È polemica sul minuto di silenzio all'albero Falcone anticipato alle 17,48. Quando è arrivato il corteo degli studenti, alle 17,50 al grido di «fuori la mafia dallo stato», l’ex presidente del Senato Pietro Grasso aveva già pronunciato i nomi di Falcone, Morvillo e degli agenti di scorta seguiti dal silenzio.
Un anticipo che ha irritato i partecipanti al corteo, che attaccano: «Non volevano il confronto», ha detto Jamil el Sadi, esponente di Our Voice. Un manifestante al megafono ha elencato i nomi e mentre suona il silenzio il lungo applauso li accompagna. Il corteo si è fermato in via Nortarbartolo all’incrocio con via Leopardi a meno di 100 metro dall’albero Falcone.
La contestazione
«Giù le mani da Falcone», «vergogna»: la protesta è veemente davanti all’albero. È tanta la rabbia dei molti studenti e delle associazioni espressione dell’antimafia sociale che in corteo erano giunti all'albero; ma anche di numerosi cittadini. Dopo le 17,48 il palco è stato liberato dai gonfaloni e, da sopra, tutti sono andati via. Alle 17.58, sono partiti un applauso e da alcuni settori della strada il grido «Vergogna, vergogna».
La reazione della Cgil
«Un elemento di debolezza dell’organizzazione, un fatto grave, che denota anche superficialità in chi ha gestito la celebrazione». A dirlo è il segretario della Cgil di Palermo, Mario Ridulfo, tra gli organizzatori del corteo «sociale». «Si vuole - ha aggiunto - una piazza divisa, e si certifica una distinzione tra antimafia istituzionale e celebrativa e antimafia popolare, che chiede anche diritti». «Non avevamo intenzione di contestare il minuto di silenzio, che è stato sempre rispettato da tutti», anche quando vi furono tensioni tra il corteo e la polizia. «Adesso - sottolinea Ridulfo - non si sa come si potrà ricucire questa frattura».
La risposta della Fondazione Falcone
«Non c'era alcun voglia di alimentare polemiche. È vero, il silenzio del trombettista è arrivato con qualche minuto di anticipo su quel fatidico orario che da 33 anni ci ricorda il sacrificio di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e i meravigliosi ed eroici uomini della scorta guidati da Antonio Montinaro. L’unica cosa che conta per davvero è l’essere stati uniti, insieme, per ricordare ancora una volta i nostri Eroi», dice Maria Falcone a proposito delle polemiche sul minuto di silenzio anticipato al ricordo del momento in cui Cosa Nostra mise in atto l’attentato di Capaci. «La politica - ha aggiunto la sorella del magistrato a capo della Fondazione Falcone - non c'entra nulla e chi tenta di strumentalizzare quei 7 o 8 minuti di anticipo commette un errore di valutazione. È così difficile comprendere che per chi - come noi- porta nel corpo e nell’animo quelle ferite non rimarginabili, le 17.58 del 23 maggio del 1992 scoccano e segnano ogni attimo della nostra vita da 33 anni? Per noi la memoria non è un cronometro ma impegno in ogni attimo della nostra vita»
Le parole di Maria Falcone e Piero Grasso
Pochi minuti prima del silenzio, sul palco allestito davanti all’Albero Falcone ha parlato Maria Falcone, sorella del giudice ucciso a Capaci: «Questa città non è libera c'è molto da fare, da parte delle istituzioni e da parte di ciascuno di noi. La mafia finirà quando nessuno la vorrà più, diceva Giovanni. Ma quanti politici invece la cercano Non possiamo accettare che tutti questi morti e le loro famiglie possano pensare che questo sacrificio sia stato inutile. La forza sono i tanti onesti che sono tra noi».
«Questa Palermo stretta attorno all’albero Falcone sembra che trasmetta lo spirito di persone che non ci sono più, ma che sono qui, vicino a noi. Tutto questo è meraviglioso. Dobbiamo lottare e impegnarci affinché questo male estremo vada via, nonostante il sacrificio di tanti. Quella di Falcone e Borsellino è una storia che non può finire». Ha detto invece Pietro Grasso, magistrato ed ex presidente del Senato.
Lorefice: «Abiurare la mafia è compito di tutti»
Anche l'arcivescovo Corrado Lorefice ha dedicato alcune parole alla commemorazione: «Il 23 maggio è una giornata di lancinante memoria. È bene, anzitutto, verificarsi e interiorizzare il senso della vita, personale e sociale, le motivazioni umane, morali e spirituali, nonchè l’adempimento indefettibile, con disciplina e onore, delle funzioni pubbliche (fino all’eroica offerta dei corpi - delle vittime della strage di Capaci voluta e pianificata per mano della perversa e abominevole struttura di peccato e di oppressione che è stata ed è la mafia: Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo. Si tratta di farsi pro-vocare - società civile e istituzioni - se quelle profonde convinzioni stanno oggi camminando sulle nostre gambe. Se il cambiamento mentale e culturale - necessario a sconfiggere la mafia che è una visione della vita oltre a essere una struttura perversa di potere oppressivo - è un impegno costante ordinario di tutti nel rinnegare (abiurare!) i principi portanti su cui si alimenta la mafia. Solo così fare memoria di chi ha amato fino a morirne la Casa comune - la Città e il Pianeta che abitiamo - sarà fonte di rinnovata speranza per un futuro di libertà e di giustizia, di vita che avanza al ritmo di canti di gioia e non di mestizia e di lutto».
GdS, 23 maggio 2025
1 commento:
Una cosa è certa: Falcone, Borsellino, le loro idee, i loro principi, il loro operato, non sono proprietà della fondazione falcone, né della signora Falcone, né di Grasso. Sono patrimonio dell'umanità e come tali vanno trattati e rispettati. Una Piazza divisa? E cosa ci aspettiamo quando dopo oltre trenta anni ancora non c'è piena luce su quanto accaduto? Cosa ci aspettiamo se in Italia, si badi, non solo in Sicilia, ancora non abbiamo una democrazia compiuta. Tra le tante cose che mi ha insegnato mio padre c'è quella che l'antimafia viene prima della parola stessa e si attua con l'assordante silenzio di chi compie, come una laboriosa formica, ogni giorno, il proprio dovere civico in ogni ambito lavorativo si trovi, senza nulla pretendere e chiedere, senza ostentazione o prtagonismi da eroi effimeri. Lasciamo alle cicale la loro arroganza e il loro frinire. Arriverà l'inverno dell'onesta riflessione e allora le cicale non ci saranno più vuoi che siano bardate di medaglie e di lustrini, vuoi che abbiano cantato, stonando abbondantemente, a squarciagola. Francesco Vizzini
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