SALVO PALAZZOLO
Nelle scorse settimane, la Corte di Cassazione aveva fermato la proroga del carcere duro per il rampollo di Totò Riina, Giovanni, detenuto all’ergastolo per due omicidi: la suprema corte aveva accolto il ricorso della difesa, che aveva rilevato « l’assenza di novità nella valutazione della pericolosità» .
Adesso, il tribunale di sorveglianza di Roma conferma il carcere duro per Giovanni Riina, come aveva chiesto la procura nazionaleantimafia. Durante l’udienza, la sostituta procuratrice della Dna Franca Imbergamo aveva ribadito quanto emerge dalle indagini della procura di Palermo diretta da Maurizio de Lucia: il primogenito di Riina rimane l’erede del padre, il capo dei capi di Cosa nostra morto il 17 novembre 2017.
I magistrati ricordano che « diversi appartenenti all’associazione mafiosa continuano a gestire l’ingente patrimonio illecito accumulatosi nel corso degli anni e provvedono a far pervenire alla moglie di Salvatore Riina, Ninetta Bagarella, in parte attraverso Giovanni e Giuseppe Salvatore Riina, i proventi che l’associazionemafiosa percepisce sul territorio». Per la procura nazionale antimafia diretta da Giovanni Melillo, Giovanni Riina può «ritenersi persona estremamente pericolosa, la cui capacità di mantenere collegamenti con l’associazione criminale non è certamente venuta meno » . Il parere della Dna ricorda pure che «gli attuali mandamenti mafiosi palermitani fanno sempre più riferimento alle tradizionali norme interne, risalenti alle più consolidate tradizioni storiche dell’associazione mafiosa e ciò in considerazione del fatto che nonostante le varie crisi e trasformazioni della stessa, l’esercizio del potere risponde sempre a canoni organizzativi».
Recentemente, è tornato a far parlare di sè il fratello di Giovanni, Salvo: ha pubblicato su Facebook e Instagram alcuni ritratti del padre e ha annunciato che limetterà all’asta. Da qualche tempo, Salvo Riina vive in Spagna, ufficialmente fa lo scrittore e il blogger. Per certo, lui e i suoi fratelli continuano a conservare tanti segreti di famiglia, soprattutto sul patrimonio nascosto che consente a lui e agli altri fratelli di vivere agiatamente.
« Se recupero pure un terzo di quello che ho, sono sempre ricco », diceva il padre in carcere, intercettato dalla Dia. Eccola, la parola chiave: «Recuperare», il tesoro. Magari per aumentare i dividendi mensili che arrivano periodicamente ai figli e alla madre rimasta a Corleone. O per fare nuovi investimenti. Negli ultimi mesi della sua vita, il vecchio Riina era preoccupato in carcere: per «quelli che hanno i beni miei e se li tengono, se li godono». Il segno dei tempi, in una stagione in cui Cosa nostra non è più forte come prima. È accaduto che persino il capo dei capi abbia perso i contatti con i vecchi prestanome. Chissà se i figli hanno provato a recuperare il tesoro. Nel 2008, Giuseppe Salvatore Riina detto Salvo ha finito di scontare una condanna a 8 anni per associazione mafiosa; un’indagine della squadra mobile coordinata dall’allora sostituto procuratore Maurizio de Lucia ( oggi procuratore capo di Palermo) scoprì che il rampollo stava riorganizzando una cosca e intanto intratteneva tante relazioni con la cosiddetta “ Palermo bene”. Giovanni Riina è stato invece condannato all’ergastolo e resta al carcere duro. —S.P.
La Repubblica Palermo, 13/5/25
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