sabato, giugno 28, 2025

«Ormai l’abbiamo compreso: i “corleonesi”, quei ferocissimi mafiosi nati ai piedi della Rocca Busambra, sono stati solo gli "esecutori” di chi aveva piani ben precisi nella mente…»

Ringraziamo Attilio Bolzoni per questo articolo scritto per Città Nuove. Glielo abbiamo chiesto dopo il suo viaggio a Corleone dello scorso 17 giugno e lui non ha saputo dire di no. Per la nostra piccola testata è un onore ospitare il “pezzo” di un giornalista di valore come Attilio

Attilio Bolzoni a Corleone (Ph. Mamid 2025)

di 
ATTILIO BOLZONI

E' stato un ritorno felice. Mancavo da molto tempo, se si esclude una domenica mattina dello scorso inverno, una frettolosa visita in paese e nelle campagne vicine al seguito di una troupe cinematografica e di un regista americano con il quale stiamo lavorando alla preparazione di un documentario su mafia e cinema.
L'immancabile sosta al bar Ruggirello, qualche selfie, una piccola esplorazione fra i vicoli e poi ancora a Palermo per girare qualche scena in uno splendido palazzo nobiliare fra i Quattro Canti e piazza Bologni.
L'ultima volta a Corleone però è stata un'altra cosa. Un pomeriggio e una sera, incontri, una cena, la presentazione di Immortali - il mio ultimo libro - in una bella sala del Cidma, il Centro internazionale di Documentazione sulla Mafia e sul Movimento Antimafia. 


Mi è venuto a prendere a Palermo Dino, Dino Paternostro, giornalista ma soprattutto memoria di Corleone. In quell'ora che è servita per raggiungere il paese abbiamo parlato anche di Pio La Torre e di una campagna elettorale lontana, come al solito un Pio La Torre instancabile ed esigente che è riuscito a trovare un po' di riposo solo nella casa di Dino. Ricordi.

Poi abbiamo parlato di Corleone e di quei corleonesi. Di Corleone come alibi, di quei corleonesi come spaventosa anomalia nella storia della mafia siciliana.

Dopo tanti anni, almeno quaranta, credo di avere capito che Totò Riina, Bernardo Provenzano, i Bagarella, i Brusca e tutti i loro alleati palermitani non non erano altro che il braccio armato di altre entità. Prima li hanno utilizzati per seminare terrore in Sicilia e in Italia, poi li hanno scaricati e rinchiusi nelle segrete del 41 bis. Sono spariti, inghiottiti nel nulla. Niente erano mezzo secolo fa (prima dell'uccisione del ”Padre Nostro”, Michele Navarra) e niente sono tornati ad essere oggi.
Un ragionamento lungo l'abbiamo fatto fra di noi. E, dettaglio non trascurabile, proprio a Corleone. Parlarne qui è diverso, è più intenso, si sa esattamente ciò che stiamo discutendo per il marchio che i "corleonesi” hanno impresso a Corleone. Come se questo paese fosse al centro, fosse il motore di tante tragedie italiane dell'ultimo mezzo secolo.
Ora sappiamo che le cose non sono andate esattamente così, sappiamo che quei ferocissimi mafiosi nati ai piedi della Rocca Busambra sono stati solo gli "esecutori” di chi aveva piani ben precisi nella mente, di chi voleva destabilizzare lo Stato, di chi voleva far politica con le bombe. In Sicilia e nel resto del Paese.
Ci siamo detti questo e tanto altro nella sala del Cidma, ho risposto a qualche domanda, mi sono incuriosito alle curiosiosità altrui. Un bell'incontro.

E poi c'è stata anche una bella cena. Ho conosciuto il sindaco Walter Rà, un ragazzo preparato. Ho rivisto vecchi amici. Grazie a Dino per avermi invitato con il mio Immortali a Corleone. Spero di ritornarci presto.

Attilio Bolzoni

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