giovedì, maggio 08, 2025

Maurizio De Lucia, procuratore di Palermo: “In città circolano troppe armi, alimentate da un mercato su cui c’è la mano della mafia, e finiscono in mano ai giovani“


Il procuratore di Palermo Maurizio De Lucia partecipando a un incontro con gli studenti di tre scuole del territorio: il liceo classico Giovanni Meli, il liceo linguistico Ninni Cassarà e lo stesso liceo Basile – purtroppo Palermo è una realtà criminogena forte, con un passato terribile che ci riconduce alla presenza di una mafia che vive in questo territorio da 170 anni e ha sempre cambiato forma per gestire i propri affari. 

Non è solo un fenomeno criminale, ma qualcosa di profondamente connesso al tessuto cittadino: non parlo di quello popolare, anche se è da lì reclutano manovalanza, ma di quanti permettono di portare avanti i suoi interessi attraverso gente che propriamente mafiosa non è. È vero che Cosa nostra appare più debole rispetto a trent’anni fa, ma non è certamente sconfitta e ce lo dimostra l’operazione di polizia che a febbraio ci ha permesso di decimare diversi mandamenti: adesso la mafia si sta riorganizzando partendo dalle basi, per recuperare una forza militare pari al periodo antecedente a quello dei corleonesi”.

Un proficuo dialogo chiarificatore sulle azioni di contrasto alla mafia, che tocca anche temi di stretta attualità sia a carattere politico, che di cronaca. 

A proposito della riforma sulla separazione delle carriere De Lucia ribadisce che “i cittadini sono tutti uguali davanti alla legge, ma la legge deve trattare tutti allo stesso modo. In un sistema dove le carriere sono separate il pubblico ministero non ha il potere di esercitare l’azione penale, ma solo discrezionale e di conseguenza politico: è la politica a dare presunti indirizzi su chi deve essere perseguito penalmente e chi no. In Italia dopo la seconda guerra mondiale si è deciso di avere un pubblico ministero indipendente dal potere politico e inserito nell’ordine giudiziario. Quella per cui andremo a votare non è una riforma della giustizia, ma della magistratura: nessun potere in democrazia dipende solo da se stesso, quindi tra qualche anno presumo ci sarà una seconda riforma per stabilire da chi dipenderà la magistratura requirente. Non può essere un ministro a dire quali reati lasciare stare e quali perseguire, perché è ovvio che l’attenzione riguarderà principalmente quelli che riguardano chi la pensa in modo politicamente diverso“.


L’incontro rappresenta una tappa delle diverse attività realizzate dal Centro studi Paolo e Rita Borsellino nell’ambito dei percorsi per l’orientamento degli istituti scolastici coinvolti, realizzati nell’ambito del progetto sperimentale Enterprise, promosso dalla Garante dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del Comune di Palermo al fine di favorire lo sviluppo di una maggiore consapevolezza negli adolescenti e attivare processi partecipativi e cittadinanza attiva.


Diverse le domande degli studenti e le studentesse, fra cui anche in merito alla vicenda di Monreale, sulla quale sono in corso le indagini. Al riguardo De Lucia evidenzia che “serve una riflessione più profonda su cosa fare per migliorare lo sviluppo socioeconomico di certe zone della nostra città: a Palermo circolano troppe armi, alimentate da un mercato su cui c’è la mano della mafia, e finiscono in mano ai giovani. Il livello culturale in determinate zone è molto basso e i principali esempi arrivano dai social: c’è qualcosa che non va sul piano della formazione e del recupero del territorio. Serie tv come Il capo dei capi e Gomorra sono fatte bene, ma servono gli strumenti per capire che si tratta di narrazioni di una realtà da non emulare”.

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