sabato, novembre 08, 2025

IL CASO. Parentele e inganno: le due donne "vittime" di Totò

Totò Cuffaro

di ALESSANDRA ZINITI

Il 22 gennaio 2011, quando suo padre varcò il portone di Rebibbia, Ida Cuffaro era molto ovane, il suo sogno di diventare magistrato sembrava destinato ad andare in fumo. E invece, caparbietà e coraggio, undici anni dopo giurava con la Costituzione in mano e la toga indosso. 

«Il suo successo sconfigge la mia sconfitta», commento con sussiego Totò Cuffaro rendendo pubblica una notizia che sua figlia avrebbe preferito tenere per se. Chissà se, nel tornare a fare quello che ha sempre fatto, prima e dopo la galera, Totò vasa vasa ha mai pensato al danno che avrebbe fatto a sua figlia che oggi, da giudice civile del tribunale di Vibo Valentia dove certamente sperava di lavorare con la stessa visibilità di un fantasma, oltre alla croce di un cognome che poco si addice a chi amministra giustizia, deve affrontare anche la gogna di un padre irredimibile. Finito di nuovo sotto la lente dei magistrati per una storia di clientele, soldi, di condotte illegali legate al potere. Oltre che per rapporti con ambienti mafiosi. 

Una vittima collaterale, Ida Cuffaro, che si ritrova pure un compagno che, stando alle indagini della Procura, suo padre non avrebbe avuto remore ad utilizzare come mediatore delle sue pastette.

Perchè tanto in famiglia che problema c'è e la toga a Ida ormai non gliela toglie nessuno. E lui, Totò, ancor prima di essere interrogato e sapere se tornerà agli arresti, ha l'ardire di andare in tv a dire che lui «ha fiducia nella giustizia».

Vittima collaterale Ida Cuffaro, e in qualche modo vittima collaterale - ma con dovute differenze - anche Laura Abbadessa, la presidente della Democrazia Cristiana siciliana nominata pochi mesi fa.

Volto nuovo, professionista, spacciata come l'immagine del rinnovamento del partito che Cuffaro ha utilizzato come strumento per ritornare in sella, ha scoperto dalle carte della Procura di essere stata scelta nella sua qualità di moglie di... Nella fattispecie di Massimo Russo, un passato di magistrato antimafia, oggi pm della Procura dei minori, tornato nei ranghi dopo l'avventura politica alla Regione, assessore alla sanità con Raffaele Lombardo presidente. «Sai che faccio ora? - diceva Cuffaro ad uno dei suoi tanti amici carabinieri con cui discuteva le mosse giuste per cautelarsi da possibili indagini - faccio presidente del partito la moglie di... cioè io sto mettendo le cose che devo mettere ma basteranno?». E no, non sono bastate a salvare Cuflaro.

Certo, l'avvocata Laura Abbadessa di certo Cuffaro non se l'è ritrovato come padre, ma ha scelto di accettare una proposta che oggi la mette alla berlina, e molti si chiedono se anche suo marito, Massimo Russo, magistrato stimato, l'ha consigliata nel modo migliore. Da Abbadessa, pur volendo concedere il beneficio della buonafede, ci si attende almeno le dimissioni da una carica che le è stata offerta come ad una bella statuina utile a cause che non le appartengono.

Non c'è bisogno di attendere la prossima settimana. Non c'è bisogno di vedere se le accuse della Procura, dopo l'interrogatorio di Cuffaro, reggeranno al vaglio del gip. Non c'è bisogno di sapere prima se Totò (e come lui il suo sodale Saverio Romano) sarà arrestato o no. Lo spaccato che ancora una volta, quindici anni dopo l'inchiesta delle Talpe in Procura che avrebbero dovuto segnare uno spartiacque definitivo, viene fuori dalle carte dei pm è più che sufficiente per dubitare di una riabilitazione politica, al di là di quella che da un giudice Cuffaro aveva ricevuto dopo aver scontato la condanna per mafia.

La Repubblica Palermo, 8/11/2025

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