venerdì, novembre 14, 2025

Corleone, una neonata salvata dai sanitari dell’ospedale. La mamma: “Ogni donna ha diritto a cure sicure, a strutture adeguate, a personale preparato e supportato. Non possiamo affidarci ai miracoli”

L’ospedale di Corleone 

Pubblichiamo una nota del Comitato civico “Voglio nascere e curarmi a Corleone”  

Riceviamo una lettera aperta, che  pubblichiamo, non vi neghiamo che abbiamo pianto tanto nel leggerla. Auguri a Jessica e Benvenuta al mondo piccola guerriera Nicole Pia. Doveva accadere ciò per fare arrivare i pediatri?

"Oggi voglio raccontarvi una storia che non dimenticherò mai. Una storia di paura, coraggio, e soprattutto di umanità. Una storia che parla di un miracolo, ma anche di una realtà che non dovrebbe esistere. Il 7 novembre 2025, alle 22:30 arrivo al pronto soccorso dell’Ospedale dei Bianchi con un’emorragia improvvisa. Sono all’ottavo mese di gravidanza, precisamente a 35 settimane e 2 giorni. Vengo accolta immediatamente e trasferita in ginecologia. Il ginecologo di turno e l’ostetrica mi visitano subito. Cercano il battito della mia bambina. C’è. Ma qualcosa non va.

Dopo una seconda visita, arriva la diagnosi: distacco della placenta. Le parole che sento pronunciare mi gelano il sangue: “La bambina deve nascere subito.”

Il ginecologo chirurgo viene chiamato d’urgenza. Arriva in pochi minuti. Dopo un rapido controllo, decide che non c’è tempo per trasferirmi a Palermo. Bisogna operare subito. Entro in sala operatoria. Ricordo solo le parole: “Stai tranquilla, andrà tutto bene.”

Alle 00:03 nasce la mia bambina. Pesa 1.800 grammi. Respira male. La situazione è critica. Intorno a me, medici, infermieri, OSS, anestesisti si muovono con una determinazione che non dimenticherò mai. Ma la cosa che mi ha lasciata senza parole è che la pediatra era presente solo tramite videochiamata, su WhatsApp. Per oltre tre ore, ha guidato il personale da uno schermo, indicando dove fare una puntura, come aiutarla a respirare, come tenerla in vita.

Non c’erano canule adatte. Non c’era una culla termica funzionante. Usavano una pompa manuale antica per farla respirare. Eppure, hanno fatto l’impossibile.

Nel frattempo, cercavano disperatamente un ospedale che potesse accoglierla. Molti non rispondevano. Altri non avevano posto. Finalmente, riescono a contattare il 118. Da Bocca di Falco partono i medici dell’Ospedale Cervello. Arrivano verso le 3:00. Intubano la mia bambina, la stabilizzano e la trasferiscono sotto la pioggia battente.

Oggi la mia bambina è in TIN. La chiamano la bambina miracolata. Ma io so che il miracolo ha avuto il volto e le mani di chi quella notte era lì. Persone che hanno agito con coraggio, umanità e amore, pur senza avere i mezzi adeguati.

A loro va il mio grazie eterno. A loro va il mio rispetto. Saranno per sempre gli angeli della mia bambina.

Ma questa lettera è anche un appello. Se l’Ospedale dei Bianchi fosse stato chiuso, non ce l’avremmo fatta. Questa volta è andata bene. La prossima, non lo so.  

Ogni donna ha diritto a cure sicure, a strutture adeguate, a personale preparato e supportato. Non possiamo affidarci ai miracoli.  

Non possiamo lasciare che la vita di una madre e di un neonato dipenda da una videochiamata.  

Non possiamo permettere che la sanità venga abbandonata.

Con tutto il cuore,  

una mamma grata, ma anche profondamente preoccupata".

I nostri ringraziamenti vanno a  tutto il reparto,in particolare al Dott.Insigne, al Dott. L'Ala, all' Ostetrica Maria Lazzara.

Firmata: Jessica

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