sabato, febbraio 22, 2025

Piana, «sanatoria» sul museo, Portella rimane ma è scontro


Esclusa la soppressione della sezione dedicata alla strage del 1° maggio 1947: le prime polemiche per il cambio del nome

Leandro Salvia

Piana degli Albanesi - È di nuovo scontro sull’allestimento museale della cultura arbëreshe. Il Consiglio comunale ha approvato, con i soli voti della maggioranza, l’adeguamento dello statuto e il regolamento di funzionamento del museo civico Nicola Barbato. Il provvedimento, che arriva sei mesi dopo l’inaugurazione, ha gli effetti di una sanatoria. Soprattutto sul nome che, come fa notare l’associazione Portella delle Ginestra, era già stato cambiato senza il parere preventivo dell’assise comunale. Da museo civico Barbato a Musarb, museo della cultura arbëreshe Nicola Barbato.

Da qui la protesta. «L’amministrazione comunale - si legge in un comunicato dell’associazione locale - ha allestito le nuove sezioni, cambiato la denominazione, inaugurato il museo, pubblicato il catalogo e le brochure, creato un sito web, e solo dopo alcuni mesi e dopo le proteste dei cittadini ha ritenuto opportuno chiedere al Consiglio comunale, in sfregio alla sua dignità e alle sue prerogative, di ratificare gli atti approvando un nuovo regolamento che sostituisse quello precedente approvato nel 1994».

Il gruppo consiliare d’opposizione Primavera arbëreshe, che aveva chiesto il rinvio dell’approvazione, ha però deciso di non partecipare alla votazione. La minoranza di centrosinistra ha, infatti, sollevato dubbi sulla regolarità del verbale di approvazione stilato dalla commissione Statuto. A difendere il nuovo regolamento è invece il sindaco Rosario Petta: «Due settimane fa i progettisti che hanno seguito i lavori di adeguamento del museo ci hanno segnalato la necessità di approvare il nuovo statuto. Quello vecchio, ad esempio, non prevedeva neanche la sezione dedicata alla strage». Sul cambio di denominazione «tardivo», Petta ammette: «I tecnici non me lo hanno segnalato per tempo».

Ma è sulle scelte espositive del museo che la polemica si infiamma e arriva perfino al ministero della Cultura. A presentare un’interrogazione in commissione Cultura è stato ieri il deputato nazionale del Pd Giuseppe Provenzano: «Ha lasciato davvero esterrefatti la decisione dell’amministrazione comunale di Piana degli Albanesi di chiudere la sezione dedicata alla strage di Portella della Ginestra», scrive il vicesegretario nazionale dei Dem, che riprende la denuncia fatta dall’associazione del paese. Contro la quale punta l’indice il sindaco Petta: «Hanno diffuso una notizia falsa solo per ragioni politiche. Non è vero, infatti, che abbiamo chiuso la sezione dedicata alla strage. Basta andare al museo per rendersene conto».

L’associazione che raggruppa i testimoni e i familiari delle vittime da mesi contesta «il ridimensionamento della spazio espositivo dedicato ai fatti del 1° maggio ‘47 e le tante inesattezze storiche riportate nei pannelli e nel catalogo». Oltre alla scomparsa della foto di Nicola Barbato. «Verrà rimessa», promette il sindaco. (*LEAS*)


I fondi del Pnrr per il restyling

Il nuovo allestimento del museo è il risultato dell’intervento per «la rimozione delle barriere fisiche e cognitive» realizzato con 468 mila euro di fondi del Pnrr, 29 mila dei quali spesi per la consulenza. Il museo, allestito all’interno di palazzo Filippo Neri, riunisce le testimonianze storiche, culturali e artistiche della comunità albanese, giunta in Sicilia alla fine del XV. La struttura è accessibile sia alle persone con disabilità fisiche che a quelle con disabilità cognitive. Al suo interno ospita le sezioni dedicate all’abito tradizionale arbëreshe, le icone, la cultura materiale, il rito greco-bizantino, l’erbario, i fossili e una sezione dedicata alla storia locale, che comprende anche la strage di Portella della Ginestra. 

GdS, 22/2/2025

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