
Nel libro “Accadeva in Sicilia”, a firma di Vittorio Nisticò, direttore “storico” del giornale siciliano L’Ora, quotidiano del pomeriggio, l’autore ripercorre gli anni dal ‘54 al ‘75 in cui ha diretto il giornale. Oltre ad essere un rendiconto dell’attività svolta, è soprattutto il racconto storico della Sicilia (ed anche dell’Italia) di quegli anni: la politica, i suoi rapporti con la mafia, la mafia, il costume.
Fin da subito si ha l’impressione di trovarsi davanti ad un importante documento che descrive i complessi meccanismi che sottendono al funzionamento di un giornale: i rapporti con l’editore e quelli con la o le forze (partiti) politiche a cui si fa riferimento e a cui in qualche modo dover rendere conto (!): sotto questo aspetto, indicativo l’atteggiamento di Nisticó quando, avendo acquistato il giornale il PCI, cosa che però si voleva restasse nascosto anche all’interno del partito, “già all’indomani del mio arrivo più di un dirigente locale si presentava in redazione con l’aria del padroncino di casa”.
Tale atteggiamento non poteva essere tollerato, pena l’autonomia e la libertà di movimento che il Direttore esigeva per il suo giornale e per tale motivo invitó tali persone ad andarsene. Ebbene, la mia simpatia per Nisticó ha inizio da questo episodio, testimoniando con tale comportamento il suo spirito di indipendenza e il rifiuto ad assoggettarsi ai dictat di partito. Infatti la sua redazione sarà formata da persone molto diverse tra loro, sia per estrazione che per idee e ciò garantirà il successo del quotidiano per diversi anni. Ma il giornale non rinnegava affatto la sua appartenenza politica ed è stato anche un sostenitore in determinate occasioni delle scelte che il PCI dell’epoca ha fatto: una per tutte la formazione dei due governi regionali che sono ormai noti come “epoca milazziana della politica regionale siciliana” (1958-1960). Forse il primo episodio del dopoguerra in cui la Sicilia si afferma come un laboratorio politico per scelte alternative a quelle centraliste nazionali. Coinvolgendo partiti politici anche ideologicamente opposti tra loro (dal PCI all’MSI) fu sancito un patto trasversale che aveva come unico obiettivo quello, almeno nelle intenzioni, di lavorare per i bisogni del popolo siciliano. Il ruolo del Giornale L’Ora fu decisiva per il sostegno all’esperimento milazziano intravedendo in quel governo un’opportunità per scardinare l’egemonia della Democrazia Cristiana e per favorire una maggiore indipendenza della Sicilia dal potere centrale. Un altro aspetto che da subito ha distinto l’impostazione del giornale è la precisa e non negoziabile presa di posizione nei confronti della mafia, in anni caratterizzati dall’atteggiamento negazionistico da parte dei politici ma anche da buona parte della magistratura. La prima reazione a tale campagna di stampa sarà contrassegnata dall’attentato dinamitardo contro la sede del giornale il 19 ottobre del ‘58.Il ventennio di direzione di Nisticò vedrà coinvolti tanti personaggi che ormai fanno parte della storia e della cultura siciliana e nazionale: Leonardo Sciascia, Guttuso, Danilo Dolci, giornalisti come Mauro De Mauro, Nino Sorgi, Mario Farinella, la fotografa Letizia Battaglia, per citarne solo alcuni.
Si parla anche della concorrenza con il Giornale di Sicilia, il gigante dell’informazione quotidiana siciliana, facendo ricorso a nuove e moderne modalità comunicative, in particolare l’impostazione grafica della prima pagina con utilizzo intelligente e innovativo delle immagini e di titoli capaci di calamitare l’attenzione del lettore. Ma anche di iniziative intraprese come quella, durante il terremoto del ‘68, di costruire una nuova scuola ai bambini di Montevago, andata distrutta dal sisma. Tantissimi quindi gli argomenti e i contenuti trattati che fa di questo testo un documento storico di grande valore.
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