venerdì, aprile 28, 2023

Lo spartiacque tra essere o non essere antifascisti


di NADIA URBINATI

Per gli antifascisti la democrazia era ed è una visione di Repubblica al servizio della dignità della persona. Per chi non è antifascista è solo un sistema di selezione di una maggioranza. 

L'obiettivo di Fratelli d'Italia non è ridarci il fascismo di ieri, ma farci apparire l'antifascismo come anacronistico. L'obiettivo è mettere in circolo l'idea che si possa essere democratici senza essere antifascisti. Ciò significa che per chi proviene dalla tradizione fascista, l'antifascismo ha un solo colore: quello rosso. È del resto vero che il fascismo delle origini scatenò la propria furia prima di tutto contro socialisti e comunisti. L'"anti" del fascismo è stato quello. In corso d'opera, il regime ha generato altri "anti", visibili soprattutto dopo il 25 luglio 1943.

Ma la contrapposizione originaria fu contro le ideologie egualitarie e classiste, contro i partiti della sinistra e i loro sindacati. Per la destra di origine fascista, dunque, solo questo è il senso dell'antifascismo. La Guerra fredda ha aiutato a normalizzare questa visione, i cui frutti si cominciarono a raccogliere nell'èra Berlusconi. Oggi, l'obiettivo sembra raggiunto: l'ideologia classista è sepolta e con essa il principale obiettivo contro cui il fascismo era nato. Ora, se l'antifascismo è attribuito solo a un movimento che è storia passata, che senso ha dirsi antifascisti? Questo è il senso della lettera del 25 aprile al Corriere della sera, nella quale la presidente del Consiglio dice che si può essere democratici senza essere antifascisti. Oggi, morto il classismo rosso, noi possiamo dirci di destra senza dover rinnegare nulla, perché quel che eravamo – ovvero fascisti – era per reazione a un male radicale, il classismo. Il fascismo è nato contro un'ideologia e dei movimenti politici specifici; e difese la concordia nazionale delle classi (l'unità corporatista) dalla lotta tra le classi. Questa missione si è compiuta a partire dai decenni berlusconiani. Oggi che la classe operaia non c'è più, si possono proporre – adattate alla stagione neoliberista – quelle politiche punitive verso chi lavora, secondo l'etica del sacrificio senza diritti di chi sta sotto per il meritato dominio di chi sta sopra. Oggi, umiliare chi lavora e rivendicare la gerarchia come merito non provoca reazioni, lotte, scioperi. Ecco perché Meloni può dire che l'antifascismo è finito. Uno degli effetti di questa revisione sarà voler spolpare la Costituzione della sua linfa vitale, dando della democrazia un significato minimalista: come di una regola per dirigere il traffico. Si vorranno declassare gli articoli della prima parte a prefazione datata, proprio come l'antifascismo. Quel che conta sarà la democrazia elettorale. Ma per gli antifascisti la democrazia era ed è una visione di Repubblica al servizio della dignità della persona. Mentre per chi non è antifascista è solo un sistema di selezione di una maggioranza. Qui sta oggi lo spartiacque tra l'essere o il non essere antifascisti. Lo spartiacque sta nella Costituzione.

Domani.it, 28/4/2023

Nadia Urbinati

politologa

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