di Salvo Palazzolo
Ai domiciliari il commercialista Ninni Sciacchitano, incaricato di valutare le performance della pubblica amministrazione. Altri 21 indagati. L’inchiesta della procura di Palermo e della Guardia di finanza coinvolge anche faccendieri e imprenditori. Le intercettazioni svelano irregolarità su cinque appalti: “Qui ballano milioni di euro”
Il super esperto di conti pubblici che valuta le performance della Regione siciliana è stato arrestato dal nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza di Palermo con un’accusa pesante, essere stato il regista di un comitato d’affari che avrebbe pilotato gli appalti della sanità siciliana in favore di alcuni imprenditori, in cambio di mazzette. Lui si chiama Antonio Maria Sciacchitano, tutti lo chiamano Ninni, commercialista notissimo a Palermo, da questa mattina è agli arresti domiciliari per una sfilza di reati che vanno dall’associazione a delinquere, alla corruzione, alla turbativa d’asta: l’inchiesta coordinata dalla procura di Palermo diretta da Maurizio de Luciacoinvolge anche due faccendieri, accusati di essere il braccio operativo di Sciacchitano, si tratta di Catello Cacace e Giovanni Cino. Coinvolti anche imprenditori e manager sanitari.
Dieci persone in tutto a cui sono stati notificati dei provvedimenti firmati dalla gip Carmen Salustro. Al centro di tutto, Sciacchitano, «che si alimentava – recita l’atto d’accusa – delle sue infinite entrature presso i plessi più nevralgici dell’amministrazione sanitaria regionale e della politica». La cricca avrebbe favorito le ditte anticipando documentazione di gara ancora segreta, costruendo capitolati ad hoc, gli indagati sarebbero riusciti anche ad annullare dei bandi non graditi alle aziende amiche. Tutto dentro un giro vorticoso di soldi. Nel corso delle indagini, i finanzieri hanno documentato vari passaggi di buste: durante le perquisizioni, fatte due settimane fa, sono stati trovati 50 mila euro a Sciacchitano: 3.325 in tasca, 44.950 nel suo studio. Lui ha detto che erano risparmi e soldi di un prestito che gli erano stati restituiti. Ma non ha convinto. «Qui ballano milioni di euro», diceva parlando degli appalti da aggiustare.
I provvedimenti
Ai domiciliari vanno il commercialista Antonino Sciacchitano e l’imprenditore Catello Cacace, a loro il gip ha inflitto pure l’interdizione per un anno dalle loro attività. Interdizione anche per l’imprenditore Giovanni Cino, anche lui non potrà svolgere la sua attività per un anno, ha pure l’obbligo di dimore nel comune di residenza. Aldo Albano, provveditore dell’azienda Villa Sofia Cervello, è stato invece sospeso per sei mesi dall’esercizio di pubblici uffici. Pietro Genovese, direttore amministrativo dell’Asp di Caltanissetta, è stato sospeso per un anno e dovrà presentarsi ogni giorno, esclusi i festivi, in un commissariato. Sospensione per un anno e obbligo di presentazione quotidiano alla polizia anche per gli imprenditori Giuseppe Rifici, di Catania e Rosario Sortino, di Ragusa. “Divieto di esercitare attività” per un anno per gli imprenditori Luciano Romeo, di Catania e Umberto Maggio, di Salerno. Stesso provvedimento per l’imprenditore Milko De Seta, di Castellammare di Stabia (Napoli), ma solo per nove mesi. «Il complesso degli elementi raccolti – dice un comunicato del comando provinciale della Guardia di finanza di Palermo diretto dal generale Domenico Napolitano – ha evidenziato il coinvolgimento nelle trame illecite ricostruire di manager pubblici, imprenditori, professionisti e faccendieri; d’intesa avrebbero agito in modo da orientare le procedure di gara in favore di determinate aziende». Sono complessivamente 22 gli indagati.
