domenica, maggio 21, 2023

SUSANNA TAMARO E IL BRUTTO VERGA. LA FONDAZIONE: “LA LETTERATURA SA RAPPRESENTARE ANCHE LE BRUTTURE DEGLI UOMINI

Giovanni Verga / Susanna Tamaro

Le discusse parole della scrittrice al Salone di Torino e la replica della Fondazione Verga

Così disse la scrittrice Susanna Tamaro, intervenendo al Salone del libro di Torino con alcune considerazioni sulla lettura:

“Da piccola detestavo leggere. Ho iniziato a farlo da molto più adulta. È difficile portare i ragazzi alla lettura anche perché ci sono testi, già c’erano ai miei tempi, davvero difficili e anche brutti. Basta con Verga. Si potrebbe sostituire con Va’ dove ti porta il cuore. In Turchia, per esempio, lo hanno adottato … Occorre cambiare completamente l’insegnamento della letteratura italiana nelle scuole. Studiare più letteratura contemporanea per appassionare di più gli studenti.

Non dovremmo sovraccaricare gli studenti con testi letterari pesanti, come quelli di Dante o Verga, che possono risultare molto difficili. Seppur significative, queste opere possono essere un deterrente per l’amore della lettura. Voglio che la lettura sia un piacere, non una punizione”


La replica della Fondazione


SUL ‘BRUTTO’ VERGA E SUSANNA TAMARO


Le recenti affermazioni di Susanna Tamaro al Salone del libro di Torino, rilanciate dagli organi di stampa («ci sono testi davvero difficili e anche brutti. Basta con Verga»), sarebbero di per sé risibili per l’indecoroso suggerimento («si potrebbe sostituire Verga con Va’ dove ti porta il cuore»). Poiché sono state presentate come indicazioni per l’insegnamento della letteratura a scuola, richiedono però qualche breve considerazione: 1) la logica del mercato del libro, e dei suoi interessi economici, non può pensare di imporre senza alcun ritegno le sue scelte al canone letterario del nostro Paese; 2) l’insegnamento della letteratura a scuola va certamente adeguato ai tempi, dedicando maggiore spazio alla letteratura contemporanea, senza però rinunciare ai grandi classici e alle domande di senso che da essi possono scaturire; 3) il piacere che deriva dalla lettura dei grandi libri ha un’intensità, un valore più duraturo, più profondo della superficiale contingente “piacevolezza” che si sottrae alle domande di senso, anche se queste possono apparire “difficili”; 4) i giovani hanno tendenzialmente bisogno di “comprendere”. A tale bisogno può rispondere soprattutto la grande letteratura, mediata dall’insegnamento all’interno di quella comunità interpretante che è ogni classe scolastica; 5) le letture “amene”, come il libro più famoso della signora Tamaro, possono far evadere dalla cruda realtà, ma non forniscono ai ragazzi quella sensazione di rispecchiamento che gli psicologi additano come passaggio fondamentale per la crescita dell’io. Allora vorremmo chiedere alla scrittrice: è più formativo per mettere in guardia dal bullismo il “brutto e cattivo” Rosso Malpelo o la letteratura alla melassa? 6) la letteratura sa rappresentare anche le brutture degli uomini, anche l’inferno, come hanno fatto Dante, Shakespeare, Verga: rendendo però, nelle forme immortali delle loro opere, “bella” anche la cattiveria del mondo.

La Presidente e il Vicepresidente del Consiglio Scientifico della Fondazione Verga

Gabriella Alfieri e Andrea Manganaro

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Ed ecco anche l’interessante opinione della presidente dell’Associazione Mascalucia DOC, attenta studiosa del grande scrittore catanese, già intervenuta sulla nostra pagina


UN AUTORE MOLTO DIFFICILE: MA BASTA SAPERLO RACCONTARE AI RAGAZZI


di FRANCESCA CALÌ 


È vero! Verga è un autore difficilissimo e molti suoi testi sono davvero un ostacolo per molti studenti. Me ne sono resa conto proprio di recente quando mia figlia Silvia che non ha mai chiesto il mio aiuto per i compiti, di fronte a Verga mi ha urlato “ma come può piacerti questo autore?”. 

E allora sono partita dalla storia di tre uomini visionari che con la loro arte volevano cambiare, non il mondo, ma semplicemente quella terra disgraziata dove erano nati. Si chiamavano Giovanni (Verga), Luigi (Capuana) e Federico (De Roberto). Ai tre piaceva molto scrivere ma ancora di più dedicarsi ad una nuova invenzione che gli anziani chiamavano na mavaria, era la fotografia. Una cosa per giovani, una perdita di tempo oltretutto costosa e poi vuoi mettere l’arte di imprimere un’immagine attraverso l’opera di un pittore? Questo era la fotografia, non un’arte ma una stregoneria da tenere lontana. A Giovanni, Luigi e Federico però non importava perché si erano resi conto di avere in mano un grande strumento che li avrebbe aiutati a divulgare più velocemente la loro denuncia sociale, che li avrebbe aiutati a raccontare al mondo di una terra che costringeva i giovani a vivere alla giornata senza poter programmare il loro futuro, costringendoli a scappare nella “merica” che lì c’era lavoro per tutti.

“Mamma praticamente è uguale ad oggi. E come è finita?”. 

È finita che di Luigi si fa sempre e solo un cenno nei testi quando si parla di Verismo, Federico è finito nel dimenticatoio e a Giovanni verrà dato il titolo di Senatore quando avrà ottant’anni e fu così inc… che non si recherà mai a Roma a ritirare il suo privilegio.

Quindi no cara Tamara, che tanto hai fatto battere il mio cuore da ragazzina, non ci porterai via anche Verga dalle scuole. Lui è stato un rivoluzionario, un anticonformista che ha sviscerato la Sicilia attraverso il dolore dei suoi personaggi.

Ecco, basta raccontarlo così ai ragazzi.

L’Ora, edizione straordinaria, 21/5/2023

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