sabato, giugno 14, 2025

Ninni asso pigliatutto: «Mica siamo tangentisti»

A sx: Ninni Schiacchitano

Carla Fernandez

«Di numeri non ne vuole parlare, capito?», diceva Giovanni «Nuccio» all’amico e «sodale» (li chiamano così, i magistrati) Antonino Sciacchitano. Che rispondeva ridendo di una terza persona, l’imprenditore Alessandro Zanzi, già scottato dalla prima inchiesta, Sorella Sanità: «Si scanta?». E Cino: «Sì», pure lui ridendo. La controrisposta è la fotografia del principale indagato della nuova inchiesta della Guardia di Finanza: «Eh - diceva Ninni Sciacchitano - ma noi il nostro mestiere facciamo, non è che facciamo i tangentisti, è giusto?».

Almeno fino a ieri Ninni era stato il ponte fra una galassia imprenditoriale da sempre in affari con le amministrazioni pubbliche, ospedali in primis, e la politica. Un mago del «dialogo» capace di interfacciarsi senza timori reverenziali con presidenti della Regione, assessori e manager della sanità ma anche di districarsi fra le pieghe di codici e procedure al punto da orientare - almeno secondo l’accusa - i burocrati nei posti chiave a prendere la direzione da lui voluta. Sciacchitano nei palazzi della politica, è stato tutto questo.

A Palazzo d’Orleans era stato visto l’ultima volta giovedì, 24 ore prima del blitz che lo ha portato agli arresti domiciliari. Ne aveva titolo, per entrare nella sede della presidenza della Regione. Visto che da un anno il presidente Schifani lo aveva messo a capo dell’Oiv, l’Organismo indipendente di valutazione che assegna le pagelle, normalmente generose, ai dirigenti generali degli assessorati. Incarico subito revocato ieri. Di ruoli che lo portavano dentro i palazzi Sciacchitano ne rivestiva parecchi. Li ha elencati lui stesso durante l’interrogatorio preventivo del 23 maggio scorso: componente del collegio sindacale dell’ospedale Civico e dell’Asp di Palermo, consulente dell’Asp di Caltanissetta per le problematiche contabili, presidente dell’Oiv dell’Asp di Trapani. Si è occupato anche di valutazione dei manager della sanità pubblica. E, ha riferito lui stesso, è stato anche consulente della Corte dei Conti.

Di base era però un commercialista, partito da Corleone (paese natio, con cui ha mantenuto un cordone ombelicale) e trapiantato da giovane a Palermo. Ha sempre mostrato un fiuto spiccato per gli affari. In passato ha tentato la via della gestione in prima persona di imprese. Poi ha virato verso il ruolo di trait d’union fra gli imprenditori e il sistema pubblico. La sua ascesa politica è iniziata, all’alba degli anni Duemila, all’ombra di una Forza Italia all’epoca dominante in Sicilia e a Roma. E anche in quel caso il suo ruolo è stato quello di cerniera fra il mondo imprenditoriale e quello dei finanziamenti pubblici. È un profilo che ha mantenuto fino all’ultimo, come dimostra il capitolo dell’inchiesta che lo vede accusato di aver tentato di inquinare una gara d’appalto dell’Asp di Caltanissetta per favorire la Indra, azienda della quale era consulente. 

Allo stesso modo, per una gara dell’Asp di Trapani che riguardava apparecchiature elettromedicali, Sciacchitano avrebbe fatto da intermediario con la centrale unica di committenza per la azienda Polygon, chiedendo anche a Silvio Cuffaro (non indagato), dirigente generale dell’assessorato all’Economia, di «aiutarlo» (vedere l’articolo qui sotto). 

Non c’era grande appalto che non avesse lui fra i registi dietro le quinte o di cui comunque lui non sapesse tutto. Il profilo tracciato dalla Procura tratteggia Sciacchitano come un business man «di provata vicinanza sia ad ambienti politico-istituzionali di primo piano che ad alcune delle più rilevanti realtà imprenditoriali attive nel settore medico-ospedaliero». Con i manager della sanità pubblica parlava - senza sapere di essere intercettato - in modo sferzante. Con Roberto Colletti, ex manager di Villa Sofia e del Civico, discuteva di nomine nel tentativo di «piazzare» in posti chiave uomini di cui diceva di potersi fidare. Al telefono con altri indagati Sciacchitano si vantava di poter «intercedere» presso Walter Messina (non indagato), all’epoca manager di Villa Sofia e oggi alla guida del Civico. Sempre al telefono, si vantava dei buoni rapporti con Vincenzo Spera (non indagato), ex manager dell’Asp di Trapani, e di essere il regista della nomina di Mario Bisignano (non indagato) a provveditore del Civico.

Carla Fernandez

GdS, 14/6/25

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