venerdì, maggio 26, 2023

Palermo, il premio “Nino Gennaro 2023” è stato assegnato a B. Ruby Rich, scrittrice e critica statunitense


Si sta svolgendo a Palermo, dal 25 al 31 maggio, presso i cantieri culturali della Zisa, la 13esima edizione del Sicilia Queer Film Fest (SQQF), una rassegna di film, documentari, corti, dibattiti, presentazioni di libri, concerti ecc. dedicati a quanto esula dai canali della cosiddetta “normalità”.

Contestualmente, verrà consegnato oggi alle 17, presso il Goethe Institut, anche il Premio Nino Gennaro, dedicato a personaggi che, a vario titolo e in varie nazioni, hanno contribuito a dare diritto di cittadinanza alla cultura lgbta+. 

Quest’anno il premio Nino Gennaro 2023 è stato assegnato a B. Ruby Rich, scrittrice e critica statunitense. 


Eclettica e visionaria, B. Ruby Rich è una delle figure più influenti e innovative nel campo degli studi cinematografici, con particolare riguardo al cinema indipendente, latinoamericano, femminista e queer. Intersecando pratica politica e attivismo, con un posizionamento sempre divergente rispetto al mainstream, ha sempre sostenuto il lavoro di registe e comunità minorizzate. Tutti i festival che si occupano di cinema lgbtqi+ e di cultura non omologata le sono debitrici per aver coniato nel 1992 la fortunata espressione New Queer Cinema. Per questa ed altre ragioni il Sicilia Queer filmfest ha deciso di assegnarle il Premio Nino Gennaro 2023.


Dal 2011, anno di istituzione, ad oggi il Premio Nino Gennaro è stato assegnato a:

2011: Wieland Speck, direttore della sezione Panorama del Festival internazionale del Cinema di Berlino.

2012: Eduardo Mendicutti, scrittore e giornalista spagnolo.

2013: Vittorio Lingiardi, psichiatra e psicanalista.

2014: Gianni Forte e Stefano Ricci (Ricci-Forte), autori e registi teatrali

2015: Paul B. Preciado, filosofo spagnolo

2016: CIRQUE, Centro Interuniversitario Ricerca Queer

2017: Lionel Soukaz, regista francese

2018: Wolfgang Tillmans, fotografo tedesco

2019: Mikki Blanco, rapper, performer, poeta, attivista americano

2020: Massimo Milani e Gino Campanella, attivisti a favore dei diritti lgbti+

2021: Abdellah Taia, scrittore marocchino

2022: David Leavitt, scrittore statunitense

2023: B. Ruby Rich, scrittrice e critica statunitense.


LE MOTIVAZIONI DEL PREMIO A B. RUBY RICH

 B. Ruby Rich

Eclettica e visionaria, B. Ruby Rich è da anni una delle figure più influenti e innovative nel campo degli studi cinematografici, in particolare per quanto riguarda il cinema indipendente, latino-americano, documentario, femminista e queer. Intersecando critica cinematografica femminista, pratica politica e attivismo, ha dato vita a quella che lei stessa ha definito una curatorial advocation, sempre divergente rispetto al mainstream, seguendo e sostenendo con le sue analisi il lavoro delle registe. Nei primi anni Settanta è entrata a far parte del Gene Siskel Film Center di Chicago come curatrice e co-organizzato un festival di cinema delle donne che divenne subito un punto di riferimento. Il suo primo libro, Chick Flicks. Theories and Memories of the Feminist Film Movement, riflette su quegli anni e sul decennio successivo. Ha combattuto per dare attenzione al cinema latino-americano degli anni Settanta e finanziato registe e registi di comunità minorizzate nei dieci anni in cui ha curato il programma di cinema per il New York State Council for the Arts. Ha poi legato indissolubilmente il suo nome al New Queer Cinema, fortunatissima espressione coniata in un articolo uscito sul Village Voice nel 1992, verso cui sono debitori tutti i festival che oggi si occupano di cinema lgbtqi+ e di cultura non omologata. A partire da una prospettiva critica e personale sul cinema, B. Ruby Rich ha sempre messo in relazione nei suoi studi le forme cinematografiche con i contesti storici, sociali e culturali in cui sono nate, mescolando con grande efficacia analisi teoriche e ricordi personali, raccontando le sue esperienze come spettatrice, critica e attivista e delineando così una sorta di contro-canone del cinema delle donne che prende le distanze dalla critica cinematografica di stampo psicoanalitico. Nel suo testo fondamentale del 2013, New Queer Cinema: The Director's Cut, Rich ha affrontato la straordinaria convergenza tra il cinema indipendente e il lavoro di alcuni registi e registe queer – Gus Van Sant, Todd Haynes, Derek Jarman, Isaac Julien, Rose Troche, Cheryl Dunye – tra la fine degli anni Ottanta e l'inizio degli anni Novanta. Per l’autrice si trattava di una filmografia composita e non condizionata da un’unica estetica e che affrontava temi sociali con grande forza e audacia – era il tempo della diffusione dell’AIDS – e sfidava le nozioni consolidate secondo le quali la legittimazione lgbt poteva avvenire solo attraverso l'assimilazione nella società eterosessuale mainstream. Ecco perché Rich definiva il New Queer Cinema non come un genere o un movimento, ma come un momento storico in cui una generazione di cineasti ha trovato la voce per articolare le proprie esperienze e visioni in modo radicale e innovativo. Oggi direttrice di una rivista di prestigio come Film Quarterly, le sue collaborazioni accostano alle riviste accademiche i quotidiani e settimanali a larga diffusione. Nel 2017 il Barbican Theater di Londra le ha dedicato la serie “Essere Ruby Rich”, organizzata dal Cinema des Femmes con il Birkbeck College. Fa parte dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences dal 2018, è professoressa emerita di Film & Digital Media e Social Documentation alla University of California, Santa Cruz ed ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti per la sua carriera, ingiustamente poco nota in Italia. Vive oggi tra San Francisco e Parigi. È quindi con estrema gioia e riconoscenza che abbiamo deciso di conferire il premio Nino Gennaro a B. Ruby Rich, intendendo sottolineare con ciò la comune visionarietà che ben coniuga pratica culturale e impegno sociale verso comunità marginalizzate e soggettività non allineate. Oltre ogni recinto identitario, B. Ruby Rich e il premio Nino Gennaro condividono una propensione indomita alla ricerca e alla sperimentazione di nuovi modi di interpretare la società attraverso una posizione di alterità e differenza che è per noi una lente di osservazione estremamente feconda.

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