L’intervento di Mario Ridulfo, segretario generale Cgil Palermo, a Portella della Ginestra il Primo Maggio 2025
Care compagne e cari compagni,
Come ogni anno il Primo Maggio siamo a Portella della Ginestra, perché qui dove, lavoratrici e lavoratori hanno perduto la vita, risiedono le ragioni più profonde di un impegno reale, concreto, quotidiano per una lotta, una mobilitazione che è sempre a difesa della Democrazia e dei diritti.
Siamo nel pieno di una trasformazione della nostra democrazia, figlia della involuzione dei rapporti di forza tra il capitale e il lavoro, involuzione che sta dentro un progetto politico-economico reazionario, che relega le persone ai margini della società, perché considera le persone, una merce, uno scarto
della produzione.
Per i campioni della destra italiana autoritaria, sovranista e “un pò fascista”, la
nostra Costituzione è diventata il muro da abbattere. Per questo, per noi questa la lotta a difesa della Costituzione Repubblicana, democratica ed antifascista sta dentro una fase di lotta, di mobilitazione e di Resistenza.
Ma, compagne compagni, “Non si è resistenti, ma si fa la resistenza”, con il
lavoro, con la lotta e con il voto, cioè con la partecipazione democratica.
Per il mercato la democrazia non è più compatibile con la “libertà”, quella
cioè, di sfruttare l’ambiente e le persone. Questa ideologia, che fa del profitto
a tutti i costi l’unico valore, è fondata sulla convinzione che le persone si possano sfruttare e si debbano mettere in concorrenza tra loro.
Nel mondo, il mercato si è fatto Stato e con la logica del mercato, mette in conto che a pagare siano sempre le persone, quelle che vivono di lavoro e non di rendita. Per i campioni del profitto, le guerre commerciali sono occasione di ulteriore guadagno anche quando possono sfociare in guerre e conflitti veri, in morte e distruzione.
Le Ombre nere, di morte e di Guerra nel mondo sono sempre alimentate dalle lobby delle armi. È così che le guerre dapprima ibride, poi moderne, tornano ad essere medievali, così avviene tutti i giorni in Ucraina, in Congo, in Palestina e a Gaza dove è in corso da parte del governo israeliano un massacro, una distruzione programmata e una pulizia etnica. Tutto questo è
inaccettabile, perché al terrorismo di Hamas non si può rispondere con il terrorismo di Stato.
Se, per Ricostruire la speranza nel futuro, bisogna Fermare le guerre, per
costruire soluzioni politiche e di PACE, bisogna garantire a tutti i popoli gli
stessi diritti: alla pace, alla sicurezza, alla felicità.
Senza Pace non c’è futuro. Alla politica, alle istituzioni, l’appello delle lavoratrici e di lavoratori: Agite per la PACE! Agite, perché alla Palestina, sia restituita sovranità e dignità tra le Nazioni. Basta guerre, No al Riarmo!
È stato scritto nei giorni scorsi che “la democrazia potrebbe morire anche alla
luce del sole”.
La volontà popolare che si esprime nel voto democratico è stata sostituita da
quello dei sondaggi e dei like sui social. Per il sistema, per le lobby e per la massoneria che governa il mondo il voto dei cittadini è superfluo, anzi viene scoraggiato e svalorizzato.
Per le élite finanziarie e guerrafondaie che ci governano, non è necessaria l'esistenza stessa della democrazia e tutti lavoratori italiani e migranti sono in competizione tra di loro, perché devono produrre di più e costare sempre meno.
Tutto questo mentre la ricchezza è concentrata in poche persone miliardarie,
il lavoro povero è al 13% e le famiglie a rischio povertà sono quasi un quarto
del totale. Il 90% delle morti sul lavoro avviene negli appalti e in maggioranza
colpisce i lavoratori precari.
La precarietà favorisce l'illegalità e lo sfruttamento dei più fragili, giovani, donne e quella dei lavoratori migranti, costretti a subire il ricatto di una legislazione (Bossi-Fini) che li rende ancora più deboli.
A lavoro povero, pensione povera. A Palermo e provincia un quarto della
popolazione vive di pensioni e prestazioni sociali.
Ogni anno, centomila giovani laureati, diplomati, insomma la “meglio gioventù”, lasciano il nostro paese ormai in pieno inverno demografico.
Sono le ragioni che ci hanno portato allo sciopero generale, contro la legge di
bilancio, fatta di tagli alle politiche industriali, alla sanità pubblica, alla scuola, alla università, alla ricerca, ai rinnovi dei contratti.
Questo succede mentre si aumentano le spese militari e mentre si spacciano
provvedimenti per i lavoratori come il cd. cuneo fiscale, finanziato dal Governo attraverso maggiori tasse per i lavoratori.
Il governo promette, ma non mantiene e l’unica cosa che produce sono:
- meno risorse per la sanità e per la salute e mentre continua a promettere, privatizza il diritto alla salute.
Noi diciamo al governo: la salute delle persone non si compra e non si vende.
È il governo che delegittima le stesse istituzioni repubblicane, mettendo a
rischio l’equilibrio stesso dei poteri con l’attacco alla magistratura!
Quella del governo è una legalità finta, pelosa. Prima i lavoratori scendevano
in piazza per chiedere l’applicazione della legge, adesso dobbiamo scendere
in piazza per chiedere di non applicare le leggi.
Il nostro ormai è un paese in appalto e in sub appalto e la politica del
Governo è invece quella del “lasciar fare alle imprese, al mercato e in questo
mercato le mafie, alimentate dalla cattiva politica, ci sguazzano”.
