lunedì, maggio 08, 2023

“A scrivere a mio marito era il vero Messina Denaro”


Tonino Vaccarino, l’ex sindaco di Castelvetrano al servizio del Sisde aveva intrattenuto una corrispondenza con l’ex latitante. Esposto della vedova Vaccarino dopo la perizia calligrafica 

«Da quando fu svelata tutta l’attività svolta da mio marito con il Sisde è iniziato il nostro calvario, e oggi mi chiedo se non si sia trattato di attività di depistaggio». Lo dice Gisella D’Anna, vedova dell’ex sindaco di Castelvetrano, Antonino Vaccarino, che, attraverso i suoi legali, Giovanna Angelo e Baldassare Lauria, ha presentato un esposto alla magistratura. 


La collaborazione tra Vaccarino e il Sisde fu infatti oggetto di una fuga di notizie in merito alla quale nessuna inchiesta venne mai avviat. Sulla corrispondenza intercorsa tra Matteo Messina Denaro ( con lo pseudonimo di Alessio), il boss catturato lo scorso 16 gennaio, e Vaccarino ( Svetonio ilnom de plume) che collaborava con il Sisde di Mario Mori per la cattura di Messina Denaro, nel corso degli anni sono stati avanzati molti dubbi. Una consulenza tecnica, richiesta dalla magistratura aveva anche escluso la riferibilità a Messina Denaro delle missive inviate ad Antonio Vaccarino. «Dopo la cattura di Matteo Messina Denaro e la pubblicazione delle foto dei pizzini ritrovati a casa della sorella del noto latitante, ho notato una notevole somiglianza con la grafia della lettera di minacce ricevuta da mio marito — afferma la vedova dell’ex sindaco, deceduto nel maggio di due anni fa — non essendo un’esperta ho dato incarico alla criminalista Katia Sartori, esperta in scienzeforensi, perché effettuasse una comparazione grafica tra i diversi scritti, per fugare ogni dubbio in merito a chi scrivesse a mio marito». Dalle 237 pagine di perizia «possiamo escludere — aggiunge la signora — che a scrivere a mio marito fosse una persona diversa da quella che scriveva a esponenti di primo piano di Cosa nostra e ai familiari del boss» . Insomma quei pizzini sarebbero stati scritti dall’ex latitante. 
«Lo stesso generale Mori, in passato — aggiunge la vedova di Vaccarino — aveva chiarito la posizione di mio marito, ma ciò non ha impedito i tentativi di screditare la sua partecipazione alle attività del servizio segreto volte alla cattura del latitante, nonostante il suo impegno fosse stato reale ed importante, tanto da mettere a rischio la latitanza del boss come documentato da sentenza che ho allegato». 
La collaborazione tra Vaccarino e il Sisde fu infatti oggetto di una fuga di notizie in merito alla quale nessun fascicolo venne mai aperto dalla magistratura. «Ad oggi — affermano i legali Baldassare Lauria e Giovanna Angelo — non sappiamo di chi fu la responsabilità di quella fuga di notizie che mise di fatto in pericolo Vaccarino e tutta la sua famiglia, portando Matteo Messina Denaro a scrivergli una lettera di minacce estese anche ai suoi familiari. Una lettera che vedeva esclusa la riferibilità al noto latitante. Oggi grazie alla perizia redatta dalla criminalista Katia Sartori, possiamo affermare che è assolutamente inverosimile che Messina Denaro avesse bisogno di qualcuno che scrivesse al suo posto e che, invece, tutti i documenti analizzati sono riconducibili a un solo soggetto». 

La Repubblica Palermo, 7/5/2923

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