sabato, maggio 03, 2025

Sempre più mafia, sempre meno mafiosi. Ecco l'Italia che vede, sente e non parla


Attilio Bolzoni è autore del libro appena uscito Immortali, Perché la mafia è tornata com'era prima di Giovanni Falcone , edito da Fuori Scena

GIOVANNI TIZIAN

«In Italia c'è sempre più mafia e ci sono sempre meno mafiosi». A volte è sufficiente una frase per descrivere la complessità di un fenomeno mafioso oggi più che mai proteiforme. «Sarà perché la retorica e la propaganda spingono a pigrizie che impediscono di allungare lo sguardo oltre l'ovvio, ma il paradosso di una mafia senza mafiosi dovrebbe preoccuparci, e anche non poco», scrive Attilio Bolzoni nell'introduzione del suo ultimo libro dal titolo inequivocabile: "Immortali ", in libreria da qualche giorno, edito dalla casa editrice Fuori Scena.

Dalle lupare al nulla

Bolzoni è un cronista che ha visto con i propri occhi quella che lui chiama «una Palermo spaventosa», quella delle guerre, quella delle bombe contro i giudici, quella dei capi dei capi sanguinari. È un testimone diretto della stagione d'oro dell'antimafia giudiziaria e di quella sociale, poi entrambe naufragate sotto il peso di scandali, tonfi di autoproclamati eroi o paladini. «Ogni epoca», scrive Bolzoni, «ha la sua mafia, e anche questa dove viviamo ne ha una: la mafia degli incensurati». E da cronista-testimone racconta alcuni fatti che hanno segnato in profondità il palcoscenico dell'antimafia: la caduta della giudice Silvana Saguto, passata dagli sguardi di sfida in aula rivolti a Totò Riina a imputata nel processo che ha messo sotto accusa il sistema delle misure di prevenzione, cioè dei sequestri e delle confische dei patrimoni mafiosi di cui lei era diventata monarca assoluta; l'inganno di Antonello Montante, il presidente di Confindustria Sicilia, vestito da paladino della legalità, venerato da tutti, destra e sinistra, per aver portato la rivoluzione contro il pizzo nella Sicilia dei gattopardi, sprofondato con tutta la credibilità in inchieste su corruzione e malaffare con sullo sfondo l'uso dell'antimafia come strumento di clientela.

Immortali è un libro che resterà: tra trent'anni sarà utile rileggerlo per capire cosa è accaduto nel nostro tempo. Per comprendere come sia potuto succedere che l'antimafia abbia perso di vista il suo scopo principale: interpretare le dinamiche del presente, anticiparle persino, per costruire un argine alle logiche mafiose in perenne mutazione.

Il problema è che nessuno vede più nulla, tutti troppo concentrati su sé stessi, sigillati in bolle rassicuranti. Bolzoni usa l'aggettivo "innocua" per definire questa antimafia incapace di leggere il presente. E come dargli torto, se oggi i magistrati pensano più a farsi la guerra tra di loro sulle stagioni di sangue del passato che a mettersi sulle tracce di nuove organizzazioni che sono completamente assorbite nella società, nell'economia, nella finanza, nella politica.

Rassicurante, innocua 

Torniamo, dunque, al concetto di un'antimafia rassicurante: riproporre i fantasmi del passato, riportare al centro del racconto mediatico i feroci Corleonesi, presentare Matteo Messina Denaro come l'unico padrino ancora in grado di condizionare le sorti del Paese, è una narrazione semplice, che tranquillizza. I cattivi di facile individuazione, i buoni dall'altra parte che li inseguono. La borghesia mafiosa, gli eterni "facinorosi della classe media", è così salva non tanto da eventuali processi, ma soprattutto dalla condanna sociale. La vasta zona di mezzo, dove il groviglio di interessi criminali e paralegali regola le relazioni, resta quasi sempre distante dai riflettori mediatici e giudiziari. La borghesia mafiosa è la vera immortale, in questa storia di padrini e manutengoli sparsi nei gangli delle istituzioni democratiche.

L'analisi di Bolzoni si fa j'accuse contro l'omologazione del pensiero nell'antimafia in tutte le sue declinazioni: politica, sociale, giudiziaria. Su quest'ultima va detto che i fatti accaduti negli ultimi mesi rendono di estrema attualità il libro Immortali . Indagini incrociate sulle stragi, sui mandanti, sui vecchi boss sepolti, sfociano ora in una guerra tra magistrati che non risparmia nessuno. Procuratori contro pm, pm contro procuratori, investigatori oscuri diventati profeti della destra di governo che ha messo in piedi la peggiore commissione parlamentare antimafia della Repubblica. È un'antimafia che confonde e fa paura, come ha scritto ancora Bolzoni in un recente editoriale pubblicato su questo giornale. E produce la prima conseguenza tangibile: i protagonisti delle mafie di oggi, quelli che comandano davvero i grandi traffici, gestiscono le partite finanziarie in Europa, spostano pacchi di voti da una parte all'altra, restano liberi di farlo. Incensurati da un lato, appoggiati, come sempre nella storia dell'Italia, dalla borghesia mafiosa. Dai complici "Immortali", appunto.

Giovanni Tizian

Domani.it, 3 maggio 2025

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