In duemila alla 42ª storica marcia da Bagheria a Casteldaccia. I primi organizzatori: sono i ragazzi a dover conservare la memoria. Cracolici: «Non è finita, la lotta va rilanciata»
Pino Grasso
Erano oltre duemila i partecipanti alla marcia antimafia, organizzata dal Centro studi Pio La Torre, che ieri mattina hanno preso parte alla 42ª edizione della manifestazione contro mafia, droga e corruzione. Mobilitate scuole, istituzioni e chiesa all’indomani delle ultime retate che, tra Palermo e Catania, hanno portato in carcere oltre 200 boss mafiosi ma anche politici. Il lungo corteo si è snodato da piazza Vittime della mafia a Bagheria, ha attraversato la strada dei Valloni che veniva utilizzata dai killer di Cosa nostra come via di fuga dopo gli efferati delitti compiuti nel triangolo della morte e che si è conclusa a Casteldaccia. In prima fila il presidente emerito del Centro studi Pio La Torre Vito Lo Monaco, don Cosimo Scordato e don Francesco Stabile, tra i promotori della prima edizione del 1983:
«Stiamo tentando - dicono - di stabilire un rapporto con le giovani generazioni per trasmettere loro attraverso la memoria il compito di sconfiggere le mafie presenti e future». Presente anche padre Salvatore Lo Bue.Tantissimi gli esponenti del mondo della politica, delle istituzioni e sindacale che hanno partecipato. Tra loro i sindaci del comprensorio, Filippo Tripoli, Giovanni Di Giacinto, Pino Virga, Giovanni Giallombardo, Giuseppe D’Agostino, il deputato Davide Aiello, il sindaco della Città metropolitana Roberto Lagalla e il presidente della Commissione regionale antimafia Antonello Cracolici. «Dobbiamo rilanciare l’impegno contro la mafia, oggi come 42 anni fa - ha detto Cracolici - quando questo territorio era il triangolo della morte e si registrava una violenza inusitata che spaventava tantissima gente, con la consapevolezza, però, che la mafia non è un fenomeno del passato, ma va contrastata». La presenza di tanti sindaci per Roberto Lagalla è importante perché «sancisce l’unione delle istituzioni che riaffermano il principio di una importante e significativa, forte unione contro la mafia e il malaffare». Alla manifestazione hanno partecipato anche una quarantina di associazioni con tanti giovani delle scuole. «Quella che ci portiamo addosso da oltre 40 anni - afferma lo studente del liceo classico di Bagheria Nicolò Raspante - è una eredità pesante. Mi rendo conto che i giovani al giorno d’oggi non hanno la più pallida idea di cosa sia la mafia».
Antonino D’Anna, studente del liceo scientifico Giuseppe D’Alessandro, dichiara che la mafia è qualcosa da combattere e da eliminare: «Molti dicono che in realtà i mafiosi hanno fatto cose positive ma io non lo credo proprio. Occorre invece combattere e testimoniare legalità, come si è fatto nella marcia a cui abbiamo partecipato».
«Nella nostra scuola - aggiunge Alessia Maione, dirigente scolastico di Altavilla Milicia - la legalità è molto sentita e attiva. Abbiamo infatti diversi progetti che servono a fare capire ai nostri ragazzi quali sono i principi e le regole da rispettare per contrastare l’illegalità e il rispetto del prossimo». (*pig*)
GdS, 27/2/2025
Nessun commento:
Posta un commento