Le mani sugli appalti
Sono cinque le gare finite al centro dell’attenzione del nucleo di polizia economico finanziaria diretto dal colonnello Carlo Pappalardo fra Palermo, Trapani e Caltanissetta: riguardano il servizio di gestione, assistenza e manutenzione del parco apparecchiature biomediche dell'Asp di Trapani; il servizio integrato di sterilizzazione dell’azienda Civico di Palermo; il servizio integrato di gestione delle aree operatorie e il servizio integrato di fornitura di pasti, entrambi gestiti dell’Asp di Caltanissetta; il servizio quinquennale di noleggio, lavaggio e disinfezione biancheria, fornitura divise per il personale e materasseria dell’azienda Villa Sofia Cervello; il servizio di lavatura, asciugatura, stiratura e governo della biancheria di proprietà dell'Asp di Palermo.
La genesi dell’inchiesta
Si tratta del secondo capitolo dell’indagine “Sorella sanità” che negli anni scorsi aveva coinvolto Fabio Damiani (l’ex manager dell’Asp di Trapani e responsabile della Centrale unica di committenza degli appalti per la Regione siciliana) e Antonio Candela (l’ex manager “antimafia” dell’Asp di Palermo). In particolare, Damiani e un suo collaboratore pure lui finito sotto inchiesta avevano fatto dichiarazioni importanti dopo il blitz, chiamando in causa proprio Sciacchitano. Lo avevano indicato come «autore di pressioni esercitate nell'ambito di alcune procedure di gara – ricostruisce la procura di Palermo – all’epoca in cui ricopriva la qualifica di presidente della Commissione di gara per gli appalti della Centrale Unica di Committenza della Regione Siciliana e dell'Asp di Palermo». Così, sono iniziate le verifiche della Finanza, con l’acquisizione di atti e una serie di intercettazioni disposte dalla procura. E sono emerse, sostiene l’accusa, «procedure altrettanto lucrative rispetto a quelle della Centrale Unica di Committenza su cui aveva influito Damiani (e su cui aveva tentato di influire Schiacchitano)».
“Il sodalizio”
Le nuove norme prevedono che i colletti bianchi accusati di corruzione debbano essere interrogati prima di qualsiasi misura cautelare. Sciacchitano si è difeso a spada tratta davanti al giudice delle indagini preliminari, ricordando anche i suoi tanti incarichi, segno della stima che gli viene riconosciuta dalle amministrazioni pubbliche. Il commercialista palermitano è attualmente presidente dell’organismo interno di valutazione dell’Asp di Trapani, dell’azienda Villa Sofia-Cervello, della Regione siciliana, è poi anche consulente della Corte dei Conti. Diversa la valutazione che fa il pool coordinato dal procuratore aggiunto Paolo Guido.
«Il pubblico ministero ha ritenuto sussistente fra i tre indagati Sciacchitano, Cino e Cacace un vero e proprio sodalizio – scrive il gip nella sua ordinanza – costantemente operativo e impegnato nella realizzazione di un programma criminoso indeterminato costituito da reati contro la pubblica amministrazione, sviluppatosi attraverso la conclusione di accordi illeciti tra esponenti della classe politica e pubblici ufficiali da un lato e rappresentanti della classe imprenditoriale dall’altra, tutti finalizzati ad alterare le gare indette principalmente in ambito sanitario». Il gip non intravede in questa fase l’associazione a delinquere contestata dalla procura, ma le contestazioni restano gravi.
«Il sodalizio vedrebbe al vertice Sciacchitano – prosegue il gip citando l’atto d’accusa – in ragione soprattutto dei numerosi contatti, delle conoscenze e dei rapporti dallo stesso intessuti su più livelli, con la classe politica e con taluni rappresentanti delle aree sanitarie della regione siciliana». Cacace e Cino avrebbero invece «provveduto a mantenere contatti con gli imprenditori interessati alla partecipazione alle gare pubbliche e avrebbero quindi fornito un'opera di intermediazione con l'altro polo, quello della pubblica amministrazione, gestito dal sodale Sciacchitano».
La Repubblica Palermo, 13 giugno 2025
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