sabato, maggio 27, 2023

L’INTERVISTA. Maria Falcone: “Antimafia, non passerelle, ma assieme alle istituzioni”


La presidente della Fondazione interviene dopo le polemiche “I finanziamenti? Ci servono. Lavoriamo per la comunità”. Criticata da più parti sulle celebrazioni del 23 maggio, la sorella del giudice replica: “ La lotta ai clan non deve essere solo della società civile”. “ Dal palco non mi ero accorta degli scontri. Mai chiesto di fermare quel corteo”. Chi è stato eletto è legittimato: Morvillo e Di Lello ripassino il diritto costituzionale. 

di Salvo Palazzolo

«Perché continuano ad accusarci di fare passerelle?». Maria Falcone è amareggiata per le polemiche che si sono accese attorno all’ultima commemorazione del 23 maggio. «Per fortuna ci sono i giovani — dice la sorella del giudice ucciso — Hanno riempito l’aula bunker con le loro domande ad alcuni protagonisti della lotta alla mafia, e alla fine dell’incontro in tanti mi hanno abbracciata. Mia nipote, che studia al liceo Cannizzaro, mi ha detto che lei e i suoi compagni si sono emozionati. La gioia più bella per me». 
La diretta Rai era però all’esterno del bunker, sul palco dove c’erano i politici. Alfredo Morvillo la accusa di aver dato spazio a personaggi discussi per le loro scelte: Roberto Lagalla è il sindaco sostenuto dagli impresentabili Cuffaro e Dell’Utri, il governatore Schifani è imputato a Caltanissetta nel processo al “cerchio magico” di Antonello Montante. Cosa risponde? 


«Sul palco c’era anche il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Da sempre alle iniziative della Fondazione invitiamo i rappresentanti delle istituzioni, chiedendo loro degli impegni precisi. Perché la lotta alla mafia non la fa soltanto la società civile, le istituzioni devono essere sempre in prima fila. Altro che passerelle, non so chi ha detto queste cose: per certo la Fondazione Falcone non ha mai cercato passerelle. La giornata del 23 maggio è stata soprattutto un momento di riflessione per tutti, in particolare per i giovani». 
L’anno scorso lei aveva espresso parole durissime nei confronti di chi in campagna elettorale stava facendo patti con personaggi discussi. Disse: «Chi si candida a ricoprire una carica importante come quella di sindaco e qualsiasi altra carica elettiva deve prendere esplicitamente le distanze da personaggi condannati per collusioni mafiose». Cos’è cambiato? 
«Io sono d’accordo con Alfredo. I candidati e le persone che hanno attorno devono essere adamantini. Ma Giovanni ci ha lasciato una lezione ben precisa: una volta che un candidato viene eletto, bisogna avere rispetto dell’istituzione che rappresenta. 
L’ho sempre detto, è una lezione di diritto costituzionale. E io l’ho sempre osservata». 
A chi si riferisce? 
«A Leoluca Orlando. Lo detestavo per tutto ciò che aveva detto contro Giovanni, fu il tormento dell’ultimo periodo della vita di mio fratello. Lo aveva anche indebolito dal punto di vista del consenso, lo aveva in parte isolato e reso più appetibile alla mafia. 
Eppure, dopo la sua elezione a sindaco, io l’ho invitato allacommemorazione del 23 maggio, e ho continuato a farlo negli anni successivi, concluso il suo mandato. Dunque, Morvillo e Di Lello vadano a ripassarsi il diritto costituzionale. Chi è eletto rappresenta le istituzioni e deve essere sempre rispettato». 
In un’intervista a “Repubblica”, Vincenzo Agostino pone il tema dei troppi finanziamenti pubblici che foraggiano l’antimafia. Paventa il rischio che proprio attraverso questi fondi, o altre concessioni, la politica finisca per fagocitare l’antimafia. Di recente la Fondazione Falcone ha avuto dalla Città metropolitana un palazzo per il nuovo museo. 
«La Fondazione lavora non per sé, ma per la comunità. Per costruire nuove opportunità e spazi per i giovani. E per far questo ci vogliono finanziamenti. Già nel 1993 una legge finanziaria ci mise in condizione di lavorare. Poi, c’è stata la Tabella H della Regione. 
Adesso ci sono altri rappresentanti delle istituzioni. Io ho sempre voluto ribadire che Giovanni è di tutti, è al di sopra di qualsiasi partito, perché la lotta alla mafia non è appannaggio solo della sinistra, o solo della destra. 
Deve riguardare tutti. Ora, a Palermo, ci è stato concesso di usufruire di un luogo per 30 anni. 
È accaduta la stessa cosa a Roma e a Bolzano. Luoghi dove poter creare un museo, un’opportunità straordinaria dove non solo si ricorderà, ma si guarderà al futuro. E poi, la lotta alla mafia è soprattutto confronto. Per favore, basta con le polemiche: io ho dato la vita per Palermo, come l’ha data Giovanni». 
Le polemiche hanno riguardato anche il pomeriggio del 23 maggio, per il blocco della polizia che ha impedito al secondo corteo di raggiungere l’Albero Falcone. Cosa ne pensa? 
«Io sono del parere che la possibilità di manifestare, con le dovute regole, debba essere garantita a tutti. Di quello che poi è avvenuto ho avuto contezza solo alla fine della manifestazione, dal palco non me n’ero resa conto. 
Secondo me c’è stato un corto circuito che ha fatto nascere il problema, forse nella trasmissione degli ordini dai superiori ai poliziotti sul campo. 
Non mi sento di dare giudizi». 
Non c’è stata dunque alcuna richiesta della Fondazione Falcone di fermare l’altro corteo? 

«Assolutamente no. Tutti devono poter manifestare, resta un principio per me fondamentale». 
Pensa che ci possa essere spazio di dialogo con Morvillo? 
«Io sono sempre aperta al dialogo con tutti. Soprattutto con le persone a cui ho voluto bene». 

La Repubblica Palermo, 27/5/23

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