sabato, maggio 03, 2025

Bergoglio per la pace, senza schierarsi per alcuna nazione

Jorge Mario Bergoglio, durante gli anni del suo pontificato, si è distinto per avere predicato alcuni principi, che non si possono non condividere. Un tema, sul quale egli si è impegnato sino agli ultimi giorni della sua esistenza terrena, è quello della guerra, che purtroppo caratterizza la storia dell’umanità. 

I punti di riferimenti in Europa erano, e purtroppo sono, la guerra tra la Russia e l’Ucraina; oppure il Medio Oriente, luogo di scontro tra Israeliani e Palestinesi.

Il merito di Bergoglio è stato quello di non schierarsi a favore di questa o di quella nazione. Non era un uomo di parte e lanciava un messaggio di pace, che troviamo nei principi della storia della cultura, a partire dall’antico filosofo presocratico vissuto nel corso del V secolo a.C.: Empedocle imputava alla scelleratezza degli uomini scegliere la via del male anziché la via del bene. Così non può apparire strano che, ancora nel corso del secolo XVII, il filosofo inglese Thomas Hobbes dichiarasse che la storia dell’umanità da sempre si possa spiegare mediante la formula “bellum omnium contra omnes”. 

Andando avanti nel tempo, occorre ricordare che, nel 1932, la Società delle Nazioni al padre della teoria della relatività ha richiesto di rivolgersi al padre della psicoanalisi per trattare il tema «Perché la guerra?». Albert Einstein dalla Società delle Nazioni fu incaricato di scegliere un interlocutore, per così dire, competente; Sigmund Freud si era già distinto, oltre che per avere elaborato la nuova disciplina della psicoanalisi, per avere denunciato le atrocità della guerra. Nel 1915, a distanza di un anno dallo scoppio del primo conflitto mondiale, Freud aveva pubblicato le «Considerazioni attuali sulla guerra e la morte» per denunciare che la morte, ovvero la guerra, è il peggiore dei mali che contraddistingue la storia del genere umano. 

Il fisico (premio Nobel nel 1921) dal padre della psicoanalisi sperava di ricevere una spiegazione esauriente e definitiva sul problema della guerra; Freud rispose di avere studiato il problema, oltre che sul piano epistemologico della psicoanalisi, sul piano storico e sociale. Ad esempio nel 1929 aveva pubblicato «Il disagio della civiltà», per lamentare che i popoli si sono sempre distinti nel farsi la guerra gli uni contro gli altri. La risposta di Freud prevedeva che gli uomini potrebbero risolvere il problema, che contraddistingue in termini negativi la storia dell’umanità, ricorrendo all’uso della ragione e del buon senso. 

Nel caso di Bergoglio, la risposta risulta incentrata, oltre che sull’uso della ragione, sulla professione e sul rispetto della fede; il suggerimento può apparire retorico e privo di risvolti positivi. Sta di fatto che l’interrogativo («Perché la guerra?»), posto nel 1932 da Einstein e Freud, risulta odiosamente attuale. Perciò un riconoscimento a quest’uomo, venuto dalla «fine del mondo», dovrebbe consistere nell’annoverarlo tra quanti hanno denunciato le atrocità della guerra, sul piano storico e sociale.

Piero Di Giovanni

GdS, 3/5/25

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