclamato beato

Oscar Romero, arcivescovo di San Salvador 

Il 24 marzo 1980 una pallottola squarcia il silenzio di una chiesa gremita di gente. L’uomo che sta celebrando la messa cade a terra esanime, un attimo dopo aver alzato l’ostia consacrata. Un proiettile gli ha reciso la giugulare, uccidendolo sul colpo.

Non è un prete qualsiasi quello che viene colpito a morte da un sicario sul libro paga di Roberto D’Aubuisson, leader del partito reazionario ARENA. È Oscar Romero, arcivescovo di San Salvador dal 1977.

Romero nasce nel 1917 a Ciudad Barrios e viene ordinato sacerdote all’età di 25 anni.

Inizia la sua attività pastorale nel secondo dopoguerra. Sono gli anni della Guerra Fredda e l’America Latina è considerata dagli Stati Uniti un’area a rischio di espansione comunista. Per fermare i movimenti rivoluzionari e le spinte a sinistra le amministrazioni americane sono disposte a finanziare, sostenere diplomaticamente e armare governi autoritari.

In questo quadro i vertici della Chiesa Cattolica scelgono spesso di sostenere le dittature di destra che vanno instaurandosi nel continente. Alcuni preti però non ci stanno e nasce il movimento noto come Teologia della Liberazione. Ne fanno parte quei sacerdoti che predicano la vicinanza ai poveri e il sostegno, più o meno marcato, alla rivoluzione sociale.

Attenzione: Oscar Romero non appartiene a questa corrente, che sarà poi condannata dalla Chiesa. Anzi in varie occasioni ne disapprova le posizioni più estreme, giudicandole incompatibili con la fede cattolica. D’altro canto, però, Romero dimostra tutto il suo biasimo nei confronti di quei vescovi che appoggiano spassionatamente le dittature militari e ne sostengono le pratiche autoritarie. Poco dopo la sua nomina ad arcivescovo viene assassinato Rutilio Grande, sacerdote suo amico che lottava al fianco dei contadini. Per Romero è un passaggio cruciale. Da allora comincia ad attaccare i governi autoritari che si succedono in El Salvador, denunciando gli omicidi politici e le ingiustizie, difendendo a spada tratta i diritti dei più poveri. Il paese, intanto, sprofonda sempre più in una guerra civile in cui i famigerati squadroni della morte compiono violenze efferate.

In questo quadro le parole di Romero diventano sempre più dure. Scrive al presidente Carter chiedendogli di cessare l’invio di aiuti al governo del Salvador, informa Giovanni Paolo II che non potrà mai sostenere la giunta militare, arriva pubblicamente a chiedere ai soldati di disertare e di rifiutarsi di obbedire agli ordini. Per tutto questo venne ucciso.

Woytila non presenziò ai suoi funerali, in cui peraltro l’esercito sparò su chi era venuto a dargli l’estremo saluto. Gran parte della Chiesa a lungo lo dimenticò o peggio lo calunniò. Solo dopo l’elezione di Bergoglio la figura di Romero è stata riabilitata e ha ottenuto con parecchi anni di ritardo la beatificazione.


Da: Cronache Ribelli

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