venerdì, aprile 28, 2023

Bruno Neri, il Partigiano calciatore che si rifiutò di fare il saluto romano sfidando il regime


Prima del pugno chiuso, fasciato di nero, dei velocisti americani Smith e Carlos a Città del Messico. Prima di Kaepernick, campione di football americano, in ginocchio. Prima dei calciatori iraniani muti durante l'inno ai Mondiali del Qatar.
Prima di tutti c'è Bruno Neri, calciatore partigiano, immobile con le braccia incollate al corpo mentre i compagni della Fiorentina rivolgono il saluto romano alle autorità. È una fotografia storica, scattata il 13 settembre 1931 prima dell'incontro inaugurale dello stadio Giovanni Berta, oggi Artemio Franchi, tra i viola e gli austriaci dell'Admira Vienna. Neri, antifascista coraggioso, sfida così il podestà Giuseppe della Gherardesca e gli altri gerarchi in tribuna, indirettamente Benito Mussolini che ha voluto l'impianto, non casualmente a forma di D (Dux) e intitolato a uno squadrista fiorentino. Neri non viene arrestato, forse perché amato dai tifosi, ma c'è chi sospetta che sia quel gesto a precludergli i Mondiali del 1934. […]


Dopo lo scoppio della guerra, attraverso il cugino Virgilio, notaio milanese, Neri entra nella Resistenza. Partecipa alle prime riunioni a Fenza, dove torna a fine carriera, aderisce all'Organizzazione per la Resistenza Italiana, è attivissimo nell'esperienza di radio Zella che trasmette informazioni militari agli alleati, organizza rifornimenti di armi e vestiario, entra nel Battaglione Ravenna con il grado di comandante e il nome di battaglia Berni: muore combattendo, a 33 anni, il 10 luglio 1944 nei pressi dell'eremo di Gamogna, sull'Appennino romagnolo, falciato dalle mitragliatrici tedesche.


La storia completa è raccontata da Antonio Barillà su La Stampa - Torino

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