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Carmelo Lucchese |
Il Tribunale di Palermo – Sezione Misure di Prevenzione, su richiesta della locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, ha emesso un provvedimento di sequestro patrimoniale nei confronti di Carmelo Lucchese, cl. ‘66, noto imprenditore operante nel settore della grande distribuzione alimentare, per un valore complessivo di circa 150 milioni di euro, eseguito dai finanzieri del Comando Provinciale di Palermo.
Oggetto del sequestro è in particolare la società Gamac Group s.r.l., con sede legale a Milano, che gestisce 13 supermercati tra Palermo e provincia (Bagheria, Carini, Bolognetta, San Cipirello e Termini Imerese) a marchio Conad e Todis che, come disposto nel citato provvedimento, viene contestualmente affidata ad un amministratore giudiziario nominato dal Tribunale di Palermo, con il compito di garantire la continuità aziendale e mantenere i livelli occupazionali per preservare i diritti dei lavoratori, dei fornitori e della stessa utenza.
Nell’imponente
operazione sono stati impegnati oltre 100 militari del Nucleo di polizia
economico – finanziaria di Palermo che hanno cautelato un rilevante compendio
aziendale, quote societarie, immobili, conti correnti, polizze assicurative e
autovetture, anche di lusso.
La
ricostruzione operata dalla Procura della Repubblica- D.D.A. e accolta dai
giudici della Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale, sulla base degli
accertamenti svolti dagli specialisti del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia
Economico-Finanziaria di Palermo, ha consentito di evidenziare come Carmelo
Lucchese, pur essendo incensurato, sia da ritenere un imprenditore
colluso alla criminalità organizzata, posto che il
medesimo, seppure non organicamente inserito nell’organizzazione criminale, ha
sempre operato sotto l’ala protettiva di Cosa Nostra.
È stato
necessario analizzare e riscontrare le precise e puntuali dichiarazioni rese da
diversi collaboratori di giustizia, nonché valorizzare in chiave unitaria le
risultanze investigative raccolte in diversi procedimenti penali; tale
complessa ricostruzione ha consentito di evidenziare strutturati contatti del proposto
con la famiglia mafiosa di Bagheria, e far emergere i vantaggi
“imprenditoriali” di cui ha potuto beneficiare nel tempo.
Alla luce
delle penetranti investigazioni svolte dalle Fiamme Gialle palermitane, il
Tribunale ha ritenuto ricorrenti gli elementi per ritenere il proposto un
soggetto socialmente pericoloso in quanto appartenente, anche se non partecipe,
al sodalizio mafioso, alla luce della vicinanza con esponenti di vertice della
consorteria bagherese, grazie alla quale il Lucchese è riuscito a:
- espandersi economicamente nel
settore, acquisendo, avvalendosi di interventi di “Cosa nostra”, ulteriori
attività commerciali;
- scoraggiare la concorrenza
anche attraverso atti di danneggiamento;
- risolvere controversie sorte
con alcuni soci, ottenendo in loro pregiudizio la possibilità di rilevare
l’impresa contesa e beneficiando peraltro di una dilazione nei pagamenti;
- evitare il pagamento del
“pizzo” nella zona di Bagheria e, grazie alla mediazione mafiosa della
locale famiglia, contrattare la “messa a posto” con altre articolazioni
palermitane di “Cosa nostra”.
Secondo gli
investigatori, in una logica di reciproco vantaggio, il proposto avrebbe
remunerato con ingenti somme gli esponenti mafiosi, assumendo anche loro
familiari nei propri punti vendita, quale riconoscimento del loro determinante
intervento in momenti cruciali nel percorso di espansione commerciale
dell’attività imprenditoriale.
Inoltre, le
ricostruzioni operate sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di
Palermo, hanno consentito agli specialisti del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia
Economico-Finanziaria di Palermo di valorizzare anche la disponibilità
manifestata dal Lucchese alla consorteria mafiosa di Bagheria di un
appartamento per dare rifugio a Bernardo Provenzano nell’ultimo periodo della
latitanza.
Infatti
proprio in coincidenza temporale con i più significativi interventi del
sodalizio mafioso in favore della Gamac, si è registrato una crescita
esponenziale della società, che si è trasformata dall’iniziale impresa
familiare in una realtà in forte sviluppo che ha incrementato costantemente il
proprio volume d’affari arrivando a fatturare oltre 80 milioni di euro nel
2019.
Tenendo
conto della ricostruita risalente vicinanza al sodalizio criminale, il
Tribunale ha disposto il sequestro dell’intera attività imprenditoriale svolta
dal Lucchese – qualificata come impresa mafiosa – e di tutto il patrimonio
nella sua disponibilità.
Oltre al
sequestro dell’interno compendio aziendale e delle quote sociali della Gamac
Group s.r.l., sono stati cautelati e parimenti affidati ad un amministratore
giudiziario affinché li gestisca nell’interesse della collettività:
- 7 immobili di cui una villa in zona
Pagliarelli a Palermo;
- 61 rapporti bancari e 5 polizze assicurative;
- 16 autovetture, tra cui 2 Porsche Macan.
Continua
l’azione che la Guardia di Finanza palermitana svolge, nell’ambito delle
indagini delegate dalla Procura della Repubblica di Palermo, a contrasto dei
patrimoni di origine illecita con la duplice finalità di disarticolare in
maniera radicale le organizzazioni criminali e di liberare l’economia legale da
indebite infiltrazioni della criminalità consentendo agli imprenditori onesti
di operare in regime di leale concorrenza.
ilmattinodisicilia.it,
18 febbraio 2021 -
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