ROSA FARAGI
Invito tutti, e i prizzesi in particolare, in vista di una programmata presentazione, alla lettura di questi due libri: 1) Maria Rosa Cutrufelli, Maria Giudice, vita folle e generosa di una pasionaria socialista (Neri Pozza biblioteca); 2) La Città e le sue ombre. Maria Giudice in Sicilia, a cura di Nella Condorelli (Algra Editore)
per il legame che Maria Giudice ebbe con Nicola Alongi, capolega contadino, assassinato dalla mafia il 29 Febbraio 1920.
Maria Giudice nata a Codevilla (TO) nel 1880 e morta nel 1953, femminista "intersezionale", maestra elementare, sindacalista, anarchica, antimilitarista, giornalista, dirigente politica, antifascista, mamma di 10 figli, mai sposatasi per coerenza. Da Torino a Palermo, a Catania, eccola sostiene Nella Condorelli (curatrice del volume) "(...) mentre ci trascina nella grande utopia del suo tempo, la libertà, il riscatto dal servaggio".
"Si dona senza riserve, attrice e testimone di grande speranze e grandi sconforti nel tempo della fede per l'uguaglianza". "Con Maria i diseredati, i poveri, gli umili, ascendono, per la prima volta, al palcoscenico della storia". Celebratissima dai suoi contemporanei, viene poi dimenticata, se non riscoperta, come madre della poetessa catanese Goliarda Sapienza. Grazie ad un collettivo di donne eccezionali e a questi volumi, oggi viene alla ribalta della memoria. Giusy Milazzo nel volume " La Città e le sue ombre Maria Giudice in Sicilia così scrive: " memorabili i suoi comizi, tra questi, quello che tenne a Prizzi, dopo l'uccisione di Alongi...". "Maria seguì le lotte contadine del biennio rosso per la distribuzione delle terre e sostenne l'occupazione delle stesse a fianco delle donne e dei capi lega contro cui operavano con metodi brutali i latifondisti coadiuvati dalla mafia". "Alongi capolega di Prizzi, con cui Maria aveva un forte sodalizio politico, cadde ucciso dalla mafia..e...qualche mese dopo.. anche Orcell sindacalista dei metalmeccanici di Palermo. Maria Giudice c'è e interviene nelle commemorazioni con parole di speranza e di denuncia". La chiamarono la Samaritana perchè dava loro la speranza di un futuro e per questo lo stesso Alongi le aveva chiesto di restare in Sicilia. Anche in politica fu donna "sovrabbondante", di lei si è detto che ebbe la passionalità della leonessa e la spiritualità della samaritana. Al suo funerale, a Roma, accorsero Pertini, Terracini, Saragati, il feretro coperto con un manto di garofani rossi. Da giornalista scrisse alle donne e per le donne, sempre in difesa dei diritti e per la libertà di parola. Più volte in carcere, anche con Terracini (ricordo essere stato presidente dell'Assemblea Costituente). Scrive Franco Garufi: " arrestata nel 1919 insieme ad Umberto Terracini in seguito allo sciopero contro la guerra Maria viene condannata dal tribunale militare di Torino, il 2 agosto 1918, a tre anni di reclusione per "tradimento indiretto". Maria arriva in Sicilia, nel 1919, su incarico della direzione del PSI, per un giro di propaganda, e vi rimane per un ventennio, da socialista "schedata". Franco Garufi sostiene che l'orazione funebre alle esequie di Alongi fu tenuta dalla Giudice alla presenza di Peppino Sapienza suo compagno di vita e di lotte e Rocco Gullo. Per una politica culturale del femminismo, un grazie a coloro che ci fanno ragionare e conoscere figure di donne eccezionali per i primati dell'epoca,( nel libro si ricorda anche Francesca, sorella di Bernardino Verro, uno dei capi dei Fasci dei lavoratori, anch'egli barbaramente ucciso dalla mafia), militanti che hanno lavorato contro l'invisibilità di donne protagoniste del Novecento nella sfera pubblica e resi invisibili anche dalla politica al maschile.Queste letture, sono state da stimolo per la rivisitazione del libro "L'arte della gioia" di Goliarda Sapienza, figlia di Maria Giudice e Peppino Sapienza ( libro che recentemente ha ispirato una miniserie televisiva con la regia della bravissima Valeria Golino). Un particolare merito va alla curatrice del libro Nella Condorelli, regista, sceneggiatrice, giornalista, autrice di doumentari dedicati alla ricostruzione della storia invisibile delle donne, anche dei popoli del sud del mondo. Merita di essere assolutamente visto il suo docu-film "LA STORIA VERGOGNOSA" sull'immigrazione di massa degli italiani con un finale da brividi in memoria di Provvidenza Rumore testimone coraggiosa nel processo contro gli assassini dell'apostolo e maestro Lorenzo Panepinto (avvenuta a Santo Stefano Quisquina il 16 maggio 1911)...semplicemente per aver fatto capire che il LAVORO E' DIGNITA'. Un grazie a queste splendide donne coraggio, che hanno contribuito al percorso di emancipazione femminile e al progresso sociale del Paese, ignote pioniere per i diritti, per una cittadinanza attiva e per le pari opportunità. Infine un grazie alla Condorelli per il "cuntu d'amuri e riconoscenza" all'umile Italia.
Rosa Faragi
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