Antonio Minaldi
Il proditorio attacco da parte di Israele nei confronti dell’Iran, ha scatenato tutti i buoni cantori delle virtù occidentali, nella speranza che l’odiato regime degli Ayatollah possa infine cadere aprendo le porte alla meravigliosa democrazia occidentale.
Chiariamo subito che non abbiamo alcuna simpatia per un paese fondato su una terribile dittatura che trova le sue ragioni in un integralismo religioso capace di fare a pezzi libertà e diritti, specialmente nei confronti delle donne. Ma restiamo convinti che qualunque ipotesi di liberazione debba nascere dall’interno stesso delle comunità oppresse e non da pretesi interventi esterni, che sono sempre interessati e strumentali.
A Israele in particolare non importa nulla delle condizioni interne dell’Iran. Anzi, per la verità, su questo punto non si prende neppure la briga di mistificare in cerca di scusanti. Lo scopo dello Stato sionista, dietro il paravento della difesa nazionale, è intanto quello di sviare l’attenzione internazionale dal genocidio in atto contro il popolo palestinese, ma poi, in un senso più strategico, quello di accreditarsi agli occhi del mondo, ed in particolare dell’alleato statunitense, come grande potenza nello scacchiere mediorientale.
Resta il fatto che, comunque, la dichiarazione di Netanyahu sull’ipotesi che l’Iran sarebbe vicina a dotarsi di almeno dieci ordigni nucleari è semplicemente risibile.
Intanto va sottolineato che Israele possiede tra cento e centocinquanta ordigni nucleari, mai dichiarati e mai sottoposti ad alcun tipo di controllo, poiché il paese sionista non ha mai sottoscritto il TNP (il trattato di non proliferazione nucleare) e non è pertanto sottoposto alla supervisione della IAEA (Agenzia internazionale per l’energia atomica). Esattamente il contrario di quanto avviene per l’Iran che ha invece aderito al trattato e che deve subire stringenti controlli periodici, effettuati anche senza nessun preavviso. Interventi da parte dell’Agenzia, che negli ultimi anni sono stati anche intensificati su pressione degli Usa, preoccupati su possibili inadempienze da parte dello Stato islamico a proposito dell’arricchimento dell’uranio.
Sul nucleare iraniano sappiamo praticamente tutto. Va sottolineato inoltre che, a parere di eminenti scienziati, le nuove armi nucleari non si producono a partire dall’uranio, quanto piuttosto dal plutonio, che a casa degli Ayatollah è elemento chimico praticamente sconosciuto. In sostanza è doppiamente impossibile che l’Iran possa essere anche lontanamente sulla via di possedere armi nucleari.
Tutto questo è assolutamente noto e non ci sarebbe nemmeno bisogno di rimarcarlo. Quello che invece ci pare veramente importante sottolineare è il fatto che Israele, con il suo intervento e con le giustificazioni che sono state addotte, ha totalmente delegittimato l’IAEA, negando radicalmente gli esiti dei suoi controlli. Si tratta di un comportamento che si iscrive in una logica che sin dalla sua nascita caratterizza le politiche dello Stato sionista, e che consiste nel negare ogni principio del diritto internazionale e ogni deliberazione dei suoi organismi, come è mostrato dall’avere fatto regolarmente carta straccia di tutte le risoluzioni dell’ONU.
L’unico criterio di scelta è sempre stato quello di puntare su atti di pura forza, semplicemente auto-giustificati, come la violenza genocidaria contro i Palestinesi e l’uso spregiudicato della guerra senza regole per risolvere ogni tipo di controversia. Un modo di fare a pezzi il diritto internazionale che purtroppo ha fatto scuola in un mondo sempre più percorso da forti venti di guerra, come dimostra anche la notizia dell’ultima ora della incredibile richiesta fatta da Trump all’Iran di arrendersi senza condizioni. (E può darsi pure che quando questo articolo sarà pubblicato ci saranno altre terribili novità, perché ormai la catastrofe ci perseguita).
pressenza, 18/6/2025
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