sabato, maggio 24, 2025

Anniversario strage di Capaci: il Silenzio arriva in anticipo. Falcone, ricordo e polemica


Dieci minuti sono un tempo infinito soprattutto se arrivano prima: non era mai successo che il ricordo di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli uomini della scorta fosse anticipato: 17,48 e non 17,58. 

Simonetta Trovato

Palermo - Mai come quest’anno la parola «loro» ha segnato la frattura: tra chi quando l’autostrada è saltata in aria a Capaci non era ancora nato e chi invece c’era; tra il corteo e il palco istituzionale, tra i ragazzi e «loro». Dieci minuti sono un tempo infinito soprattutto se arrivano prima: non era mai successo che il ricordo di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli uomini della scorta fosse anticipato: 17,48 e non 17,58. 

Succede tutto in fretta, sul palco davanti all’Albero Falcone Pietro Grasso legge i nomi delle vittime, Giovanni Caccamo canta, qualcuno chiama il trombettiere che non ha neanche i guanti bianchi, glieli passano al volo, si intona il Silenzio, la gente guarda sconcertata gli orologi, dal fondo di via Notarbartolo si sentono già i cori del corteo antimafia. Due minuti e sono tutti nelle berline che si allontanano veloci, gonfaloni ammainati, poliziotti e carabinieri disorientati, la vicina metropolitana vomita ancora gente, alle 17,58 scoppia un applauso spontaneo.

Ci vuol poco a riorganizzarsi, i ragazzi sono sotto il palco vuoto, «vergogna, vergogna», «non ce lo scipperete»: i cronisti cercano notizie, Antonello Cracolici non se lo aspetta, Leoluca Orlando neanche, dicono qualcosa ma non vogliono far polemica; «temevano i ragazzi, non li hanno voluti far partecipare» è netto invece Giovanni Paparcuri, l’autista di Falcone sopravvissuto alla strage. È l’idea che hanno tutti, «un’offesa» dice Jamil El Sadi uno degli organizzatori del corteo, mentre gli operai smontano il palco, «Falcone non è cosa loro». La Fondazione Falcone fa arrivare una nota, «Non c’era alcun voglia di alimentare polemiche. É vero, il silenzio del trombettista è arrivato con qualche minuto di anticipo su quel fatidico orario. L’unica cosa che conta è l’essere stati uniti, insieme, per ricordare ancora una volta i nostri eroi. La politica non c’entra nulla e chi tenta di strumentalizzare quei 7 o 8 minuti di anticipo commette un errore di valutazione». 

Andiamo all’indietro: da piazza Verdi alle 15,30 parte il corteo dei giovani antimafia «Non chiedeteci silenzio»: striscioni, magliette No mafia e Vota sì (sul prossimo referendum), Cgil come se piovesse, associazioni: sono tutti giovani, nessuno c’era 33 anni fa. Una ragazza con la zazzera biondo meloniano sta seduta su una poltrona e fa finta di sopportare frasi e cartelli; si parte saranno circa cinquecento, ma ne arriveranno almeno il triplo in via Notarbartolo. I turisti osservano, i giapponesi fotografano, «sapete chi era Falcone? No». O sì, se si incontrano Gail e Cindy, canadesi, avranno o sessant’anni, «io ero un giudice, ho parlato di Falcone ai miei studenti». 

La mattina l’inaugurazione del Museo del Presente a Palazzo Jung alla presenza dei ministri dell’Interno Matteo Piantedosi, della Giustizia Carlo Nordio, e della Cultura Alessandro Giuli, del presidente della Regione Renato Schifani; ha visitato il museo anche Louis J. Freeh, a capo dell’Fbi dal 1993 al 2001, amico di Giovanni Falcone. Tanti gli studenti - 200 sono arrivati sulla motovela Mare Nostrum Dike, che ha attraccato al molo Trapezoidale -, circa tremila si sono radunati con avvocati e cittadini per «abbracciare» simbolicamente il Tribunale.

GdS, 24 maggio 2024

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