lunedì, maggio 08, 2023

Il segretario generale Cgil Palermo, Mario Ridulfo alla iniziativa di oggi "Lavoro, Diritti, Pace", organizzata dall'area programmatica "Cgil-la radici del sindacato" a Cinisi nell'ambito del 45° anniversario della uccisione mafiosa di Peppino Impastato


L’intervento di Mario Ridulfo

MARIO RIDULFO

“Buon pomeriggio, un ringraziamento agli organizzatori, alla instancabile opera dei compagni dell’area "le radici del sindacato", che offrono sempre spunti di riflessione interessanti, ma anche proposte e critiche che sono occasione di crescita per la CGIL, per il movimento e per ognuno di noi anche singolarmente.

Il mio personale e anche a nome della CGIL - Camera del lavoro di Palermo!, Benvenute e benvenuti, soprattutto a quante e a quanti sono arrivati da lontano per partecipare a questa tre giorni che ormai è diventata un importante appuntamento a ridosso delle giornate di mobilitazione e di impegno nel nome di peppino Impastato e aggiungo di quanti, compagne e compagni di peppino continuano,  nel loro impegno quotidiano a lottare per cambiare in meglio il futuro di questa terra. 

Oggi non esiste più onda pazza, non esiste più radio aut, e buona parte dell’impegno antimafia è diventato per alcuni occasione di arricchimento o di carriera, vedasi la vicenda Montante, Saguto, fino a quella della preside della scuola allo Zen di palermo, ma anche della Chinnici, eurodeputata per due legislature del pd, passata armi e bagagli nel partito di Berlusconi e dell’Utri.

Purtroppo, Mafiopoli non è finita e i tanti Tano seduto ancora in circolazione possono dormire sonno tranquillo.

Nei giorni scorsi, successivamente all’arresto di messina denaro, a Corleone è tornato il figlio di Totò Riina, già condannato a 8 anni e 10 mesi di carcere per associazione mafiosa, riciclaggio ed estorsione, il quale non ha mai preso le distanze dalla figura del padre mafioso. 

A proposito di totò, l’altro, quello già  detto “vasa, vasa” figura essere il punto di riferimento della più alta carica istituzionale della Regione Siciliana, addirittura nei giorni scorsi, il presidente Schifani, già ex presidente del senato e seconda carica dello Stato, dichiarava che: "Se non ci fosse Totò Cuffaro occorrerebbe inventarlo, non è uno slogan ma è una cosa che sento”. Continua, “Sta dando un grande sostegno all'azione del mio governo, attraverso i suoi assessori. So bene quanto ha condiviso la mia candidatura, fu il primo a sostenere la mia candidatura prima che lo dicesse il mio partito. Io non dimentico". (ANSA). 

Il governo della Regione siciliana e l'amministrazione di Palermo vanno avanti con l'aperto sostegno di due pregiudicati per reati legati alla mafia: Salvatore Cuffaro e Marcello Dell'Utri, cioè due condannati per favoreggiamento alla mafia. 

Siamo, cioè, oltre a quanto il giudice Borsellino dichiarava nel 1989, di quei politici che erano in "odor di mafia" che non venivano poi condannati. Qui le sentenze di condanna ci sono. Ma la politica, come sempre, continua a voltarsi dall'altra parte. 

Ma perché questa premessa, per un saluto in un dibattito che parlerà di autonomia differenziata? 

1- perché la battaglia contro questa idea di sovranismo all’italiana non si contrasta e non si vince se non  affrontiamo il tema tutto politico della qualità della nostra democrazia. Ovvero, per vincere lo scontro dobbiamo far si che il popolo difenda una idea (antifascista!) e un modello di democrazia (quella parlamentare), nonostante diciamolo, soprattutto qui al sud, spesso è indifendibile. 

2- Perché. Siamo dentro una crisi della democrazia e lo sappiamo.

3- Perché la crisi della nostra democrazia, nelle mani di post fascisti e amici degli amici, è funzionale, anzi è necessaria per quanti lavorano per il cambio costituzionale che si vuole fare. 

4- Perché, esiste una frattura pericolosa tra eletti ed elettori, tra governanti e governati, esiste e non da adesso certo, una crisi di rappresentanza che produce una crisi di partecipazione democratica alla vita del paese. 