In questo paese non esiste vera legalità, perché la giustizia non è uguale per
tutti, anche il Governo è soggetto alla legge.
(Ma) Come ha detto il pres. Della Corte di appello di Palermo, alla apertura
dell’anno giudiziario:
“La forza delle istituzioni non sta nelle promesse dei governanti del tempo,
sta nella predisposizione delle garanzie e degli anticorpi che la preservano”
Un paese dove i diritti fondamentali sono un lusso e la legalità è intesa solo
come “legalitarismo” è un paese che considera fessi i propri cittadini.4
Compagne e compagni,
Noi non ci abbandoniamo alla apatia e alla rassegnazione e la mobilitazione,
iniziata da tempo continua con il voto dell’8 e 9 giugno e anche dopo, per
cambiare questo paese.
Noi non ci stiamo e all’attacco al diritto di sciopero, l'attacco al contratto
nazionale, l'attacco al principio di rappresentanza, l'attacco alle libertà e alla
Indipendenza della informazione, l’attacco alle libertà e alla Indipendenza
della magistratura, noi rispondiamo con una mobilitazione ancora più forte.
Questo lavoro straordinario è una sfida, ma prima ancora di vincere questa
sfida dobbiamo coinvolgere gli altri, sia per non recedere, sia per non
smettere di pensare al futuro.
Serve allora un lavoro sociale e non solo Social, cioè serve parlare,
coinvolgere, condividere con le persone.
Noi, abbiamo ancora la forza necessaria ed anche il coraggio per vincere la
campagna dei cinque sì, nonostante tutto!
I referendum, ci danno la possibilità di rimettere al centro della vita politica e
sociale del paese, temi che spesso sono stati rappresentati contrapposti o
che altri vorrebbero che fossero contrapposti, cioè: i Diritti Sociali e i diritti
civili. Invece questa è una unica grande battaglia che unisce lavoro e
cittadinanza, “la vera rivolta sociale è andare a votare”.
La priorità per tutti è adesso in ogni occasione, in ogni riunione, in ogni
iniziativa, in ogni assemblea, manifestazione, corteo, sit-in, sciopero e
contrattazione, in ogni occasione di contatto ci deve essere l’impegno a
informare, a convincere, a chiede alle persone di andare a votare.
Dobbiamo dire loro che il Referendum è uno strumento democratico, che
rimette al centro la persona, il cittadino e restituisce ad ognuno la possibilità
di decidere.
Dobbiamo coinvolgere tutti, lavoratrici, lavoratori e cittadini, anche coloro i
quali la pensano diversamente da noi. Noi dobbiamo chiedere a tutti di
andare a votare.5
Una lotta e un voto per unire e non dividere.
Una lotta e un voto per dare fiducia e speranza, non paura e
rassegnazione.
La fiducia che possiamo farcela ha bisogno non solo di parole, ma anche di
azione.
Il risultato non è neutro, e può determinare l'avvio di un contatore questa
volta per gli altri: per il governo, per la politica, per le imprese.
Compagne e compagni,
Non basta parlare con tutti, non basta parlare con gli altri, dobbiamo anche
ascoltare gli altri, cioè le persone. Sono le persone, tutte quelle che andranno
o no a votare, che decideranno del futuro di questo paese, del futuro di
ciascuno di noi e dei nostri giovani.
Andare a votare e votare SÌ, significa:
- Scegliere di vivere in un paese che riconosce a tutte a tutti gli stessi
diritti, a cominciare dal diritto alla cittadinanza per i tanti nuovi italiani
che in questo paese vivono e lavorano fianco a fianco a noi.
- Scegliere di vivere in un paese che fa della accoglienza la prima vera
forma di integrazione, perché “nessuno è straniero” e tutti “meritano
accoglienza e sostegno”.
- I diritti sono per tutti, i diritti solo per alcuni, invece si chiamano privilegi.
Tutti i diritti, per tutte e per tutti, da quelli di genere, a quelli di generi, contro
ogni cultura maschilista e patriarcale, che discrimina e violenta le donne.
Noi non possiamo accontentarci, non possiamo rassegnarci, non dobbiamo
cedere.
Bisogna essere semplici, non superbi. Bisogna essere umili. Questo non
significa essere sottomessi, significa stare in connessione con gli altri.6
“La persona umile non abbassa la testa davanti a nessuno e nello stesso
tempo non permette a nessuno di abbassare la testa davanti a lui”.
Serve umiltà, serve capire le ragioni dell’altro, la stessa umiltà che abbiamo
messo nella raccolta delle firme per i referendum.
Adesso l’obiettivo è conquistare un voto alla volta, uno per uno, fino al
quorum. Il referendum è un voto per la giustizia sociale, che libera e non
delega agli altri. Il referendum è un esercizio diretto di democrazia che
determina un risultato immediato sia sul lavoro, che sulla cittadinanza.
Il referendum è un voto per la dignità della persona.
È la dignità di ogni uomo, di ogni donna che vive del suo onesto lavoro, come
ha scritto Papa Francesco: “Ciò di cui abbiamo bisogno è la giustizia sociale,
radice della vera liberazione dei poveri”.
Compagne e compagni,
Con il voto possiamo dare forma e sostanza alle voci di sofferenza ma anche
di speranza che abbiamo raccolta in questi mesi.
Ora tocca a noi! Ora tocca a noi!
È il tempo del cambiamento, è il tempo della rivolta delle persone
perbene!
W le lavoratrici, w i lavoratori!
W il Primo Maggio
Mario Ridulfo
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