Cara Silvia, chi poteva mai pensare che, con poche votazioni e in soli due giorni, i Cardinali convenuti nel Conclave dai punti più disparati della Terra riuscissero a far sgorgare l’agognata fumata bianca e a far pronunciare, nel tripudio di indimenticabili emozioni, le fatidiche parole “habemus Papam!”.
Con lo stupore un po’ di tutti, anche dei più esperti vaticanisti, Leone XIV è stato posto alla guida della Chiesa. In questa scelta si concentrano diverse novità: il primo Papa nato negli Stati Uniti, il primo Papa Agostiniano, il primo Papa Vescovo e cittadino Peruviano. La sorpresa è stata grande e subito ha scatenato altrettanta curiosità. Tutte le varie letture di potere, ecclesiastiche e politiche, che inevitabilmente vanno comunque valutate, sono state ancora una volta spiazzate dall’azione dello Spirito Santo che soffia dove vuole e verso quelli che meno ci si aspetta.
Capiremo man mano quanto pesano i vari contesti geografici, formativi, spirituali, teologici, pastorali in cui è cresciuto e maturato Robert Francis Prevost. Avremo modo di apprezzare quale rilievo hanno:
- l’essere nato e vissuto in una città cosmopolita, aperta e progressista come Chicago;
- le origini familiari di emigrazione proveniente dall’Europa, con radici francesi, italiane e spagnole;
- il lungo periodo trascorso da missionario e vescovo in Perù in comunità realmente povere, con una scelta degli ultimi alimentata dalla fonte ispiratrice del principale teologo della liberazione che è stato Padre Gustavo Gutierrez;
- la sua scelta vocazionale coltivata nell’ordine agostiniano, un ordine caratterizzato da rigore e apertura al dialogo con il mondo.
Cara Silvia, subito dopo l’annuncio dell’elezione del Papa, la prima necessità che ho avvertito dentro il mio cuore è stata quella di pregare per affidarlo alla cura amorevole della comprensiva Madonna e a quello delle Donne che sempre più sono quelle, del genere umano, che “erediteranno la Terra”, alla compagnia leale dei Poveri e degli Ultimi della Terra, alla protezione di Papa Francesco e di Sant’Agostino, per i rischi interni ed esterni a cui andrà incontro, e all’infinito e misericordioso amore del buon Dio.
Di Papa Leone sembra emergere di primo acchito una personalità che ha nella sua esperienza tutti i tratti di una fede e di una umanità vissute a livello concreto e pastorale, di un certo rilievo diplomatico e con una certosina preparazione teologica: tutti ottimi ingredienti per essere un valido Pastore nella guida di una Chiesa calata dentro le sue tribolazioni e nel rapporto fecondo con un momento storico di passaggio d’epoca così inedita e travagliata.
Sai, Silvia, la cosa che balza immediatamente agli occhi è la scelta di presentare sin da subito al mondo intero la sua “carta d’identità”, che si intuisce da alcune parole chiave del suo primo discorso.
Leone XIV ci ha sostanzialmente annunciato che:
- la Chiesa che vuole promuovere è quella del Concilio Vaticano II, del “Popolo di Dio in cammino”, aperta e in dialogo con le ansie e le speranze del mondo e non quella della “Societas”, chiusa nei suoi dogmi e integralismi e che si contrappone alle innovazioni e al grido di dolore degli ultimi e ai bisogni dell’ambiente.
- vuole guidare la Chiesa con il metodo altrettanto conciliare che si individua nella “sinodalità”, cioè nella collegialità e nella condivisione, che ricerca unità nella sequela in Cristo e nel lasciare agire lo Spirito Santo.
- il suo primo pensiero è stato per il primato della Pace, per i Poveri da accogliere sempre, per la necessità di costruire Ponti, piuttosto che escludere, avere pregiudizi, discriminare e condannare.
Sì, Silvia, anche la Tua preoccupazione, tra l’altro molto diffusa, di una scelta da parte del Conclave di un Papa che avrebbe smentito le scelte profetiche di Papa Francesco possiamo, grazie a Dio, lasciarcela alle spalle. Papa Leone è stato fatto Vescovo in Perù da Papa Francesco, che l’ha voluto alla guida del più delicato Dicastero Pontificio, quello della nomina dei Vescovi, e che gli ha dato l’incarico di Presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina. Anche il nuovo Papa sembra avere una forte personalità e questo lo aiuterà quando dovrà affrontare le sfide tremende interne ed esterne alla Chiesa, con una linea di pensiero che scopriremo man mano.
È così, Silvia cara, Papa Prevost ha scelto un nome molto impegnativo, Leone: ci riporta alla figura mitica di Leone Magno, che seppe affrontare la ferocia e la violenza di Attila con umiltà e con la determinazione che sono riecheggiate nel suo primo saluto, quando ha affermato di volere una “Pace disarmata e disarmante”, ma soprattutto a Leone XIII e alla sua Enciclica “Rerum Novarum”, che dopo la fine del tragico potere temporale ha aperto la stagione del dialogo tra Chiesa e Mondo e ha gettato le basi della Dottrina Sociale della Chiesa verso le legittime aspirazioni dei diseredati e dei lavoratori, durante la prima rivoluzione industriale, ai diritti e alla emancipazione. Si conferma pertanto la scelta prioritaria del sociale come luogo teologico dell’annuncio del Vangelo e come spazio vitale da cui partire per rilanciare in questa fase di crisi una spiritualità incarnata.
Sai, Silvia, da mesi nei miei continui dialoghi con i laici impegnati nel volontariato di ispirazione cristiana, con i sacerdoti e i vescovi desiderosi di comprendere quali percorsi aiutano la fede a uscire dalla profonda marginalità attuale, suggerisco di prendere in considerazione come precondizione di una possibile rigenerazione proprio la scelta di immergersi nel sociale. Nel farsi Chiesa della prossimità del buon Samaritano, della condivisione con gli ultimi, della carità liberante, potranno così maturare e germogliare i semi della Fede in Dio e della Pace tra gli uomini e le donne, tra i popoli, soprattutto nella società di un Occidente secolarizzato all’inverosimile, che vive immerso nel primato dell’Io, narcisista e autoreferenziale, attratto dalla forza spietata e violenta del dio denaro e del dio potere.
La Chiesa deve con coraggio aprire le sue strutture, i suoi conventi, le sue parrocchie alla scelta degli Ultimi, perchè da una nuova stagione sociale si potranno generare quel Relazionesimo e quel Fraternariato di cui il Mondo ha bisogno per promuovere Pace, Giustizia e Salvaguardia del Creato.
Cara Silvia, ha ragione il tuo papà quando ti ha citato Sant’Agostino: “Sono tempi cattivi, dicono gli uomini. Vivano bene e i tempi saranno buoni”.
Noi siamo, in effetti, i tempi che vogliamo!
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