PIETRO SCAGLIONE
Mentre i nuovi bombardamenti israeliani su ospedali e giornalisti indignano il mondo, non si ferma la mobilitazione per la Palestina.
A Palermo ogni sera, alla Cala, presidio permanente per Gaza, dalle 1930 in poi. Le bandiere palestinesi sventolano nelle curve degli stadi di mezza Europa, da Nord a Sud, da Glasgow a Cosenza. La solidarietà per i palestinesi accomuna tifoserie storicamente rivali (da Livorno a Pisa, da Marsiglia a Parigi, per fare solo alcuni esempi). L'uccisione di centinaia di atleti e calciatori palestinesi, tra cui recentemente Suleiman Al-Obeid soprannominato il "Pelè della Palestina", rende attuale la protesta delle tifoserie.
Intanto, il mondo del cinema chiede al Festival del Cinema di Venezia di prendere posizione contro il genocidio a Gaza (con appello di "Venice4Palestine", firmato da tanti artisti, dal regista Ken Loach all'attore Carlo Verdone, per fare solo 2 esempi).
Anche il mondo della musica condanna da anni incessantemente i crimini israeliani (da Roger Waters ai Massive Attack, da Ghali a Fiorella Mannoia, dalla Banda Bassotti ai 99 Posse, per fare solo alcuni esempi).
I lavoratori portuali, da Genova a Marsiglia, bloccano le navi cariche di armi destinate a Israele.
Alla encomiabile "mobilitazione dal basso" non corrisponde un altrettanto efficace impegno pro-Palestina di molte istituzioni occidentali. Vi è una sorta di impotenza e inazione, nonostante lo sterminio di decine di migliaia di bambini palestinesi e di donne palestinesi; nonostante lo sterminio di migliaia di medici, infermieri, operatori sanitari, insegnanti; nonostante i bombardamenti contro case, negozi, scuole, ospedali, moschee, chiese, sedi dell'Onu; nonostante lo sterminio di centinaia di giornalisti palestinesi (un numero più elevato persino rispetto ai giornalisti morti nella Seconda Guerra Mondiale).
26 agosto 2025

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