
Ninni Schiacchitano
Fabio Geraci
Palermo - Cinque indagati finiscono ai domiciliari e per altri scattano le misure interdittive. È l’esito delle decisioni firmate dal giudice per le indagini preliminari Cristina Lo Bue nel secondo filone dell’inchiesta sulla sanità, che ha come figura centrale Antonino Maria Sciacchitano, commercialista palermitano ed ex componente dei collegi sindacali del Civico e dell’Asp 6.
Il funzionario, per il quale la Procura ha chiesto il giudizio immediato, era già ai domiciliari per il primo capitolo di Sorella Sanità bis ed è stato raggiunto da una nuova richiesta prima e ieri da una ordinanza di custodia cautelare. Davanti al Gip ha negato di avere ricevuto denaro dicendo di essersi attivato per favorire l’arrivo di un macchinario per la Cardiochirurgia del Civico.
Le nuove misure arrivano dopo gli interrogatori di garanzia del 13 novembre.
Ai domiciliari finiscono ora gli imprenditori Gaetano Di Giacomo e Massimiliano De Marco, indicati come coloro che avrebbero versato una somma per ottenere un vantaggio nella gara dell’Arnas Civico sulla sterilizzazione del materiale chirurgico. Stesso provvedimento per Catello Cacace, imprenditore campano già coinvolto nel primo filone dell’inchiesta, per Umberto Perillo, collegato alle forniture contestate alla Svas Biosana. Per Alba Cristodaro, responsabile unico del procedimento, il giudice ha invece disposto un anno di interdizione, respingendo la richiesta di domiciliari.Le interdittive colpiscono Diego Russo, Giuseppe Valentino e Vincenzo Criscuolo, tutti campani, referenti o collaboratori delle imprese coinvolte nelle forniture E. Medical e Svas Biosana. Un anno di sospensione dai pubblici uffici anche per Aldo Albano, provveditore dell’azienda ospedaliera Villa Sofia-Cervello. Secondo l’accusa, Sciacchitano avrebbe favorito le procedure in cambio di somme di denaro: 10 mila euro per la gara del Civico, 14 mila euro per forniture di macchinari e servizi e 2.500 euro nel capitolo dedicato al noleggio e al lavaggio della biancheria di Villa Sofia-Cervello. La difesa ha sostenuto che si tratti delle stesse condotte già contestate nel primo filone. Il Gip ha condiviso questa lettura e ha fissato il riferimento temporale allo scorso giugno. Una scelta che accorcia i tempi della misura cautelare, ormai vicina alla scadenza.
GdS, 30/11/2025
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