Don Francesco Romano - Don Cosimo Scordato
«Con grande forza gli apostoli rendevano testimonianza della risurrezione del Signore e tutti essi godevano di grande simpatia; infatti, nessuno tra loro era bisognoso… perché (l’importo di ogni bene venduto) veniva distribuito a ciascuno secondo il bisogno» (At 4, 33-35).
In questa forma, quasi ingenua, viene descritta la primitiva comunità cristiana, la quale si caratterizza per due fatti inauditi e al limite della nostra fantasia; questi fatti vengono proposti come profondamente connessi e inseparabili. Da un lato, c’è la testimonianza che Gesù non è tra i morti, ma è il Vivente ed è costituito Signore sulla morte; dall’altro lato, c’è la primitiva comunità cristiana che sperimenta qualcosa di inaudito: nessuno vive nel bisogno perché ciascuno mette a disposizione ciò che possiede per venire incontro ai bisogni altrui.
Non sappiamo quale dei due fatti sia più impossibile/utopico dell’altro: una persona che, crocifissa e seppellita, non è più sotto la pietra tombale? O una comunità nella quale nessuno possiede per sé perché «ogni cosa era loro comune»? In verità tutte e due i fatti sono … incredibili ma veri! Se volessimo cogliere qualcosa di cristiano, al di là delle discussioni sulla scelta di un papa, dobbiamo fare riferimento alla comunità delle origini, la quale si qualifica per la comunione e condivisione dei beni. Questa descrizione non sta proponendo un progetto politico o una formula organizzativa; piuttosto offre il criterio cui vanno ispirate le scelte dei Cristiani: la vittoria sulla morte da parte di Gesù e, conseguentemente, la promozione della vita propria e degli altri; e la condivisione dei beni a beneficio di tutti, nessuno escluso. Si tratta di qualcosa che è al confine della pensabilità umana, dato che l’esperienza che è sotto i nostri occhi sembra muoversi in direzione esattamente opposta: promuovere morte e ingigantire il numero degli esclusi dal banchetto della vita.Ma qui siamo invitati a ribaltare la logica del pensiero umano. Infatti, la nostra mente spesso si esercita rispecchiando lo stato delle cose con tutte le loro contraddizioni e alla fine le rende accettabili o inevitabili; ma noi siamo interessati a rendere possibile un mondo «altro» dall’esistente, accogliendolo come possibilità che ci viene incontro da un futuro che deve essere diverso. Forse i poeti, gli artisti, i musicisti più di tutti sono in grado di farci sognare e di farci intravedere una realtà tutt’altra.
Imagine di John Lennon è l’invito a pensare un mondo diverso, anche senza religioni, nella misura in cui l’appello alla religione serve a spartirsi il mondo facendo da copertura agli egoismi dei singoli o delle nazioni. Immaginiamo … di immaginare l’impensabile e allora esso diventerà possibile, e il possibile diventerà reale quanto più esso si mostrerà come la migliore opportunità per tutti!
GdS, 6/5/2025
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