Questa crisi è dovuta al fatto che la volontà popolare viene ignorata ed è dovuta al fatto che il Parlamento, come anche le tante altre assemblee elettive sono chiamate a ratificare decisioni prese altrove, in cerchi e club ristretti. 

In questo modo il parlamento (che una parte della politica italiana, voleva da tempo!), diventa così il bivacco di manipoli e di tifosi.

In questi giorni uno stimato costituzionalista ha scritto che in questo paese “del parlamento rimane la parola, non la cosa”, in quanto di fatto dice, “il potere esecutivo legifera, il potere legislativo esegue”:

- Leggi delega, al governo

- Legge di bilancio, naturalmente predisposta dal governo

- Leggi di conversione dei decreti-legge del governo

Così mentre negli altri paesi le percentuali di leggi di iniziativa parlamentare si aggirano intorno al 20%, in Italia, sono meno del 3%, cioè 1 su 35!

Dunque, è così che il parlamento, che dovrebbe essere il luogo della democrazia rappresentativa, dove si dovrebbe riflettere l’intero paese, perde il suo valore e la democrazia, diventa apparenza.

In Italia questo accade: il governo che rappresenta già una frazione decide in gran secreto, dopo la live social, in qui si vede la Premier dare l’avvio ai lavori, del gran Consiglio dei ministri.

La metà dei cittadini non va a votare e chi ci governa rappresenta il 15% degli italiani. 

Questa è la premessa di una deriva che rende il 75° anniversario della costituzione un anniversario amaro, tanto più che il progetto della cosiddetta autonomia differenziata, forse sarebbe il caso di chiamarla "autarchia differenziata", ci porta dritti verso l’altro progetto, quello del governo del capo, di un presidenzialismo forte, per non dire forse autoritario.

Questo progetto di cambio di sistema, praticato da larga parte delle forze politiche ha bisogno che l’attuale sistema costituzionale italiano (parlamentare, unitario e antifascista) fallisca, per dimostrare, dopo averlo determinato, l’ineluttabile processo di revisione, che è partito già anni fa con l’attacco ai diritti dei lavoratori con controriforme che hanno reso le persone, i cittadini, più poveri e precari, più ricattabili e insicuri nel lavoro e nella vita.

A proposito di autonomia, 

Vedete, l’art.17 dello statuto Siciliano, consegna alla Regione il dovere di organizzare il servizio ispettivo, dunque non avere fatto nulla e continuare a non fare niente, nonostante il lavoro nero e grigio e quello precario e il tanto caporalato, non solo nei cantieri e nelle campagna, ma anche nei call center, nei negozi, nei centri commerciali, nella pubblica amministrazione,  e questo si significa, svuotare di significato la Autonomia Siciliana, che sarebbe dovuta essere uno strumento eccezionale di sviluppo e che invece è stata svenduta alla politica sovranista, la quale non ha alcun interesse a che la nostra Sicilia si sviluppi anzi ha l’interesse opposto, cioè quello di relegarla in questa condizione di mancato sviluppo e destinata a diventare, anzi a restare per interessi economici e politici altrui, una “zona franca dei diritti”.

E’ vero che per un certo modo di fare politica, le categorie della fedeltà e del tradimento verso gli altri, non esistono, ma è vero invece, che chi tradisce sé stesso, e mi riferisco a persone come la Chinnici, figlia di Rocco Chinnici, tradisce anche il bene come un valore.

Il governo, la sua maggioranza, questo parlamento e diverse regioni, tra le quali la nostra Sicilia svendono diritti di cittadinanza e diritti sociali.

Un “ascarismo” che ha prodotto e produrrà danni irreversibili alle persone:

Lo diciamo il progetto di autonomia differenziata mette a rischio la tenuta unitaria del paese, e con esso la omogeneità dei diritti di cittadinanza e diritti sindacali. Se passasse questo progetto il ruolo stesso del Contratto collettivo nazionale di lavoro è a rischio!

Altro che gabbie salariali, qui dopo quelle rischiamo di avere le gabbie dei diritti! I quali anch’essi verrebbero differenziati, più di quanto lo sono già.

Diritti differenziati per legge a seconda la regione in cui si abita!

Un divario ulteriore! Si possono pure fissare i livelli essenziali delle prestazioni (LEP), ma senza soldi “diventano poco più di una scatola vuota”.

Dunque..., per tornare ai saluti, vi auguro un felice soggiorno e allo stesso tempo un buon lavoro.”

Mario Ridulfo

7 maggio 2023

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