di Giovanni Maria Vian
Per il dopo Francesco i cardinali della chiesa romana hanno scelto, e l'eletto è il loro confratello Robert Francis Prevost, un agostiniano sessantanovenne. Che sarà Leone XIV, un nome inatteso e carico di significato. Di nuovo un americano, perché a un argentino con origini italiane succede uno statunitense, anch'egli di origini europee: francesi, italiane e spagnole insieme.
Gli elettori hanno così abbattuto di slancio, con una spallata e in meno di ventiquattr'ore, anche il criterio geopolitico che escludeva l'elezione di un cardinale proveniente dall'impero americano. Proprio come nel Medioevo a un certo punto non sono stati più scelti papi germanici con la spiegazione che, disponendo già dell'imperium, non era bene che ricevessero anche il massimo sacerdotium.
Ancora una volta il collegio dei cardinali, mai così numerosi e mai così disparati, ha dimostrato che a ogni morte di papa la chiesa di Roma sa rimettersi in gioco. Com'era stato soprattutto nel 1978 scegliendo per la prima volta un polacco, nel 2005 un tedesco – dopo quasi mille anni – e nel 2013 un argentino, dunque dopo tredici secoli un non europeo. Sorvolando come nel surf sulle onde delle previsioni mediatiche, sicure di pacchetti di voti e di evoluzioni solo immaginarie del conclave.
La scelta del nome mostra le idee chiare e lo spirito di Prevost, che ha saltato tutti i papi del XX secolo, ma anche quello assunto dal suo predecessore Bergoglio, pur accattivante e fin troppo atteso. "Francesco" si leggeva su un cartello appeso al collo di un bizzarro personaggio con il saio mentre si aspettava la fumata bianca, e il nome era stato ventilato, se non addirittura preparato, durante la sede vacante, come prima del conclave confidarono tranquillamente a un giornalista due cardinali elettori spagnoli.
Il richiamo più immediato è a Leone XIII, il papa latinista eletto nel 1878 che crea cardinale Newman e pubblica la prima grande enciclica sociale, la Rerum novarum. Ma più potente è la suggestione suscitata da Leone Magno. Primo vescovo di Roma di cui si conservano le prediche in un meraviglioso latino e teologo acclamato anche dagli orientali al concilio di Calcedonia, nel 452 si incontra a Mantova con Attila, il re degli unni che aveva devastato l'Italia settentrionale. Leone convince il terribile sovrano a non calare verso Roma, e la città viene risparmiata. Il tentativo non riesce pienamente tre anni dopo con i vandali di Genserico, ma il saccheggio della città viene in parte limitato. Metafora di un papa di Roma che dovrà fronteggiare altri dominatori.
Missionario in Perù per oltre vent'anni, Prevost conosce il sud del mondo. Primo papa agostiniano, è stato superiore generale del suo ordine, erede di una tradizione colta fondata sugli antichi testi cristiani. Vescovo di nuovo in Perù per volere di Bergoglio, che lo ha nominato a capo dell'organismo curiale per i vescovi di tutto il mondo, continuerà sulla via dei papi del concilio. Cristiano come voi, vescovo per voi, come ha detto parlando per la prima volta da papa e citando sant'Agostino.
domani.it, 9 maggio 2025
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