domenica, maggio 28, 2023

Teresi: “Sto con Morvillo. Non affidiamo la memoria a chi ha i voti di Cuffaro”


di FRANCESCO PATANÈ

Intervista all’ex pm, presidente del Centro studi Paolo e Rita Borsellino 
«Il 23 maggio ho avvertito lo stesso clima del giorno dei funerali di Giovanni Falcone nella basilica di San Domenico, 31 anni fa. Allora il grido “fuori la mafia dallo Stato” era la reazione di un popolo che percepiva ma non aveva contezza dei patti e delle commistioni indicibili tra una parte delle istituzioni e Cosa nostra. Oggi è il grido d’allarme di una fetta della società civile contro il rischio di un ritorno al passato». Vittorio Teresi è stato procuratore aggiunto a Palermo e pm nel processo Trattativa. È in pensione e presiede il Centro studi Paolo e Rita Borsellino. Sugli scontri in via Notarbartolo e sulla gestione della memoria non fa sconti, neanche a Maria Falcone. 
Agenti in assetto antisommossa per impedire di ricordare Falcone. 
Se lo sarebbe mai immaginato? 



«La violenza di via Notarbartolo è intollerabile, rischia di essere l’inizio di una deriva molto pericolosa. È come se qualcuno avesse cercato di trasformare la memoria da momento collettivo a rito per pochi eletti. 
Episodi come questi aprono la strada al pensiero unico, una delle fondamenta del totalitarismo». 
L’ordinanza definiva «inopportuno» far arrivare il secondo corteo sotto l’Albero, e c’è chi sostiene che chi era sul palco non volesse contestazioni. Lei che idea s’è fatto? 
«Hanno cercato di mettere a tacere il dissenso. È chiaro che molti giovani erano lì anche per dire la loro sulla presenza sul palco di persone impresentabili. In un Paese democratico non ci si sottrae alle critiche, funziona così. E, giusto per puntualizzare, Maria Falconecontinua a sostenere che sotto il palco c’erano i giovani. Anche il corteo alternativo era pieno di ragazzi con una coscienza critica, non era la sfilata degli Alpini». 
Lei però non c’era il 23 maggio. 
«Come Centro studi Rita e Paolo Borsellino non siamo mai andati nell’aula bunker o all’Albero di via Notarbartolo, ma quest’anno, se ci avessero contattato, avremmo partecipato al “contro-corteo”. Il problema è che non lo sapevamo». 
È un attacco al modo di commemorare della Fondazione Falcone? 
«Sottoscrivo ogni parola dell’intervento di Alfredo Morvillo: non possiamo consegnare la memoria a personaggi che hanno avuto un passato o hanno un presente di condivisione con lamafia. Il sindaco Lagalla o prende i voti di Dell’Utri e Cuffaro o sale sul palco del 23 maggio. Entrambe le cose non si possono fare e nessuno dovrebbe permettere che accada». 
Maria Falcone dice che le istituzioni vanno rispettate e invita chi l’ha criticata a ripassare il diritto costituzionale. 
«Mandare a ripetizione di diritto costituzionale i magistrati Di Lello eMorvillo è una bestemmia, e mi meraviglia che queste parole arrivino da Maria Falcone. Siamo di fronte a un equivoco di fondo che molto spesso viene utilizzato come scorciatoia: il rispetto è dovuto sempre all’istituzione, non per forza a chi è stato chiamato a rappresentarla, anche se eletto. Senza contare che gli enti pubblici hanno il dovere di rispettare un galateo istituzionale, mentre associazioni o fondazioni private possono scegliere». 
Da presidente del Centro studi Paolo e Rita Borsellino avrebbe chiesto al sindaco Lagalla Palazzo Jung per il museo della memoria? 
«Sarebbe stato più opportuno chiedere un bene confiscato alla mafia, avrebbe moltiplicato il valore simbolico. Ma noi fin dall’inizio abbiamo scelto di non avere legami con le istituzioni, la nostra sede è in una villetta confiscata ai Sansone, non percepiamo soldi dalle amministrazioni o dalle cosiddette Tabelle H, partecipiamo ai bandi e, se li vinciamo, veniamo finanziati per i progetti. Il resto sono donazioni private». 
Che 19 luglio si aspetta in questo clima? 
«Dovrei preoccuparmi? No, via D’Amelio è sempre stato uno spazio per tutti. Non abbiamo mai invitato istituzioni, e chi è venuto lo ha fatto sempre a titolo personale, da normale cittadino. La mattina porteremo i bambini per i laboratori, il pomeriggio è aperto alle Agende rosse e alle altre associazioni. Anche quelle di destra, che negli ultimi anni cercano di far passare Paolo per un postfascista, avranno da parte nostra massima libertà di espressione e commemorazione». 

La Repubblica Palermo, 28/5/2023

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